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Cronaca Cattolica

Don Ciotti a Cattolica: "Attenzione, la crisi economica non ferma la mafia"

Il sacerdote antimafia ha lanciato l'allarme consigliando di rpestare attenzione a certe compravendite di hotel. Il 21 manifestazione di Libera a Bologna: pullmann anche dal riminese

La crisi economica non mette al sicuro le aziende dalle infiltrazioni mafiose. Anzi, proprio nei momenti di difficoltà e di caos, le cosche, che dispongono di risorse economiche molto ingenti, tentano con più forza di infiltrare l’economia legale. Specialmente quando è già macchiata da corruzione. Bisognerebbe tener d’occhio, a questo proposito, i cambi di proprietà, ad esempio, di hotel e ristoranti. Considerazioni di don Luigi Ciotti, quando ha incontrato i giornalisti a margine della serata “Il coraggio delle donne – Mafie, antimafia e impegno politico” svoltasi ieri al teatro della Regina di Cattolica, organizzata dall’Associazione Culturale “Rimbalzi fuori campo”.

Teatro pieno e parterre di prim’ordine: tra i relatori, oltre al fondatore del Gruppo Abele e dell’associazione Libera, c’erano il magistrato cattolichino Piergiorgio Morosini e a rappresentare la giunta della Regione Emilia Romagna l’assessore al Bilancio e Pari opportunità Emma Petitti. Assente per influenza la vicepresidente della Giunta Regionale Simonetta Saliera. Tra il pubblico il sindaco di Cattolica Piero Cecchini, l’assessore comunale Giovanna Ubalducci, i primi cittadini di Gabicce Mare e San Giovanni in Marignano, Pascuzzi e Morelli, la presidente del Tribunale di Rimini Rossella Talia, il capo di gabinetto della Prefettura di Rimini dottoressa Longhi, rappresentanti della Tenenza dei Carabinieri di Cattolica e delle altre forze dell'Ordine, gli sportivi Eraldo Pecci e Giampiero Ticchi, la rappresentante della Nazionale Calcio Amputati, il presidente della Banca di Credito Coooperativo di Gradara Fausto Caldari.

Onori di casa a cura del sindaco Cecchini e dell’assessore Ubalducci la quale ha evidenziato che, ad esempio in magistratura, le donne sono ancora molto sottorappresentate nei ruoli di maggior responsabilità: “In Cassazione sono solo il 18 per cento, al Consiglio Superiore della Magistratura sono 3 su 18 e alla Corte Costituzionale 3 su 15”. Dopo il saluto del presidente di “Rimbalzi fuori Campo” Terenzio Bernardi, il moderatore Pierpaolo Romani (di Avviso pubblico) ha citato sei donne che, in tutto il mondo, si sono distinte in favore della emancipazione femminile e contro ogni forma di discriminazione. Tra loro la madre di Peppino Impastato, il giornalista siciliano ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978. Emma Petitti ha rimarcato l’impegno già forte della Regione Emilia Romagna in favore delle pari opportunità, e ha aggiunto che “è rilevante il contributo che le donne possono dare su temi di grande attualità ; tale contributo rappresenta dunque un patrimonio non solo per le donne stesse ma per l’intera collettività”.

Il professor Morosini ha centrato il suo intervento sulla storia di Cinzia Franchini, l’autotrasportatrice e sindacalista modenese che per prima ha denunciato gli intrecci tra pubbliche amministrazioni, imprenditoria e malaffare in Emilia. Una denuncia che le è costata pesanti minacce e addirittura un procedimento disciplinare da parte di Cna (l’associazione di categoria cui era affiliata) ma che ha trovato puntuale riscontro nell’indagine “Emilia” che recentemente ha portato a 117 arresti tra Modena e Reggio Emilia. Morosini ha dunque evidenziato come molti imprenditori, soprattutto in periodi difficili come quello attuale, non esitino a far ricorso a finanziamenti di provenienza dubbia, quando non palesemente mafiosa.

Un tema sviscerato anche da don Ciotti: “La criminalità organizzata – ha detto infatti il sacerdote antimafia – cerca di infiltrarsi nei territori del nord già da tempo. Il rapporto del professor Enzo Ciconte lo evidenziava diversi anni fa. La crisi feroce che sta attanagliando il paese, e anche il territorio dell’Emilia Romagna, non ha interrotto questa dinamica, anzi, la mafia ha fortissimi capitali e questi capitali fanno gola. Ho incontrato in carcere professionisti del nord che avevano ceduto, o a volte erano addirittura andati a cercare referenti mafiosi, per capirne i motivi: mi hanno detto che erano stati spinti dal fatto di non avere più lavoro e di essere ridotti alla disperazione. Ma queste dinamiche sono pericolosissime. La mafia ultimamente è interessata soprattutto alla filiera dell’agro alimentare, ma anche attività turistiche quali alberghi e ristoranti, vengono acquistate con capitali derivanti dalla malavita”.

Insomma anche il territorio riminese (come peraltro emerge dalle inchieste Vulcano, Principe Nero, il Principe e la ballerina, citate dal professor Morosini) non può certo dirsi al sicuro. Anzi, certi passaggi di proprietà immobiliari dovrebbero essere tenuti, fa capire don Ciotti, sotto la lente d’ingrandimento. Anche da parte dei pubblici amministratori, che non possono accontentarsi, ha detto ancora il sacerdote, di fare antimafia solo a parole.

 Non certo casuale il rapporto tra Libera e il territorio emiliano romagnolo: "E' qui che abbiamo trovato i primi sostegni, ad esempio in Coop Adriatica, per la vendita dei prodotti coltivati nei terreni confiscati alla mafia. E non è un caso che si terrà proprio a Bologna, il prossimo 21 marzo, un'importante manifestazione di Libera coi parenti delle vittime delle mafie". Tra l'altro per chi fosse interessato, pullmann per Bologna saranno organizzati anche da Libera Rimini.

A riprova dell'impegno della Regione nei confronti della mafia, dalla lettera che la presidente dell'Assemblea Legislativa Regionale Simonetta Saliera ha inviato agli organizzatori, emerge che quasi un quarto dei beni sequestrati alla mafia in Emilia Romagna sono stati già reinvestiti e che dal territorio regionale oltre quattromila ragazzi sono andati a fare le loro vacanze con Libera, lavorando nei poderi sequestrati.

Una realtà che alle cosche non può certo piacere tanto che don Ciotti ha ricordato che "Totò Riina mi ha condannato a morte...", riferendosi alle minacce ricevute dal mafioso.

Il sacerdote ha concluso il suo applauditissimo intervento raccontando storie di donne che si sono impegnate, e talvolta purtroppo anche sacrificate, per scardinare la cultura mafiosa a partire proprio dalle loro famiglie: “Serve continuità e condivisione e, soprattutto per noi adulti, la corresponsabilità. La mafia va prima sconfitta dentro di noi, poi intorno a noi”.

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