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Cronaca

Un anno dall'incidente mortale di Nicky Hayden, fissata udienza per il rinvio a giudizio

Kentucky Kid stava percorrendo con la sua bicicletta le strade dell'entroterra misanese quando venne centrato in pieno da un veicolo

E' trascorso esattamente un anno da quel maledetto 17 maggio del 2017 quando, sulle strade dell'entroterra misanese, il pilota Nicky Hayden rimase coinvolto in un tremendo incidente. Kentucky Kid, come era soprannominato nei paddock dei circuiti del motomondiale, era in sella alla sua bicicletta e, non rispettando un segnale di stop, venne falciato da una Renault all'incrocio tra via Ca' Fabbri e la via Tavoleto. Un impatto tremendo per il 36enne che, in condizioni disperate, venne trasportato al "Bufalini" di Cesena e, dopo un'agonia durata 5 giorni, i medici hanno staccato le macchine che lo tenenvano in vita non prima, per volere della famiglia e in un estremo gesto di generosità, di espiantare i suoi organi e donare una speranza ad altre persone in difficoltà.

Per questa tragedia, la Procura della Repubblica ha chiesto il rinvio a giudizio, con l'accusa di omicidio stradale, per l’operaio di Morciano 30enne (difeso dagli avvocati Pierluigi Autunno e Francesco Pisciotti) coinvolto nel terribile incidente che vide perdere la vita al pilota americano Nicky Hayden e l'udienza preliminare è stata fissata per il prossimo 13 giugno. La richiesta, firmata dal sostituto procuratore Paolo Gengarelli che ha seguito l'inchiesta, è arrivata dopo il deposito, da parte dei tre periti, dei documenti sulla ricostruzione dell'incidente mortale. Un pool di esperti che vede, per i famigliari di Hayden l'ingegner Francesco Del Cesca; per la Procura di Rimini il perito industriale Orlando Omicini, ex agente della polizia Stradale ed esperto nella ricostruzione dei sinistri; per la difesa l'ingegner Alfonso Micucci, docente all'Università di Bologna. Da quello che emerge dalle carte, il ragazzo alla guida della vettura stava procedendo lungo via Tavoleto in direzione mare a una velocità di poco superiore ai 70 chilometri all'ora, in un tratto della strada dove vige il limite dei 50 chilometri orari.

Hayden, che era in sella alla sua bicicletta da corsa, avrebbe letteralmente "bruciato" lo stop di via Ca' Fabbri procedendo a una velocità di circa 20 chilometri all'ora. Per il pilota statunitense, quindi, ci sarebbe un concorso di responsabilità nell'incidente tanto che, l'automobilista, avrebbe il 30% della responsabilità nel sinistro mortale. Secondo il perito del pubblico ministero, inoltre, se l'auto avesse rispettato i limiti di 50 chilometri orari "sia reagendo e frenando, sia continuando a velocità costante, l'incidente sarebbe stato interamente evitato" e Nicky Hayden non avrebbe perso la vita. 

La tragedia di Nicky Hayden

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