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Cronaca Misano Adriatico

Approvata la Carta delle potenzialità archeologiche di Misano Adriatico

Individuate 57 presenze archeologiche, che attestano la frequentazione e l’insediamento di antichi siti dal Paleolitico inferiore

La Carta delle potenzialità archeologiche consiste di vari elaborati: quattro inerenti al quadro conoscitivo archeologico del territorio misanese (Carta archeologica, Carta delle potenzialità archeologichee relative relazioni) e due elaborati prescrittivi (Carta della tutela delle potenzialità archeologichee relativa relazione). Questi ultimi troveranno attuazione normativa nel nuovo regolamento che verrà approvato insieme al nuovo piano urbanistico. Per la redazione di tutti gli elaborati del sistema archeologico ci si è avvalsi delle Linee Guida per l’elaborazione della Carta delle potenzialità archeologiche del territorioapprovate con DGR n. 274 del 03/03/2014 della Giunta Regionale dell’Emilia Romagna (https://territorio.regione.emilia-romagna.it/paesaggio/pubblicazioni/lg-pot-arc).La fase di studio è stata elaborata da Ars Archeo Sistemi di Ravenna e condivisa con la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Ravenna, Forlì-Cesena e Rimini.

La metodologia utilizzata per l’analisi del contesto archeologico del territorio comunale di Misano Adriatico ha previsto la raccolta e l’elaborazione dei dati bibliografici, archivistici, toponomastici, topografici, cartografici e di pianificazione territoriale e urbanistica, al fine di aggiornare ed integrare le individuazioni contenute nella bibliografia specializzata, negli archivi della Soprintendenza e nel PTCP vigente. I siti individuati sono confluiti in schede a norma ICCD (istituto Centrale per il Catalogo e la Documentazione) e posizionati nella Carta archeologica. Le informazioni archeologiche sono state implementate con l’analisi geologica e geomorfologica del territorio comunale, mediante il confronto tra dati archeologici e geomorfologici. Quest’analisi consente di individuare le aree di maggiore vocazione insediativa antica e di valutare la potenzialità archeologica con migliore attendibilità.

Nel complesso, lo studio archeologico ha permesso di individuare 57 presenze archeologiche, che attestano la frequentazione e l’insediamento di antichi siti, senza soluzione di continuità dal Paleolitico inferiore al Neo-eneolitico, dalle età del Bronzo e del Ferro all’età romana e fino al basso Medioevo. Le prime tracce degli insediamenti si ritrovano già a partire dal paleoliticonel corso del Pleistocene superiore e sono ricostruibili grazie ai ritrovamenti occorsi nell’alveo del Conca eall’altezza della località Tombaccia. Il terrazzo della Gorguccia, e di Fagnano hanno restituito, sepolti in limi di origine eolica, manufatti delle ultime fasi del Paleolitico inferiore. 

Ancora più evidenti le tracce dell’età romana evidenziate da diffuse tracce di insediamento databili a partire dal I sec. d.C., testimoniate dalle raccolte di superficie effettuate negli anni Settanta. Si tratta di aree di materiale mobile indicative della presenza di fattorie dislocate coerentemente al frazionamento in appoderamenti di piccola e media estensione, presenti nella zona Belvedere fra via del Carro e via Ponte Conca, ossia lungo la viabilità principale del territorio (tracciato dell’antica Via Flaminia sulla paleofalesia e via del Carro). Sulla base della Carta delle potenzialità archeologiche, sono individuate tre aree di tutela delle potenzialità archeologiche (Aree di tutela A, B, C). Per ciascuna area sono definiti gli interventi di costruzione/ricostruzione soggetti ad indagini archeologiche. La tipologia e le modalità delle indagini archeologiche saranno espresse dalla Soprintendenza preposta alla tutela archeologica, cui va inoltrata specifica richiesta di “Rilascio di parere per indagini archeologiche preventive”. Le norme specifiche per la tutela delle potenzialità archeologiche saranno inserite nella nuova normativa del Piano urbanistico in corso di definitiva elaborazione.

L’assessore all’urbanistica Fabrizio Piccioni,dichiara che “sulla base di questi studi, possiamo impostare una strategia di cura del patrimonio archeologico esistente e soprattutto puntare su alcune azioni che mettano all’attenzione di residenti e turisti i cammini dell’antica via Flaminia valorizzandone gli aspetti principali, fino ad arrivare ad inserirla nei cammini censiti promossi dalla regione Emilia Romagna”.

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