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Cronaca Santarcangelo di Romagna

Bancarotta fraudolenta, sequestrati 420mila euro a un imprenditore

Le indagini erano partite dal fallimento sospetto di un'azienda che si occupava della produzione e commercializzazione dei mobili

I militari della Guardia di Finanza di Rimini, al termine di una serie di indagini, hanno eseguito un sequestro per equivalente di 420mila euro disposto dal gip nei confronti di un imprenditore di Santarcangelo operante nel settore della produzione e commercializzazione dei mobili. L'inchiesta era partita dal fallimento della società e, secondo gli inquirenti delle Fiamme Gialle, il legale rappresentate aveva distratto dalla bancarotta oltre 1 milione di euro sottraendoli ai creditori.

L'inchiesta, coordinata dal pubblico ministero Paolo Gengarelli, ha accertato i reati fallimentari e, allo stesso tempo, sono partite le verifiche fiscali nei confronti del 63enne finito indagato. Questa ha portato la Guardia di Finanza a segnalare il legale rappresentate all'Agenzia delle Entrate. Ulteriori verifiche avrebbero permesso di accertare che l'imprenditore non era in regola con la denuncia dei redditi. In particolare con la tassazione relativa agli anni dal 2013 al 2015 e, per l’anno 2013, è stato anche denunciato per il reato di omessa presentazione della dichiarazione dei redditi e la contestuale richiesta all’Autorità Giudiziaria di emissione di un decreto di sequestro preventivo nella forma per equivalente per le somme risultate evase: oltre 420mila euro.

Accogliendo le richieste dell'accusa, il gip ha disposto il provvedimento cautelare sequestrando quote societarie, disponibilità finanziarie, un motoveicolo ed una struttura residenziale situata in Santarcangelo di Romagna, per un valore complessivo quantificato sinora in oltre 320 mila euro. Agli immobili le Fiamme Gialle sono arrivate attraverso l’esecuzione di mirati accertamenti patrimoniali ricostruendo i negozi giuridici che avevano riguardato nel tempo alcuni cespiti immobiliari riconducibili all’indagato ed ai suoi parenti: infatti essi erano stati intestati nel frattempo al padre dell’indagato, con ogni probabilità nel vano tentativo di sottrarli all’aggressione patrimoniale dei creditori ed ai possibili provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria, che nonostante ciò  sono arrivati a compimento.

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