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Cronaca

Camorra nel riminese: "Non infiltrazioni, ma radicamento nel territorio"

L'operazione "Titano" dei Carabinieri, chiosano Gnassi e Vitali, "conferma quanto la penetrazione della criminalità organizzata sul nostro territorio sia un problema ben più reale e prepotente di quanto a volte si tenda ad ipotizzare".

Il sindaco Andrea Gnassi e il presidente della Provincia, Stefano Vitali, esprimo preoccupazioni per le infiltrazioni camorristiche nel riminese. L'operazione "Titano" dei Carabinieri, chiosano Gnassi e Vitali, "conferma quanto la penetrazione della criminalità organizzata sul nostro territorio sia un problema ben più reale e prepotente di quanto a volte si tenda ad ipotizzare".

"Siamo evidentemente usciti dalla logica dell’ episodio isolato, in questo momento la realtà che ci si palesa davanti agli occhi è diversa - chiosano Vitali e Gnassi -. la frequenza di questi accadimenti lascia pensare che non siamo davanti “solo” a infiltrazioni, ma di una tangibile aggressione a fini di radicamento della criminalità nel nostro territorio. Con tutto ciò che ne consegue soprattutto sul versante dell’economia sana, maggioritaria nell’area riminese ma costretta a fare i conti anch’essa con una crisi profondissima che rischia di fare ‘da mosca cocchiera’ a una malavita che si arricchisce con le difficoltà finanziarie delle imprese".

Il sindaco e il presidente della Provincia annunciano, "in considerazione della grande collaborazione esistente tra Prefettura ed enti locali su temi fondamentali come crisi, lavoro e appunto legalità a tutto tondo", che inoltreranno al Prefetto, Claudio Palomba "la richiesta di un incontro, anche nella sede della Conferenza provinciale ordine pubblico e sicurezza, per fare il punto della situazione circa gli sviluppi e gli strumenti migliori per la prevenzione e il contrasto alla criminalità organizzata sul territorio riminese".

"E’ appena partito l’Osservatorio su tali fenomeni, sono stati sottoscritti importanti protocolli, occorre adesso una sinergia e un coinvolgimento completi tra tutte le componenti della società locale - concludono Gnassi e Vitali -. Non si può lasciare solo agli Enti pubblici e alle forze dell’ordine il compito di affrontare questo gravissimo fenomeno, dagli effetti potenzialmente devastati sull’intera comunità”.

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