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Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

L'anno di Azzurrina di Montebello, attesa nella rocca per l'apparizione del fantasma

La leggenda vuole che negli anni divisibili per 5 lo spettro della bambina torni a farsi sentire tra le stanze del castello. Intervista al ricercatore Leo Farinelli che ha dedicato anni a scoprire cosa si cela dietro il racconto tramandatoci nei secoli

La Romagna è una terra di misteri e leggende che affondano le loro radici in un passato ricco di storia e che traggono la loro energia da tantissimi luoghi suggestivi, in particolare manieri e castelli, che affollano il suo entroterra. Uno dei racconti più famosi, e che ognuno di noi ha sentito raccontare più volte e in varie versioni, è quello legato ad Azzurrina di Montebello: la piccola bambina scomparsa tra le stanze del castello di proprietà dei conti Guidi di Bagno. Protagonista di un film, mai uscito nelle sale a distanza di diversi anni dalle riprese, la leggenda vuole che, secondo la tradizione, il fantasma di Azzurrina torni a farsi sentire tra i corridoi che si affacciano sulla Valmarecchia la notte del solstizio d’estate, il 21 giugno, di ogni anno lustro, ossia divisibile per 5. 

Ed ecco che, per questo 2015, torna a farsi vivo il racconto di Guendalina, vero nome della piccola, ma con qualche particolare in più frutto di un lungo lavoro portato avanti dal forlivese Leo Farinelli che ha dedicato anni a scoprire cosa si cela dietro il racconto tramandatoci nei secoli. Autore di libri e di trasmissioni che riguardano il paranormale e, in particolare, proprio il fantasma che abita la rocca di Montebello, Farinelli spiega che “della leggendaria Azzurrina, fino ad ora si è scritto e detto quanto era possibile, altro lo sarà perché la fantasia umana è sconfinata in positivo e negativo”.

fantasma azzurrina-2“La leggenda che l’accompagna – prosegue il ricercatore - è conosciuta in tutta Europa ed anche nelle comunità italiane che risiedono in altri continenti. Non voglio annoiare ripetendola e infiorandola più di quanto si è già fatto. Porto a conoscenza invece, quanto mi è stato permesso raccogliere durante venti anni di ricerche storiche e oggettive, fatte di studi, di contatti psichico-fisici, di riscontri tangibili documentati e notificati. Di questi nel possibile, riporterò in sintesi quanto è emerso fino ad ora.  Il vero nome di Azzurrina era Guendalina Della Faggiola, figlia di Uguccione Della Faggiola e di Costanaza Malatesta, uniti in matrimonio per volere del Papa Urbano VI affinché terminassero di farsi guerra e ampliare così il potere della chiesa e dei casati. Uguccione era discendente del più famoso condottiero Uguccione Della Faggiola, capostipite del casato e mecenate di Dante Degli Aldighieri, al quale regalò l’idea di scrivere la Divina Commedia. Il Casato, prima di chiamarsi Della Faggiola, nome preso dai territori (faggiolani) sotto il monte Carpegna ove il suo capostipite si era insediato, tale Raniero da Bertinoro, proveniente dallo stesso colle. Costanza Malatesta era diretta discenderete del forte casato radicato in Verucchio, di lei si racconta che fosse un’abile stratega e che amava donarsi a più amanti”.

NUOVA COPERTINA LIBRO  AZZ. 2012-2“Guendelina nacque nell’anno 1375 nel mese dei doni (Dicembre) – racconta Farinelli - così, io e mia moglie, trovammo riportato sul grande registro che troneggiava sul tavolo dell’archivio del castello di Montebello. Le ricerche mi condussero ad appurare che il nome lo aveva proposto il musico di corte, l’irlandese Gael Duggan, vedendo il candore della piccola nata coi capelli appena biondi: nella lingua irlandese Guendelina significa “bambina con le ciglia bianche” . Il nome poi fu tramutato in Guendalina. Gael era giunto al castello assieme a Hubert Jean Joseph, chiamato dalla Francia dallo stesso Papa Urbano VI a comandare il corpo di guardia del castello composto da armigeri francesi che lui stesso aveva voluto lo seguissero per il compito di difesa. Nel Settembre del 1995 io e mia moglie facemmo la prima visita al castello di Montebello, del quale non sapevano nulla, nemmeno delle leggenda azzurra. Dopo quella  prima visita verso la fine dello stesso iniziai ad avere contatti medianici con l’energia spirituale della piccola Guendalina. Contatti che nei primo giorni mi fecero quasi impazzire essendo digiuno di tutto quanto riguardava il paranormale.

“Educato alla novità dal compianto parapsicologo Piero Cassoli fondatore del Centro Studi Parapsicologici di Bologna, anch’esso conoscitore della leggenda/caso Azzurrina, imparai ad assumere quanto ricevevo mentalmente, a prendere appunti e quindi fare ricerca: storica innanzi tutto, coadiuvata dall’analisi essoterica, dall’interpretazione di simbologie, dall’accertamento di itinerari datati nel tempo ed avvenimenti preesistenti., Così, come uno scolaro davanti al primo alfabeto imparai ad accedere a spazi storici rimasti occulti e documentare il suo corto cammino. Questo anche dovuto alle capacità recettive che non mi ero mai riconosciuto, o che erano rimaste latenti in me e risvegliate dall’impulso azzurro”.

