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Cronaca Sant'Agata Feltria

La Casa Selvatica dovrà essere ricostruita dopo i danni dell'alluvione, l’Unione Buddhista in prima linea

Cucce in legno, casette e recinzioni divelte: le recenti alluvioni hanno causato molti danni al rifugio che deve essere in parte ricostruito

L’ultima arrivata si chiama Hope ed è una bella meticcia di 3 anni: ma sono 90 cani, 15 gatti e 7 caprette gli attuali ospiti della Casa Selvatica, il rifugio per animali di Sant’Agata Feltria, in provincia di Rimini. Nel rispetto della cura per tutti gli esseri senzienti, cuore pulsante dell’etica buddhista, l’Unione Buddhista Italiana concentra oggi il suo sostegno sul ripristino degli spazi in cui vivono gli animali e della viabilità che porta a Casa Selvatica, compromessa dalle recenti alluvioni e conseguente esondazione del fiume.

La Casa Selvatica è nata 7 anni fa: prima c'era solo una piccola struttura che negli anni si è ampliata con una casa per gli stretti collaboratori e altri spazi, tra cui un fienile, cucce e recinti in legno. Casa Selvatica accoglie cani che vengono da situazioni di disagio, sfruttamento e maltrattamento, liberati dai “canili-lager” del Sud Italia, dove il randagismo è una piaga. Le caprette sono state “salvate dalla macellazione” prima di Pasqua e i gatti sono “trovatelli”.

"Un luogo di “liberazione” dove gli animali sono curati e dove - spiega Dacia Giorgia Manzoli, fondatrice del rifugio - vivono liberi e i cani hanno la possibilità di fare i cani”. Casa Selvatica vive però giorni difficili “perché le recenti alluvioni hanno fatto grossi danni. I cani sono tutti in salvo ma le acque hanno divelto cucce in legno, casette, recinzioni”.

Alla Casa Selvatica i cani e gli altri animali vivono il più possibile liberi e secondo la loro natura; i cani, in particolare, vivono in piccoli gruppi creati secondo criteri di arrivo al rifugio, affinità, taglia, carattere e sesso. I volontari ogni giorno distribuiscono le pappe, fanno le pulizie, gestiscono le passeggiate e le attività “sociali” tra bosco e prati.

“In questi anni sono andate a buon fine circa 300 adozioni: il nostro obiettivo finale è trovare una famiglia adottiva a ogni cane” conclude Dacia Giorgia Manzoli.

È dal 2016 che l’Unione Buddhista Italiana sostiene progetti umanitari e sociali in Italia e all’estero, grazie ai fondi 8xmille che, attraverso la dichiarazione dei redditi, si può destinare a una confessione religiosa o allo Stato. Nel 2022 sono stati più di 150 i progetti umanitari sostenuti dall’Unione Buddhista e 40mila i beneficiari raggiunti. Ciascun progetto è selezionato in coerenza con l’idea, che sta alla base del pensiero buddhista, dell’interdipendenza e del prendersi cura, perché ogni essere senziente, umano o animale che sia, è interconnesso e quando ci si prende cura di qualcuno si agisce a favore dell’intera collettività.

L’Unione Buddhista predilige piccole realtà non profit che sviluppano progetti concreti sul territorio rivolti alle categorie più fragili, con particolare attenzione ai diritti umani, al rispetto dell’ambiente e allo sviluppo di una cultura della sostenibilità umana, sociale ed economica. Si tratta di progetti non confessionali a favore della pluralità e della responsabilità sociale, dove l’Unione Buddhista porta un aiuto concreto supportando le reti territoriali esistenti.

Tra gli esempi nel 2023: la produzione di salsa di pomodoro caporalato-free nel leccese; la liberazione dalle reti illegali da pesca che provocano la morte di preziose specie marine nell’arcipelago delle Eolie; i percorsi di meditazione in carcere, da Milano a Palermo, per acquisire consapevolezza e agevolare il reinserimento sociale; gli sportelli di ascolto, cura e cittadinanza attiva presenti in diversi quartieri di Torino; il rifugio in provincia di Rimini dove centinaia di cani, gatti e capre sono accolti e curati; il laboratorio tessile di prodotti artigianali creati dalle donne migranti accolte nel piccolo borgo calabrese di Camini.

L’impatto delle attività finanziate con l’8xmille è evidenziato nell’Impact Report 2022, il primo rapporto di sostenibilità realizzato da una confessione religiosa in Italia. Stilato sulla base degli indicatori dell’Agenda 2030 dell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il rapporto è uno strumento di trasparenza nei confronti dei cittadini, utile per pianificare le future azioni di sostegno.

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