rotate-mobile
Cronaca

Ex Guardia medica e Cau, i medici critici sul progetto. "Se non ci ascoltano pronti a dimetterci"

Dura presa di posizione dei medici del Servizio di Continuità Assistenziale, che in una lunga lettera spiegano le criticità della riorganizzazione Ausl. "Non saremo partecipi della lenta eutanasia del servizio"

I medici del Servizio di Continuità Assistenziale (ex Guardia Medica) della Romagna, province di Rimini, Forlì-Cesena e Ravenna, non ci stanno e puntano il dito sulla riorganizzazione in atto da parte dell’Ausl Romagna sulla sanità. Evidenziando possibili criticità e azioni, che a loro vedere, rischiano di indebolire la qualità dei servizi a favore dei cittadini. In una lunga lettera, i medici compatti spiegano il loro punto di vista, in particolare per quanto riguarda il servizio dell’ex Guardia medica e l’introduzione dei Cau, che proprio nelle scorse ore hanno visto l’esordio in Romagna delle prime due strutture, a Cattolica e Cervia.

Un servizio che rischia di scomparire

“Negli ultimi mesi sono in corso sempre più frequenti tentativi di tagli dei servizi sanitari mascherati da riorganizzazioni e miglioramenti: il più importante che l’Ausl della Romagna intende attuare in questo momento riguarda la soppressione delle centrali provinciali telefoniche di risposta medica, dedicate esclusivamente alla consulenza telefonica – spiegano i professionisti -. Ad oggi, le province di Rimini e Ravenna sono dotate, per il servizio di Guardia Medica, di centrali telefoniche nelle quali operano diversi medici dedicati esclusivamente a quella mansione. Il medico di centrale operativa, dopo una breve anamnesi e una serie di domande, può decidere di consigliare, prescrivere o inviare, a seconda della gravità, una visita medica, eseguita da un medico dedicato alle sole visite domiciliari, oppure un’ambulanza per i casi più gravi”.

Nell’ipotesi di soppressione delle centrali mediche operative, verrà introdotta un’unica centrale per tutta la Romagna, dove risponderà personale non sanitario, il cosiddetto “operatore laico”. “Il quale, non avendo le competenze necessarie, non potrà fornire una consulenza medica e quindi si limiterà semplicemente a trasferire la telefonata al medico locale delle visite domiciliari – proseguono i medici -. Quest’ultimo sarà costretto necessariamente a svolgere una doppia funzione: quella della consulenza telefonica, non più erogata dalla centrale, e quella della visita domiciliare. A tal proposito, ricordiamo che i medici della centrale operativa medica prendono in carico ogni minuto diversi pazienti. In questo modo il medico che si troverà in servizio, con la propria automobile, dovrà recarsi tempestivamente presso le case dei pazienti e al contempo rispondere al telefono a ogni nuova chiamata, magari mentre sta guidando o, peggio ancora, mentre visita il paziente, dovendo inoltre coprire un’area molto più grande come estensione e popolosità”.

La perplessità sui Cau

“Tutte queste modifiche avrebbero come scopo quello di liberare risorse economiche e umane da impiegare nei Cau (Centri di Assistenza e Urgenza) – sostengono i professionisti -, i nuovi presidi che dovrebbero affiancare i Pronto Soccorso per la gestione dei casi più lievi. Su questo punto vogliamo essere molto chiari con la popolazione: gran parte di essi saranno delle semplici riconversioni dei Punti di Primo Intervento già esistenti, i quali lavorano già con codici di gravità superiore. I medici che ci lavoreranno saranno quelli dell’attuale Guardia Medica, che non sono in possesso di una formazione adeguata al servizio che l’Azienda vorrebbe erogare”.

“D’altra parte, non è nell’interesse della stessa Azienda, avere medici veramente formati per svolgere tutti i servizi che vorrebbe fornire. Basti pensare, nel caso di medici chiamati a eseguire prestazioni ecografiche, che l’unica formazione prevista è un corso di poche ore, quando per uno specialista in radiodiagnostica è prevista una formazione di base di quattro anni. Questa situazione è estremamente pericolosa, non solo per i medici ma soprattutto per i pazienti. Non solo: dai dati a nostra disposizione, gli ex Pronto Soccorso (oggi PPI) lavorano in gran parte con casi moderati e gravi, mentre i casi più lievi rappresentano la minoranza; si palesa così un’insufficienza che già esiste, e che la trasformazione in Cau potrà solamente aggravare”.

“I Cau sono strutture create solo ed esclusivamente per problemi di salute urgenti ma non gravi, differenza che i cittadini non possono stabilire da soli leggendo un dépliant informativo, come propone l’azienda, o chiamando una centrale in cui non sono presenti medici, ma “laici”. Le difficoltà dell’ospedale e dei dipartimenti di emergenza-urgenza sono il risultato di anni di politiche manageriali e di tagli indiscriminati. Ora la stessa sorte potrebbe toccare alla Medicina del Territorio. Non possiamo essere partecipi e responsabili della lenta eutanasia del Servizio per cui lavoriamo, già messo in difficoltà dai numerosi tagli alla Sanità, a causa dei quali il numero dei medici attuali in servizio è già al di sotto del rapporto ottimale stabilito per legge. Se verranno soppresse sia le centrali operative mediche dedicate sia l’attuale Servizio di Continuità Assistenziale, non riusciremo più a garantire, con la nuova riorganizzazione e smantellamento proposto dall’Ausl, la corretta presa in carico dei pazienti in maniera tempestiva ed efficace”.

160 medici in prima linea

“Se il nostro appello rimarrà inascoltato – è la posizione ufficiale -, non saremo disposti ad accettare nessuna modifica, né nella struttura organizzativa, né tantomeno nel numero e ruolo dei medici in servizio; pertanto, la maggior parte dei circa 160 medici che lavorano per la Continuità Assistenziale della Romagna sarà costretta a dare le dimissioni, poiché non più messa in condizione di offrire alla popolazione l’assistenza medica territoriale notturna e festiva, dalla consulenza medica telefonica alla visita a domicilio”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Ex Guardia medica e Cau, i medici critici sul progetto. "Se non ci ascoltano pronti a dimetterci"

RiminiToday è in caricamento