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Cronaca

La tragedia di Nicky Hayden: un semi-dio ci ha lasciato

Il designer Aldo Drudi: "Era uno dei ragazzi più fantastici che si potevano trovare nel paddock"

Tante volte ci ha emozionato in pista e, tornando indietro con la memoria, epiche sono state le sue sfide in sella a Honda e Ducati negli autodromi di tutto il mondo. Del campione ne aveva la stoffa, ereditata dal padre anche lui pilota, ma il tutto unito a una straordinaria umanità che, dentro e fuori i paddock, non mancava mai di tralasciare. Sempre disponibile verso i fan che, anche quando si allenava a correre sul lungomare tra Cattolica e Riccione o quando prendeva la sua bicicletta e percorreva le strade dell’entroterra riminese, lo fermavano per un selfie o un autografo. E ora eccoci qui, a dover ricordare Nicky che per un destino beffardo ha trovato la morte in un banale incidente stradale. Lui che, in sella alle moto sfidava velocità che a noi “mortali” farebbero rabbrividire, ha macinato migliaia di chilometri per trovarsi all’ultimo appuntamento in una stradina di campagna e che, somma ironia, è a poche centinaia di metri da un autodromo. Il Misano World Circuit, intitolato a un altro pilota che la sorte ci ha strappato troppo presto.

IL DRAMMA DI NICKY HAYDENTUTTE LE NOTIZIE

Kentucky Kid, come era soprannominato dal circus delle due ruote, è andato ad aggiungersi a quella schiera di eroi che, non senza esagerare, il dottor Claudio Costa paragona a semi-dei. Ragazzi che, per far sognare schiere di tifosi e appassionati, nel fine settimana salgono in sella a missili sulle due ruote. Persone che noi tutti crediamo immortali ma che poi, per delle beffe del destino, si rivelano come tutti noi con i nostri difetti e i nostri errori. Forse per Nicky l’errore c’è stato, uno sbaglio “veniale” per chi è abituato ad avere chilometri d’asfalto davanti a sè e un solo obiettivo: arrivare davanti a tutti. Chi ha avuto la fortuna di conoscere i piloti, quelli veri e non chi ogni fine settimana sale in sella a una due ruote per farsi invidiare dagli amici, sa che il loro spirito agonistico è insito nel Dna. Il loro mestiere è quello di vincere, sia che si tratti dell’ultima gara per vincere un titolo mondiale che una partita a calcio balilla tra amici.

Nicky, come i tanti (sicuramente troppi) che ci hanno lasciato era così. Un semplice allenamento in bicicletta su una strada romagnola era una sfida. Per sè stesso. Per chi è fuori da questo mondo, adesso, fare del moralismo è fin troppo facile. Per chi non conosce un Pilota, e la P maiuscola non è un errore o un refuso, è impossibile capire cosa passi nella loro testa. Ma, in questa storia, cosa ci resta? È già di per sè una tragedia la morte di un ragazzo che non ha ancora compiuto 36 anni e, la magra consolazione, è che, forse, lui ha vissuto più di tutti noi. “Si vive di più andando 5 minuti al massimo su una moto come questa, di quanto non faccia certa gente in una vita intera” amava ripetere Marco Simoncelli. Ed ecco che, alla fine, ci rimane questa consolazione amara. Hayden lo ha fatto, tanti 5 minuti di una carriera da pilota che lo hanno fatto vivere e invidiare. Ha potuto fare quello per cui era nato e che, in questi quasi 36 anni, gli hanno permesso di essere quello che era.

Per noi, invece, rimane solo una cosa. Tanta amarezza per una vita che si è spezzata troppo presto. L’ennesimo sconforto di non poter più salutare un amico nei paddock, di non rincorrerlo per una battuta, di non aspettarlo a fine gara per complimentarsi dei suoi risultati, di sapere che un altro di quei semi-dei ci ha lasciato con l’unica consolazione, se di questo si può trattare, che tra le nuvole stanno correndo alcuni dei più grandi piloti che abbiamo mai avuto.

"E' stato uno dei ragazzi più indimenticabili del paddock - ha spiegato Aldo Drudi, il designer riccionese che ha curato le livree e i caschi di tanti piloti del circus. - Nonostante ci conoscessimo bene, non ho mai avuto il piacere di disegnare per lui e, il mio unico rimpianto, è quello di non aver coltivato ancora di pi la nostra amicizia. Spero solo che, adesso, lascino in pace il ragazzo che lo ha investito".

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