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Cronaca

Fallimento Editrice La Voce, i dipendenti protestano davanti al Tribunale

Pesanti le accuse all'ex editore indagato per truffa aggravata ai danni dello Stato. Per il fallimento mancano all'appello 12,7 milioni di euro

Si è svolta nella mattinata di venerdì, presso il Tribunale Fallimentare, l'udienza di verifica dello stato passivo della società Editrice La Voce, che pubblicava il quotidiano La Voce di Romagna, dichiarata fallita lo scorso 30 luglio. Tra i 112 creditori, per un passivo complessivo di 12,7 milioni di euro calcolati dal curatore fallimentare, a protestare davanti al Palazzo di Giustizia di Rimini c'erano i giornalisti, i fotografi e i collaboratori che non si sono visti accreditare i lori stipendi fino a 14 mensilità di arretrati. Le mensilità non pagate si aggiungono a 1,6 milioni di euro da versare all'Inpgi (la Cassa previdenziale dei giornalisti), i contributi da versare alla Casagit (la cassa della sanità integrativa), quelli del Fondo Pensione Complementare, e i soldi destinati all'Erario (3 milioni). Il tutto dopo che, la testata, ha incassato nel corso degli anni oltre 20 milioni di euro di contributi statali all'editoria e l'editore è finito indagato dalla Guardia di Finanza per truffa ai danni dello Stato.

"Pieno sostegno ai calleghi da parte del sindacato - ha sottolineato Monica Raschi, segretario della Consulta Sindacale Cdr Emilia Romagna - dopo che per 14 mesi non sono stati pagati nonostante il lavoro svolto e le sovvenzioni dello Stato all'editoria percepite dall'editore. Auspichiamo, inoltre, che la giustizia chiarisca la situazione patrimoniale dell'editore per capire dove siano finiti quei soldi". "Nonostante gli oltre 20 milioni di euro percepiti dallo Stato - aggiunge Paolo Facciotto, fiduciario sindacale del gruppo di giornalisti de La Voce srl fallita - si è venuto a creare un buco di 12,7 milioni di euro".

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