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Venerdì, 19 Aprile 2024
Cronaca Cattolica

Fece esplodere il bancomat dell'Unicredit, un'impronta digitale lo incastra dopo tre anni

Dopo tre anni di estenuanti indagini e attività info-investigativa, dirette dalla Procura di Rimini, nella mattinata di venerdì i Carabinieri hanno arrestato a Modena B.D., un 40enne bolognese già noto alle forze dell'ordine.

Tutto iniziò il 13 novembre 2011 quando ignoti malviventi fecero saltare il Bancomat della filiale Unicredit di via Giosuè Carducci a Cattolica. In quel frangente un cittadino chiamò il 112 ma i Carabinieri, nonostante l’arrivo tempestivo sul posto, non riuscirono a fermare i ladri che nel frattempo erano fuggiti a bordo di una grossa Audi con il bottino di circa 30mila euro. Dopo tre anni di estenuanti indagini e attività info-investigativa, dirette dalla Procura di Rimini, nella mattinata di venerdì i Carabinieri hanno arrestato a Modena B.D., un 40enne bolognese già noto alle forze dell'ordine.

LE INDAGINI - Sul posto oltre ai militari della locale Tenenza, accorsero anche i militari dell’aliquota operativa dipendente dalla Compagnia Carabinieri di Riccione per la ricerca di impronte digitali ed inoltre per visionare i filmati della filiale. Ma, mentre i filmati permettevano di vedere solo 2 persone incappucciate senza poterne identificare i volti,  fortunatamente sulla batteria utilizzata dai malviventi per causare l’esplosione, i militari riuscirono a trovare impronte digitali utili, cioè dotate di tutte le creste necessarie per risalire all’identità di un soggetto, ed inviarle successivamente al RIS di Parma per le attività di identificazione del caso. Dopo qualche mese, i militari dell’aliquota Operativa, avuti i risultati dal RIS, per una delle due impronte (in quanto l’altra apparteneva ad una persona non censita alla banca dati), con decreto di perquisizione emesso dalla locale Procura di Rimini, si recarono a Bologna per perquisire l’abitazione di C.M. 37 enne bolognese. L’esito fu positivo: furono rinvenuti degli utensili della stessa marca della batteria su cui era stata rilevata l’impronta digitale, nonché una scheda telefonica con su impresse altre utenze tutte attivate lo stesso giorno ed intestate a cittadini stranieri. Una tipica tecnica di coloro che effettuano questi tipi di colpi, che utilizzano sempre delle schede nuove per ogni singolo furto per eludere ogni tipo di attività di indagine.

L’ARRESTO DI B.D. - Sulla scorta di questi elementi i militari approntarono una richiesta di custodia cautelare, pienamente condivisa dalla locale Autorità Giudiziaria, che eseguirono il 22 febbraio del 2013. Dopo qualche mese, la banca dati della forze di polizia ha dato al RIS di Parma anche un nome e cognome alla seconda impronta trovata, in quanto nel frattempo B.D. era stato arrestato e quindi foto-segnalato. Pertanto, anche in questo caso, sulla scorta di questi elementi, i militari dell’aliquota operativa, hanno approntato una richiesta di custodia cautelare che hanno eseguito in data odierna direttamente presso il carcere di Modena, dove l’arrestato era già detenuto per altra causa.

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