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Cronaca

Appello delle associazioni per i senza fissa dimora: "Rischi di focolai non controllati di Covid"

"L’aumento della popolazione senza dimora sul territorio potrebbe, inoltre, causare un aumento del contagio tra queste persone e nuovi focolai di difficile contenimento"

Sabato mattina operatori dell’accoglienza e dei progetti di supporto alle persone senza dimora, attivisti e attiviste  delle associazioni antirazziste e solidale, si sono ritrovati sotto i portici di Piazza Cavour per presentare l’appello: "Nessuno deve rimanere senza casa", focalizzata sull'accoglienza delle persone senza dimora durante l'emergenza Covid-19. Spiega una nota degli organizzatori: "Ci troviamo già in una situazione sociale difficile determinata da un welfare sempre più ridotto da tagli ai servizi e politiche che trattano la povertà come una colpa, un fallimento dell’individuo e non come il prodotto di un sistema economico e produttivo. Questo ha comportato un ulteriore peggioramento della condizione delle persone senza casa durante la pandemia dal momento che molti servizi sono stati chiusi e lo sono tutt’ora oppure ridotti al minimo essenziale". 

"L’aumento della popolazione senza dimora sul territorio potrebbe, inoltre, causare un aumento del contagio tra queste persone e nuovi focolai di difficile contenimento. Le donne e gli uomini senza dimora, qualunque sia la loro nazionalità, sono spesso costretti a vivere in insediamenti informali, in piccoli ambienti, senza riscaldamento e sistemi di aerazione, con una grave compromissione dell’accesso ai servizi igienici. Spettacolarizzare queste situazioni, come accaduto con le recenti operazioni di polizia nelle colonie del lungomare, non solo non serve a dare risposte ma contribuisce alla crescita dello stigma contro le Persone povere e senza casa, anziché contro la povertà e una condizione ingiusta di vita. Questo è il vero degrado, la mancanza di risposte a questa situazione", sempre la nota.

"Queste condizioni di vita fanno si che la messa in atto delle misure di prevenzione della diffusione del contagio sia pressoché impossibile. La popolazione delle persone senza  dimora è ad alto rischio per la precarietà delle condizioni igienico-sanitarie, ma anche per la carenza di informazioni adeguate e la difficoltà di accesso ai servizi sociosanitari del territorio. Ma va ricordato anche che la revoca dell’accoglienza di persone con vulnerabilità psichiche e fisiche aggiunge, inoltre, all’emergenza sanitaria un’emergenza sociale che non è meno allarmante. E’
plausibile ipotizzare che, in assenza di soluzioni abitative e di intervento da parte dei servizi, queste persone potrebbero costituire un pericolo in primis per se stessi e poi per l’intera comunità. Riteniamo che l’inclusione delle persone migranti e delle persone senza dimora e senza casa nei piani nazionali, regionali e locali di risposta all’emergenza COVID-19, permetterebbe non solo di proteggere i loro diritti, ma anche di tutelare la salute e la sicurezza pubblica oltre a contenere la diffusione globale di COVID-19", conclude la nota firmata da Rimini Umana, Casa Don Andrea Gallo Rimini, #perlautonomia 2.0 e Casa Madiba Network.

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