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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Il semiologo Paolo Fabbri dona alla Gambalunga i libri antichi appartenuto alla madre

In occasione delle celebrazioni per i 400 anni della Biblioteca di Riminiun gesto che si inserisce nel solco della tradizione dell’istituzione fondata nel 1619 per volere di Alessandro Gambalunga

Ci sono opere filosofiche come La ricerca della verità di Malebranche, testi classici di Cicerone, Seneca, Tacito, Teofrasto, testi in versi, tra cui un bellissimo Orlando Furioso, e religiosi (Sant’Agostino, manuali di devozione). Ma anche trattati settecenteschi sulla canalizzazione dei fiumi o la costruzione di strumenti matematici e persino un Essai sur l’histoire naturelle due Polype insecte: un piccolo libro corredato da disegni scientifici, un esempio dell’accuratezza scientifica del Settecento, il secolo dei Lumi. Sono una cinquantina i testi che il semiologo riminese Paolo Fabbri - ottant'anni mercoledì 17 aprile, un traguardo che il Corriere della Sera segnala proprio oggi con una lunga intervista -  ha deciso di donare alla Biblioteca Gambalunga di Rimini in occasione della ricorrenza dei 400 anni dalla sua fondazione e della Festa di compleanno di martedì 23 aprile prossimo.

“Me li ha lasciati mia madre - spiega Paolo Fabbri - Sono l’esito di secolari acquisizioni e divisioni ereditarie della famiglia Ginanni Fantuzzi. Una parte, sfuggita alle perdite, d’una più ampia biblioteca del conte Pietro Ginanni Fantuzzi, noto collezionista di monete papali, originario di Ravenna ma che a Rimini è vissuto e dove si è spento. Destinati alla donna che visse a lungo con lui, Tina Mirti Fabbri, mia madre, sono poi approdati alla mia biblioteca”. “La donazione di volumi che vanno dalle cinquecentine fino all’800 – prosegue lo studioso, membro tra l’altro del Comitato scientifico per le celebrazioni dei 400 anni della Gambalunga - è motivata dal mio sentimento d’adesione al progetto culturale della prima biblioteca civica d’Italia, nel suo quattrocentesimo anniversario”.

Un gesto che si inserisce perfettamente nel solco della tradizione dell’istituzione pubblica riminese. Sorta nel 1619 per volontà del giureconsulto Alessandro Gambalunga, che lasciò un patrimonio di circa duemila titoli, la Biblioteca è andata via via arricchendosi, nel corso dei secoli, grazie ad importanti donazioni. Prime fra tutte quelle di Giuseppe Garampi arcivescovo, cardinale, nunzio apostolico e prefetto dell’Archivio vaticano, che riuscì a fare depositare presso la Gambalunga incunaboli e codici della Confraternita di San Girolamo, tra cui il De Civitate Dei scritto per Pandolfo Malatesta. Lui stesso, ancora in vita, donò alla biblioteca la Regalis Historia dei Malatesta, mentre alla sua morte, nel 1792, donò 27 incunaboli, tra cui la prima edizione del De re militari di Roberto Valturio e 86 codici. Da ricordare, tra le tante donazioni, che hanno portato il patrimonio della Gambalunga a contare più di 300.000 volumi, tra testi antichi e moderni, quelle dei bibliotecari Luigi e Carlo Tonini, mentre nel Novecento particolare importanza ebbero ad esempio le donazioni della biblioteca e delle carte dell’antichista Adolphe Noël des Vergers, quelle delle famiglie Lettimi e Francolini, del pubblicista e artista Luigi Pasquini; gli archivi fotografici dei fotoreporter Davide Minghini, Venanzio Raggi e Riccardo Gallini.

“In un’epoca di testi virtuali e rarefatti – aggiunge il semiologo Paolo Fabbri - il destino del codice denso del libro è nelle mani, negli occhi e nella mente di lettori ‘coinvolti’, catturati dalla sorpresa felice di percepire nel presente della lettura e al di là delle distanze e dei secoli, questi antichi linguaggi”.

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