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Cronaca

I marinai di salvataggio sul piede di guerra: "Male orari e retribuzione"

I baywatch riminesi si oppongono alle "decisioni scriteriate" di turnazione in torretta e riduzione del monte ore e quindi della busta paga

Sono sul piede di guerra, e in stato di agitazione, i marinai di salvataggio di Rimini, in particolare in favore dei 31 colleghi che lavorano con la cooperativa di Rimini sud e nei bagni dall'8 all'11, dal 32 al 39, dal 75 al 148. Per opporsi alle "decisioni scriteriate" di turnazione in torretta e riduzione del monte ore e quindi della busta paga. E chiedere dunque un nuovo contratto integrativo provinciale che garantisca "un adeguamento economico e normativo"; di svincolare questo servizio fondamentale dalle "dinamiche e dai particolari interessi delle imprese balneari"; e di garantire formazione, dotazioni e dispositivi di sicurezza individuali. "Salviamo vite umane, fino a quando vedremo ridursi i nostri diritti?" è il mantra dei baywatch riminesi che questa mattina incontrano la stampa proprio di fronte alla spiaggia di Rimini per confermare lo stato di agitazione che sarà seguito da un volantinaggio negli stabilimenti balneari. Difficilmente invece si arriverà a uno sciopero, dato che il servizio è ritenuto essenziale, "ma c'è un ampio consenso sui temi, ci stiamo muovendo prima dell'inizio della stagione con manifestazioni pubbliche", spiega Mirco Botteghi della Filcam-Cgil. "Abbiamo incontrato il presidente della compagnia bagnini di Rimini sud Mauro Vanni, contro le decisioni scriteriate e unilaterali", giustificate con le nuove assunzioni, di turnazione delle torrette, che "non ci consente il presidio di in territorio che si conosce", tra fondali, correnti e clientela, e di modifica dell'orario di lavoro che fa venire meno 1.800 euro netti. Così "si rischia di mettere a repentaglio la sicurezza della balneazione".

Senza tralasciare i problemi sulla formazione e le "ampie sacche" dove il contratto non è applicato o applicato male, dicono. "Non volevamo lo stato di agitazione- stigmatizza Botteghi- ma la situazione è inaccettabile con decisioni unilaterali da parte dei concessionari, un meccanismo che non accettiamo". Anche perchè, gli fa eco il collega della Fisascat-Cisl Romagna Luigi D'Alessandro, "il servizio di salvamento è un fiore all'occhiello e sulla sicurezza non si gioca", ma va garantita con regole definite e formazione: prima di nuove assunzioni occorrono un "rafforzamento dell'esistente e anni di esperienza". Da qui la richiesta di aprire "un tavolo di confronto serio sulla sicurezza che non è un costo e non ha nemici" e di "solidarietà da Pubbliche amministrazioni ed Enti locali", ma anche cittadini e turisti. I sindacati due volte hanno chiesto un confronto a Confartigianato e Lega delle cooperative, ma i due incontri sono andati deserti, mentre più sensibile si è dimostrato il Comune al quale si chiede "una posizione netta" rispetto alla cooperativa di Rimini sud. Dall'assessore al Demanio Roberta Frisoni è anche arrivata la proposta di rendere il servizio pubblico: le parti sociali "ogni anno lottano per diritti minimi", per cui "un ragionamento sul modello da seguire va fatto" in modo da "svincolare il servizio dagli interessi dei privati. E se lo strumento dello sciopero è difficilmente utilizzabile "andremo avanti nella lotta- gridano in coro i marinai di salvataggio- se le cose non cambiano" e non si raggiunge "un accordo per un nuovo contratto integrativo provinciale per aumentare redditi e diritti".

Anche con il Comune di Cesenatico i sindacati sono ai ferri corti, dato che nell'ordinanza balneare comunale non sono state accolte le loro istanze, in particolare il prolungamento del servizio per tutto settembre. L'ordinanza regionale, ricordano le parti sociali cesenati, prevede il servizio obbligatorio dall'ultimo fine settimana di maggio fino al secondo di settembre, ma "prevede altresì che vi sia il controllo delle acque sempre dall'ultimo fine settimana di maggio fino al 30 di settembre". Ed è, concludono, "un controsenso garantire la salute della balneazione a scapito della sicurezza". (Dire)

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