Calano i casi di Aids nel riminese: "Fondamentale prevenzione e informazione"
Nella provincia di Rimini si è passati dai 49 casi del 2010 ai 37 del 2014, mentre l'incidenza media nel periodo di lungo corso, tra il 2006 e il 2014
Vietato abbassare la guardia nella lotta contro l'Aids e il virus dell'Hiv. Il vicesindaco di Rimini, Gloria Lisi, evidenzia "l'importanza di una corretta informazione e prevenzione, ma anche la consapevolezza dei rischi, e il passaggio da una responsabilità personale a una sociale". Precisa Lisi: "Nonostante i buoni risultati ottenuti e i passi in avanti fatti negli ultimi anni a livello di diagnosi e cura dell'hiv non dobbiamo infatti indietreggiare di un passo rispetto al fondamentale lavoro di prevenzione che anche a livello territoriale siamo chiamati a compiere".
"L'hiv, seppur lontano dai clamori e dai numeri del passato, continua ad essere un virus pericolosissimo - sottolinea -. dati presentati indicano infatti una costante seppur lenta diminuzione di nuove diagnosi di HIV; nella provincia di Rimini si è passati dai 49 casi del 2010 ai 37 del 2014, mentre l'incidenza media nel periodo di lungo corso, tra il 2006 e il 2014, rimane comunque da tenere sotto osservazione per aver registrato 11,4 casi ogni centomila abitanti. Molto si è fatto dal punto di vista medico e sanitario, ma noi dobbiamo continuare a porre l'attenzione sulla corretta informazione e la promozione di stili di vita attenti alla salute propria e degli altri, in particolare tra i più giovani, i più esposti ai rischi di trasmissione del virus".
"Per questo anche a Rimini abbiamo negli ultimi anni puntato molto anche su iniziative collaterali a quelle più prettamente sanitarie, come la mostra di poster delle campagne di prevenzione italiane e internazionali inaugurata martedì mattina al Sert, nel padiglione di via Ovidio. Un modo per aggredire l'aids anche dal punto di vista culturale e sociale, altrettanto importanti di quello sanitario e scientifico - aggiunge -. Diventa fondamentale allora il richiamo alla responsabilità dei singoli che, mai come in questo ambito, non riguarda solo la propria persona ma ha ripercussioni importanti e decisive soprattutto per gli altri. È lo stesso concetto che ho avuto modo d’esprimere poco tempo fa riguardo al tema dei vaccini, una corretta profilassi è anche una responsabilità sociale verso gli altri e la propria comunità. Proprio questo passaggio da una responsabilità individuale ad una sociale rappresenta dal mio punto di vista una sfida culturale decisiva nella sconfitta dell'aids.”