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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Indice di indipendenza del Sole 24 Ore, l’Assessore Gianfreda: “Rimini in equilibro tra autonomia e solida rete sociale"

Il responsabile alla Protezione sociale: "Come amministrazione, abbiamo messo in campo e stiamo mettendo in campo una serie di progetti specifici per contrastare il fenomeno dell’isolamento sociale"

“Rimini si colloca in una fascia intermedia nella classifica sull’indice di 'solitudine' uscita oggi sulle pagine del Sole 24 Ore, il quale restituisce una fotografia generale su come stanno cambiamento le famiglie italiane, in un orizzonte, si legge, modificato in particolare dall’allungarsi della vita (il che produce più anziani soli, senza partner) e dal pendolarismo". A commentare la classifica stilata dal quotidiano economico, che fotografa la situazione di una Italia si sta trasformando in un paese di single, è l'assessore Kristian Gianfreda. Oggi un italiano su tre risulta solo all’anagrafe e l’11% dei nuclei familiari con figli è monoparentale. In base ai dati dell’ultimo censimento permanente della popolazione elaborati dal Sole 24 Ore, Istat conta fino a 8,5 milioni di persone sole, pari al 33,4% delle famiglie residenti in Italia. Un dato che, stando alle previsioni demografiche al 2041 dell’istituto, è destinato a salire a 10,2 milioni con un aumento del 16,2 per cento. In crescita anche i genitori soli, del 9 per cento. Dietro questi numeri si nascondono diversi fenomeni: dall’allungamento della vita agli spostamenti per lavoro, che alimentano il pendolarismo. Con impatti su società e sistema economico.  

"Rimini - commenta Gianfreda - nell’elenco nazionale stilato dal quotidiano diretto da Tamburini, figura al 44esimo posto su un totale di 107 capoluoghi rilevati: una posizione mediana che denota, dunque, un equilibrio di fondo che caratterizza il territorio di Rimini, composto da 150.298 famiglie e 55.800 persone che vivono in autonomia, con un’incidenza che si aggira al 37 per cento del totale. Alla luce di questa analisi, penso però che il termine solitudine non sia sempre appropriato al 100%. In alcuni casi di nuclei unipersonali penso sia meglio parlare di indipendenza, autonomia, e non per forza di solitudine, soprattutto in riferimento alle fasce più giovani e ‘medie’ che viaggiano di più, si spostano con più facilità e non di rado lavorano in una città ma hanno la famiglia che vive in un altro luogo. Anche la solitudine deve essere guardata all’interno di un contesto più flessibile e meno rigido rispetto a quello di tempo fa. Si potrebbe disquisire a lungo se sia meglio il mondo di oggi o di una volta, ma sta di fatto che la cornice generale è differente e anche l’essere single spesso è il risultato di una scelta e non di una mancanza di opportunità. Ma torniamo al dato riminese: il posizionamento penso possa essere letto come un buon bilanciamento tra il livello di nuclei familiari e quelli unipersonali da correlare anche a una questione demografica e di grandezza territoriale.  Rimini è a metà tra una piccola e grande città, e questo credo crei le condizioni per avere una rete relazione abbastanza esteso e allo stesso tempo avulsa da fattori di dispersione che non permettono di stringere legami saldi, autentici tra persone".   

"Mentre l’incidenza di solitudine tra i giovani e gli adulti si attesta a dei livelli bassi - prosegue l'assessore - quella degli anziani (32,6 per cento), come prevedibile e in linea con il trend nazionale, risulta superiore. Una percentuale che si lega inevitabilmente a una maggiore longevità che, se da un lato rappresenta senza dubbio un fattore positivo, in parallelo, tra gli effetti collaterali comporta l’aumento di situazioni in cui gli anziani si ritrovano soli, senza il compagno (o la compagna) di una vita. Proprio per questo, come amministrazione, abbiamo messo in campo e stiamo mettendo in campo una serie di progetti specifici per contrastare il fenomeno dell’isolamento sociale tra le persone più in là con gli anni, allo scopo non lasciarle sole e far sì che siano ben integrate nel contesto in cui vivono. Sulla scia di questo pensiero si articolano ad esempio le misure a sostegno della domiciliarità, come gli OSS di quartiere o il maxi percorso di costruzione delle Case di Comunità che, al di là dell’aspetto più assistenziale e medico, saranno anche dei luoghi di ascolto e ritrovo, veri e propri punti di riferimento per la città. C’è poi il progetto per portare i pasti nelle abitazioni, quello legato al monitoraggio e alla supervisione a casa, ci sono i centri sociali. Tutto, appunto, nell’ottica di fare di Rimini un territorio ‘vivo’ e accogliente, in cui ognuno può trovare il suo spazio di autodeterminazione e il suo network di conoscenze e affetti, che siano essi familiari o amicali.”. 

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