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Fellini 2020, verso il centenario: il finale "scomparso" del film 8 ½ entra nell'archivio del Comune

Una fine ben diversa quella scritta nella sceneggiatura originale appartenuta all’allora assistente alla regia Lina Wertmuller

Uno dei capolavori del cinema italiano  non sarebbe stato così come tutto il mondo conosce. Inizialmente per il film 8 ½, era stato pensato un altro finale, ma Fellini, ancora una volta, ha scelto la vita, la festa, la gioia che il cinema sa offrire.

Carrozza. Ristorante. Interno. Notte.
Guido e Luisa siedono ad un tavolo, in attesa che il pranzo sia servito. Non parlano; sono assorti, ciascuno nei suoi pensieri. (…)
Lo schermo si abbuia lentamente e sullo schermo buio si ode soltanto sicuro grandioso potente il ritmo inarrestabile del treno lanciato fiduciosamente dentro la notte.

Un treno invece di un circo danzante, un viaggio dalla destinazione (forse) ignota anziché l’inizio di un gioco e di una festa: è la prima versione del finale, entrato nella storia del cinema mondiale, di 8 ½, il capolavoro di Federico Fellini. Una pellicola osannata dalla critica internazionale, Oscar nel 1964 per miglior film straniero, che racchiude anche un ‘mistero’ sul finale, cancellato e riscritto a poche settimane dall’uscita. Un finale provvisorio che si può leggere nella sceneggiatura appartenuta proprio a Lina Wertmuller, che fu assistente alla regia in 8 ½, e ora custodita nell’archivio della Cineteca Comunale di Rimini.

Fellini: le sceneggautre di Otto e mezzo e il primo copione di Amarcord con il titolo Il Borgo

Un documento prezioso, ricco di appunti apportati dalla stessa Wertmuller, fresca di Oscar alla carriera e che mosse i primi passi proprio al fianco di Fellini, che rappresenta uno dei tanti preziosi tesori conservati dal Comune e che saranno valorizzati e riscoperti nel 2020 che è alle porte, l’anno del centenario felliniano. “Da un finale odoroso di morte ne ha scelto uno che profuma di vita, la vita è una festa, viviamola insieme” ha spiegato Wertmuller, fornendo una chiave di lettura del finale scelto dal Maestro, nel celebrato documentario di Mario Sesti “L’ultima sequenza” (2004), che raccoglie alcune immagini dal set di Gideon Bachmann, una delle poche testimonianze della realizzazione di quelle scene. “Essendo un film cucito addosso a se stesso, credo sia stato un atto positivo di amore per la vita, il segno della sua grande scelta: da un treno che sa di tristezza, verso una destinazione ignota, all’inizio di un nuovo gioco. L’ho trovato geniale – confessa ancora Wertmuller a Sensi – è stata la soluzione alla sua crisi”.

Attraverso questi piccoli grandi tesori, come la sceneggiatura originale appartenuta dalla Wertmuller, la prima sceneggiatura di Amarcord col titolo “Il borgo” e ancora foto e documenti inediti, prosegue la marcia di avvicinamento verso le tante iniziative che segneranno l’anno del Centenario del Maestro, contraddistinta da due grandi appuntamenti. Si parte con la mostra itinerante “Fellini 100 e La dolce vita exhibition”, sarà allestita a Castel Sismondo dal 14 dicembre, ideata, progettata e messa in scena da Studio Azzurro e curata da Marco Bertozzi e Anna Villari. La mostra rappresenta una sorta di anticipazione, attraverso un sistema di “messe in scena” come set cinematografici, del progetto del Museo internazionale dedicato a Federico Fellini, che come noto si svilupperà tra Castel Sismondo, piazza Malatesta e cinema Fulgor. Il Museo, oltre all’ideazione di Studio Azzurro e all’apporto di Bertozzi e Villari come curatori, si poggia sul progetto architettonico e allestitivo di Orazio Carpenzano e Tommaso Pallaria e con Lumière & Co. e Anteo come capofila del raggruppamento che si è aggiudicato il bando di progettazione del Museo. 

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