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Cronaca

Minacce a imprenditori, arrestati tre affiliati ai casalesi

I Carabinieri del Ros hanno eseguito lunedì mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Bologna nei confronti di tre camorristi del clan dei Casalesi

Nuovi sviluppi nell'ambito dell'inchiesta “Vulcano”. I Carabinieri del Ros hanno eseguito lunedì mattina un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal gip di Bologna su richiesta del pm Enrico Cieri della locale Dda, nei confronti di tre camorristi del clan dei Casalesi, frangia Schiavone. Si tratta di Francesco Agostinelli, Francesco Sinatra e Salvatore Di Puorto, fratello di Sigismondo, già latitante, catturato a San Cipriano D'Aversa il 20 dicembre 2010.

Il provvedimento contesta i reati di estorsione e rapina in concorso, con le aggravanti del fatto commesso da più persone riunite e munite di armi, con modalità mafiose consistite nell’avvalersi della forza di intimidazione promanante dal vincolo associativo e dalla dichiarata affiliazione alla criminalità campana dei Casalesi ed Acerrani, nonché dalla condizione di assoggettamento delle vittime per acquisire il controllo diretto o indiretto delle loro attività economiche.

A Di Puorto l'ordine è stato notificato a San Cipriano d'Aversa, mentre ad Agostinelli e Sinatra nelle loro abitazioni di Fano e Castel Bolognese, dove si trovavano agli arresti domiciliari. Secondo quanto ricostruito dall'Arma, alcuni imprenditori (in particolare una coppia titolare di un'impresa edile a San Marino e una boutique a Riccione) erano stati ricattati, anche con minacce di rapimento dei figli, e costretti a cedere denaro e beni di valore.

Sono stati raccolti elementi investigativi a riscontro delle somme e dei beni ceduti a titolo estorsivo per un valore stimato in oltre 200mila euro. Inoltre sono stati sequestrati numerosi Rolex, diversi computer contenenti materiale informatico e documenti che gli investigatori hanno definito interessante. Nel febbraio dello scorso anno erano state arrestate dieci persone, tra le quali Francesco Vallefuoco dell’omonimo clan casalese e il boss Giuseppe Mariniello, di Acerra. In questi casi si parlava di condotte estorsive e usurarie nel periodo tra il 2009 e il 2011.
 

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