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Cronaca

Scoperta dalla Guardia di Finanza una maxi raffineria di stupefacenti

Era nelle campagne di Cento di Roncofreddo, in provincia di Forlì-Cesena, e gestita da due albanesi residenti nel riminese e da un 55enne italiano. Recuperati oltre 100 chili di droga e di sostanze da taglio per un valore di 30 milioni

Una operazione definita "storica" dalla Guardia di Finanza di Rimini che ha permesso di scoprire una raffineria di stupefacenti, situata nelle campagne di Cento di Roncofreddo in provincia di Forlì-Cesena e gestita da due albanesi residenti nel riminese e da un 55enne italiano, e di sequestrare oltre 100 chili tra droga e sostanze stupefacenti facendo segnare un vero e proprio record. "E' la prima volta che, in Romagna, viene scoperta una raffineria di stupefacenti - spiega il colonnello Mario Venceslai, comandante delle Fiamme Gialle riminesi. - Questo ci porta a modificare radicalmente il concetto che la Riviera sia solamente un punto di passaggio e di smercio di droga visti, soprattutto, gli standard elevati del laboratorio scoperto nel forlivese".

Raffineria di droga scoperta dalla Guardia di Finanza

L'operazione della Finanza, chiamata "100%", è partita da un banale controllo economico del territorio riminese che ha permesso di incrociare i dati sul tenore di vita di un pool di residenti con le loro dichiarazioni dei redditti. Lo screening ha così permesso di individuare due ragazzi albanesi, ma da anni residenti tra Rimini e Santarcangelo, di 26 e 24 anni che nonostante fossero nullafacenti avevano un tenore di vita e una possibilità di spesa molto alta. Sono quindi iniziati i pedinamenti che hanno evidenziato come i due, entrambi disoccupati, si muovevano continuamente su un'auto intestata ad un'altra persone tra Rimini e la provincia di Forlì-Cesena e, in particolare, a Cento di Roncofreddo.

Nel paesino sulle colline cesenati, dove arrivavano sempre di notte, si installavano in una villa fuori dal centro abitato di proprietà di un 55enne italiano, coltivatore diretto, e vi trascorrevano molte ore mentre l'uomo, già noto alle forze dell'ordine per traffico di stupefacenti, controllava attentamente che intorno all'abitazione non circolassero facce sconosciute arrivando, anche, a segnare i numeri di targa dei veicoli che transitavano lungo la strada.

Certi che all'interno della villa vi fossero delle attività illecite, sabato 28 settembre i finanzieri hanno fatto scattare il blitz nell'appartamento situato al piano terra dell'abitazione scoprendo, così, il laboratorio clandestino per il taglio e il confezionamento di cocaina ed eroina e arrestando i tre proprio mentre stavano lavorando per la realizzazione dei panetti. Nelle tre stanze, oltre a 24 chili di eroina pura e altri 10 di cocaina sempre non tagliata, sono stati trovati 67 chili di eroina già tagliata e 170 chili tra caffeina e paracetamolo utilizzati per tagliare la droga. L'attrezzatura per il taglio e il confezionamento era di prima categoria: 5 centrifughe in acciaio, frullatori, una pressa industriale per realizzare i panetti e l'apparecchiatura per confezionarli sottovuoto. Secondo le stime delle Fiamme Gialle, il valore al dettaglio di tutta la sostanza recuperata, pari a circa 1,5 milioni di dosi, equivale a 30 milioni di euro. In una stanza, adibita a magazzino dei panetti di droga, il personale della Finanza ha anche recuperato una pistola da guerra, una Cz99 parabellum in dotazione all'ex polizia jugoslava, e oltre 100 cartucce.

Nella stanza adibita a magazzino, i vari panetti di eroina e cocaina erano meticolosamente catalogati sia in base al confezionamento sia in base ai vari tipi di taglio con delle etichette, scritte a mano e in albanese, che indicavano se l'eroina era stata preparata per essere inalata o iniettata in vena. Per evitare che gli odori della lavorazione potessero insospettire i pochi passanti che transitavano lungo la strada che costeggia la villa, nel cortile erano stati ammassati dei carichi di frutta e verdura marci che, con la loro puzza nauseabonda, erano in grado di mascherare le esalazioni della droga. Gli stessi arrestati, pizzicati mentre preparavano il taglio, erano protetti da mascherine e da camici da laboratorio.

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