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Cronaca

Carcere Casetti, resta il problema della carenza di organico: mancano 30 agenti. La visita di Petitti

Gli agenti di polizia penitenziaria a Rimini sono 60 (cui si sommano 15 ispettori), ma ne mancano almeno 30. Anche il numero di operatori, assistenti sociali ed educatori non raggiunge, la quota minima

Nel pomeriggio di mercoledì, 28 giugno, la presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna, Emma Petitti, ha fatto visita alla nuova direttrice della Casa circondariale di Rimini, Palma Mercurio. Petitti ha rinnovato l’impegno dell’Assemblea a una piena collaborazione con la struttura, in sinergia anche con il nuovo Garante dei detenuti di Rimini Giorgio Galavotti, "per il bene del territorio perché solo attraverso il confronto tra istituzioni si possono ottenere risultati importanti e raggiungere obiettivi nell’interesse delle nostre comunità". Aspetto, quello della collaborazione tra istituzioni, a cui anche la direttrice Mercurio tiene particolarmente, per intervenire su tutti gli obiettivi comuni messi in campo.

"Vogliamo che la Regione Emilia-Romagna non sia un attore passivo, ma protagonista in questo processo che guarda alle tutele delle persone ristrette in carcere - ha sottolineato Emma Petitti, presidente dell’Assemblea legislativa della Regione Emilia-Romagna -. Il problema del sovraffollamento delle carceri purtroppo riguarda anche l’Emilia-Romagna. La situazione ai Casetti da questo punto di vista è sotto controllo, con 130 detenuti di cui 70 stanno scontando la pena definitiva. Ciò che ha evidenziato invece la direttrice Mercurio riguarda però il personale: al momento gli agenti di polizia penitenziaria a Rimini sono 60 (cui si sommano 15 ispettori), ma ne mancherebbero almeno 30. Anche il numero di operatori, assistenti sociali ed educatori non raggiunge, secondo la direttrice, la quota minima".

"Solo attraverso percorsi che mirano alla rieducazione e al reinserimento lavorativo possiamo pensare di contribuire in modo efficace a risolvere le condizioni che minano soprattutto la dignità e la qualità di vita di chi si trova in carcere – continua Petitti –. Creare le condizioni affinché la persona possa individuare un progetto di vita aumenta la consapevolezza di sé stessi, rafforza i processi decisionali, e aiuta la capacità relazionale collettiva e comunitaria. Sappiamo quanto, ad esempio, i progetti di inclusione lavorativa possano apportare benefici concreti ad ogni livello, la nostra stessa Costituzione, all’articolo 27, dice che “le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

"È stata l’occasione – ha concluso Petitti – per confermare un confronto che andrà avanti nel tempo e in cui la Regione si impegnerà a fare la propria parte".

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