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Cronaca

Canoni pertinenziali, Gnassi: "Si rischia di dare il colpo di grazia ai concessionari"

Il sindaco di Rimini: "La crisi dovuta al COVID-19 ha incancrenito la situazione col rischio che la pesante incertezza che grava sul settore balneare si sommi alla matassa precedente"

Nel decreto "Milleproroghe", approvato lo scorso dicembre, il pagamento dei maxi canoni pertinenziali era stato fatto sliattare a giugno di quest'anno ma adesso, anche con la crisi indotta dall'epidemia, sono numerosi gli imprenditori che potrebbero versi arrivare le cartelle da pagare. Per la realtà della nostra costa i pertinenziali sono quelle strutture di proprietà dello Stato ubicate in prima linea come ad esempio lo Squero e la Buca, oppure il Rockisland sulla palata del porto, altri ancora a Riccione nella zona del porto che si sono visti portare il canone di concessione da 1500-2000 euro annui a 80-100 mila in un anno in virtù di una finanziaria del 2006. Sulla questione è intervenuto il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi, che ha ricordato come “Nei territori ad alta frequentazione turistica, la situazione economica determinatasi in questi mesi e le prospettive per i prossimi sono preoccupanti. Tra le varie questioni irrisolte in questo quadro così duro la situazione dei cosiddetti maxi canoni pertinenziali, che coinvolge imprese e centinaia e migliaia di lavoratori, che rischia di dare il colpo di grazia a 300 concessionari in tutta Italia".

"La vicenda - ricorda il sindaco di Rimini - nasce con la legge 296 del 2006 che dalla sera alla mattina, senza un senso e senza una riforma organica della materia, per altro doverosa per decine di migliaia di imprese, introduce solo per i pertinenziali i criteri OMI, con l’effetto di un incremento esponenziale dei canoni sulle pertinenze demaniali. Ciò ha provocato numerosi contenziosi tra concessionari e Stato, con il risultato di immobilizzare operatori e ogni investimento negli ultimi 15 anni. E impedendo tra l’altro ai Comuni di poter lavorare a progetti di riqualificazione. Come Anci abbiamo più volte sollevato il problema, fino a produrre emendamenti alle leggi in materia per risolvere una volta per tutte la questione, senza produrre continue misure tampone. La mia proposta, che avanzo ufficialmente al governo e chiedo alla Regione di supportare, è di ripristinare i canoni tabellari, non di mercato, precedenti al 2007. E questo dovrà riguardare sia i canoni pertinenziali da versare al demanio sia quelli ex demaniali ora passati ai Comuni. Gli operatori hanno bisogno di certezze e i territori oggi hanno bisogno di investimenti per innovare e adeguarsi alle nuove esigenze.

"Fino ad oggi non vi sono state le risposte che attendevamo - conclude il sindaco di Rimini. - Anzi, la crisi dovuta al COVID-19 ha incancrenito la situazione, perché il rischio concreto per i concessionari e le imprese è che adesso le drammatiche difficoltà economiche generali e la pesante incertezza che grava sul settore balneare si sommino alla matassa precedente. Non possiamo permettercelo. Soprattutto in questa fase in cui sono proprio gli investimenti la chiave per tentare una faticosa ripartenza. Come Comune di Rimini e come Anci chiediamo che sollecitamente il Parlamento e il Governo riprendano in mano gli emendamenti già presentati, dando certezze a un pezzo di economia e di lavoratori oggi sull’orlo del tracollo. L’occasione per far passare questi emendamenti che toccano la vita di imprese, lavoratori e Comuni è ora, con la conversione del Decreto Rilancio. Si faccia ora, senza se e senza ma”.

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