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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Troppe richieste, a rischio gli aiuti per i danni del 'nevone'

Troppe richieste di aiuto a Bruxelles, arrivate da 11 Regioni d'Italia. L'Europa congela la pratica (sono stati richiesti ben 2,7 miliardi di euro) e rischia di non aiutare neppure le zone davvero colpite, come la Romagna

Sono undici le Regioni italiane che hanno fatto richiesta di fondi all'Unione europea per ricevere aiuto a sostenere le spese per i danni dalla grande nevicata di febbraio. Undici regioni, per un conto finale di 2,7 miliardi di euro: una cifra che ha fatto sobbalzare i funzionari di Bruxelles, tanto da congelare (è il caso di dirlo) tutti gli aiuti che erano previsti, anche nelle regioni che davvero hanno subito i danni della neve (a cominciare dalla Romagna).

Ed è senza appello il giudizio che danno di questo atteggiamento tutto italiano il presidente della Provincia di Rimini, Stefano Vitali, e l'assessore provinciale Mario Galasso. “Lo spettacolo indecente che sta offrendo  il sistema Italia per il risarcimento dei danni provocati dalle eccezionali nevicate del mese di febbraio - affermano -dimostra con esattezza matematica lo sfascio, la confusione, l’assoluta assenza di bussola e di buongusto che poi orientano l’opinione e il giudizio generali dell’Europa nei nostri confronti".

Galasso e Vitali danno ragione all'Unione europea, "visto che a far salire in maniera stellare la cifra dei risarcimenti sono state le richieste di alcune regioni del centro e del sud che- a leggere il dossier italiano- hanno subito dalle nevicate di 5 mesi fa più o meno gli stessi danni e gli stessi drammi verificatisi in Emilia Romagna, nella Marche e nell’Umbria".

Una stravaganza, anzi, "mistero gioioso di cui non si trova traccia neanche negli organi d’informazione - dicono i due amministratori provinciali - visto che a febbraio tutti i media raccontavano giornalmente degli inediti disagi, degli sfollamenti, delle imprese rase al suolo, delle strade impraticabili esclusivamente nelle tre regioni del centro nord, ironizzando di tanto in tanto con gli scarsi centimetri di neve che avevano avuto il potere di bloccare Roma. Basta poi ricordare qualche numero per rendersi conto dell’impatto diretto delle nevicate sul territorio riminese: 27 milioni di euro di danni lamentati dalle imprese agricole, almeno altrettanti dal resto delle aziende tra crolli, cedimenti, ritardi nella consegna delle merci; danneggiamenti a oltre il 70% del patrimonio edilizio privato della Valmarecchia e della Valconca; 70 milioni di euro spesi dagli Enti locali dell’Emilia Romagna negli interventi di soccorso; almeno altri 20 milioni di euro sarebbero necessari per intervenire sugli assi viari e sugli edifici pubblici ammalorati. C’è poi l’indotto di questa calamità: ancora oggi, a mesi di distanza, centinaia di imprese faticano a risollevarsi, costretti a fare i conti con l’incertezza dei risarcimenti e di converso la certezza della fiscalità che non si è fermata".

"Lo stupore dell’Unione Europea è la rabbia di una provincia come la nostra che rischia di subire un altro grave danno da un atteggiamento irresponsabile di altri territori - affermano Vitali e Galasso -, il cui coinvolgimento nelle eccezionali precipitazioni del mese di febbraio è tutto da dimostrare, sia detto con ironia. Il fondo di solidarietà non è una ‘legge mancia’ cui tutti possono attingere. Ma fa rabbia anche il comportamento di chi per ruolo non può limitarsi a fare il ‘passacarte’, inoltrando in automatico all’Europa le mere richieste che arrivano dalle regioni".

"Il rischio vero è che questa ‘furbizia all’italiana’ adesso sia pagata dai nostri cittadini. Vale a dire che Bruxelles decida di concretizzare il suo sconcerto attraverso un ‘no’ tout court ai risarcimenti - spiegano preoccupati i due amministratori -, penalizzando i danni veri e accertati. Per la provincia di Rimini questo sarebbe inaccettabile. Ci riserviamo di procedere in tutte le sedi e nei confronti di chiunque a difesa del nostro territorio, gravemente colpito dalle nevicate di qualche mese fa, nel caso in cui il peggiore e il più scandaloso degli scenari dovesse malauguratamente verificarsi”.

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