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Cronaca

Morte Pantani, nessuna pista per l'omicidio: il giudice archivia l'inchiesta bis

Il procuratore ha concluso per l'assenza di piste da seguire per sostenere che sia stato un omicidio volontario.

Il giudice per le indagini preliminari di Rimini ha disposto l'archiviazione dell'inchiesta bis sulla morte di Marco Pantani, avvenuta il 14 febbraio 2004 nella stanza del residence le Rose. L'ordinanza, accogliendo la richiesta del procuratore Paolo Giovagnoli, e analizzando le questioni sollevate dall'avvocato della famiglia, Antonio De Rensis, ha concluso per l'assenza di piste da seguire per sostenere che sia stato un omicidio volontario.

Secondo il procuratore Giovagnoli, le questioni sollevate con l’esposto dell'indimenticato ciclista, "più che a indicare indagini suppletive utili a scoprire elementi di un delitto non indagato, tendevano essenzialmente a far dubitare della correttezza e adeguatezza delle indagini del 2004 e a far ritenere falsi i suoi risultati". Secondo il magistrato l’obiettivo della famiglia sarebbe quello di "cercare di cancellare l’immagine del campione depresso vittima della tossicodipendenza e dell’utilizzo di psicofarmaci".

Secondo la giustizia, il "Pirata" morì per un'overdose accidentale, escludendo l'ipotesi che qualcuno abbia indotto Pantani ad assumere le sostanze che l'hanno ucciso. Il 6 luglio il giudice per le indagini preliminari di Forlì, Monica Galassi, deciderà se proseguirà l'inchiesta sui fatti di Campiglio al Giro del 1999, con il presunto intervento della camorra. Il giudice ha infatti ritenuto "ammissibile" l’opposizione, presentata dalla famiglia di Marco Pantani rappresentata sempre da De Rensis, alla richiesta di archiviazione dell’indagine da parte della procuratore Sergio Sottani. In quella data il gip potrebbe chiedere un supplemento d'indagine.

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