rotate-mobile
Cronaca

Gloria Lisi visita i profughi accolti a Rimini dalla Papa Giovanni XXIII

Il vice sindaco e assessore alla protezione sociale: "Faremo la nostra parte, e anche l'Ausl, con cui sono già in contatto per garantire la necessaria assistenza sociale e sanitaria"

Il "volto sereno" della trentina di profughi, arrivati a Rimini nell'Albergo sociale della Comunità Papa Giovanni XXIII con il corridoio umanitario grazie al Governo italiano e alle Nazioni Unite, "vale più di tutto, più delle parole, delle ideologie, delle convenienze, dei conti". Lo dice Gloria Lisi, vice sindaco e assessore alla protezione sociale del Comune, che promette aiuto da parte dell'amministrazione: "Faremo la nostra parte, e anche l'Ausl, con cui sono già in contatto per garantire la necessaria assistenza sociale e sanitaria". L'auspicio, prosegue il ragionamento, "è che non si tratti di uno spot, ma di un progetto strutturale che si integri, e non sostituisca, agli altri progetti coordinati dagli enti locali, come gli Sprar. Oggi, dice ancora Lisi, "è un momento di festa e non voglio parlare di altro, però lo ribadisco: il decreto sicurezza rischia di mandare in strada tanti migranti già ospitati nelle strutture del riminese". Anche perchè a Rimini "abbiamo dimostrato che una integrazione che vada oltre all'accoglienza è possibile". Gli Sprar, insomma, "funzionano, per questo abbiamo da tempo fatto richiesta per un ampliamento del progetto, in accordo con le altre Istituzioni e il Prefetto, con cui collaboriamo tutti i gironi". Per Lisi, dunque vanno bene i corridoi umanitari, bene l'accoglienza, "ma per una reale integrazione c'è bisogno del coinvolgimento attivo e diretto anche degli Enti locali. Non è facile, ma e' possibile, lo dobbiamo a persone come loro, che chiedono solo di poter vivere e crescere i figli in pace, lontano dalle guerre e, se possibile, anche dalle terribili ferite, fisiche e psicologiche, che si portano dietro".

Le facce di queste persone, spiega la vice sindaco, "raccontano storie di soprusi e violenze difficili da spiegare a parole". Per questo, sottolinea, "l'immagine che oggi mi porto a casa è quella dell'abbraccio spontaneo, appena varcata la soglia della struttura che oggi li accoglie, con donne che non conosco e di cui non comprendo la lingua, e quello con i loro bimbi che giocavano in spiaggia sugli scivoli, con le maniche corte tanto era l'entusiasmo per quei giochi finalmente anche loro". I profughi vengono da Etiopia, Eritrea, Camerun, Somalia, Sudan, parlano decine di lingue e dialetti diversi, "ci sono e non possiamo fare finta che non esistono". E se sono a Rimini è perchè, "come nella sua tradizione, la Papa Giovanni XXIII ha chiesto a Nazioni Unite e Governo di occuparsi di quelli che non voleva nessuno, degli ultimi tra gli ultimi, donne, bimbi e disabili in fuga da guerre fratricide e sanguinarie". Oggi sono a Rimini "e non spetta solo a questi splendidi volontari, che non smetterò mai di ringraziare, ma a tutti i riminesi prendersene cura", chiosa Lisi.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Gloria Lisi visita i profughi accolti a Rimini dalla Papa Giovanni XXIII

RiminiToday è in caricamento