“Guendalina non era nata albina come vuole la leggenda riportata in un manoscritto ritrovato da un frate dimorato alla corte dei Guidi di Bagno già signori del castello fin dal 1464, ma bensì era bionda a dispetto dei suoi famigliari tutti di capelli scuri e carnagione mediterranea. Forse chi la descrisse albina lo fece per ingraziarsi le signorie di allora che adottarono quella menzogna molto volentieri. La bambina era bionda, con occhi azzurri e con intelligenza fuori del comune. Fin dalla tenera età aveva messo a disagio i due casati. Infatti, la sua caratteristica fisica aveva fatto dubitare che fosse una figlia impura, Uguccione per primo aveva posto il dubbio sul tavolo e nonostante la madre Costanza replicasse la sua innocenza e fedeltà, non volle riconoscere la piccola parte del suo sangue. Il capo delle guardie Hubert, dalle sembianze nordiche, era divenuto il simbolo biondo del tradimento carnale di Costanza”.

“Più passava il tempo e più la piccola mostrava la sua anomalia per quei tempi: era intelligente da stupire, sapeva della musica senza aver preso lezioni, canticchiava in francese, sapeva conciare ogni specie di pianta erbacea e ottenerne oli, profumi, medicinali. Erbe che poteva raccogliere nei prati attorno al castello quando vi veniva accompagnata dalla tata e dal cagnetto. Parlava spesso di Mosè stupendo gli uomini di chiesa e lo stesso Papa. Sapeva cucire le stoffe fin dalla tenera età, e dalle erbe sapeva anche ottenere tinte di varie tonalità. Questo era Guendalina, una fonte di stupore e paura per quanti la avvicinavano. La tata Gorianna al suo servizio, il frate Gregorio insegnante di più discipline, e un piccolo cagnetto erano l’unica compagnia permessa, e con questi aveva stabilito affetto e complicità nelle stanze che le erano state assegnate, e poteva vedere la luna e stelle solo dal loggiato attiguo la sua stanza”.

“All’età di 6/7 anni aveva iniziato a tingersi i capelli di un celeste verdognolo con la tinta bluastra derivata dal Guado, pianta ancora oggi usata per ottenere il blu che ancora oggi si usa per tingere i blue jeans. Gli stessi capelli su ordine di Uguccione le venivano tagliati dalla tata, corti e nascosti da un copricapo che sembrava un tegame senza manico. I genitori avevano accettato la novità azzurrognola, così avrebbe nascosto la sua “vergognosa differenza”, a ogni occhio estraneo al luogo. Vergognosa differenza che aveva generato una situazione disagevole che sarebbe dovuta essere risolta. Di Guendalina la leggenda racconta che fosse stata condannata al rogo perché albina e perciò secondo i canoni di allora, figlia del demonio. Diversi studi testimoniano che a quei tempi non era uso considerare così l’albinismo, e allora non vi era inquisizione. Invece l’albinismo era visto come un danno fisico, una pazzia, un segno del Signore.  Quella parte di leggenda fu falsamente scritta dal frate di allora per essere gradito a corte ove era mantenuto, e nascondere così il vero motivo della scomparsa di Guendalina”. 

“Scomparsa che ho potuto documentare come avvenne, ma che nel primo libro che ho pubblicato non potei palesarla, ma che assicuro sarà resa pubblica nei dettagli nel prossimo. In breve si può immaginare cosa sia stato deciso nel conciliabolo tenuto nel mese di Nonvembre dell’anno 1383 fra tutti gli imparentati dei due casati Malatesta e Della Faggiola, compreso il placet papale. Erano giorni di neve nel Dicembre dell’anno 1383 quando la piccola Guendalina scomparve dal castello. La leggenda dice che scomparve nei sotterranei, nella ghiacciaia. Le mie indagini e contatti medianici, sostengono che rimase per poco tempo in un ambiente particolare nei sotterranei del castello, stanza che ho individuato fin dai primi mesi dell’anno 1996, e che in seguito ad altre indagini psichico-fisiche coadiuvate dalla mia collaboratrice, hanno confermato echi murali ed energetici dell’antica presenza della piccola Guendalina.   Nei contatti medianici avuti con la sua energia spirituale, Guendalina non ha mai detto la parola “mamma”, sapeva di non esserle cara, era molto più amata dal capo delle guardie del castello, Hubert Jean Joseph, che era biondo e aveva occhi azzurri come lei, che le insegnava i canti di battaglia che facevano forti i soldati, anche a scuoiare i conigli e le aveva regalato un baule rosso. La amavano di più le donne delle cucine ove faceva intingoli strani, profumati e spesso amari come la cicuta ma che facevano guarire”. 

“Raramente riceveva la visita della sorella Elissia, maggiore di quattro anni, “magra come uno stecco” mi aveva confidato ridendo, e che in quegli incontri Elissia amava cospargersi degli oli profumati che Guendalina creava. Amava in modo particolare la Lavanda con la quale realizzava oli profumati, medicamentosi, faceva anche dolci con i suoi fiori. È documentato da disparati testimoni e in diversi ambienti che la sua presenza si annuncia col profumo di Lavanda. E’ accaduto e ancora succede ove sono presente, cito ad esempio e in difetto: due volte in ospedale a Rimini, reparto di Terapia Antalgica ove ero ricoverato, più volte in casa mia, in negozi, in uffici, in ristoranti. È’ accaduto tre volte nel castello di Sorci. In una di quelle volte col mio gruppo stavamo facendo ricerca psichico-fisica, ed erano presenti anche una equipe attrezzata per fare un format per Voyager, e un gruppo di giornalisti/redattori della TV della Val Tiberina. Inutile descrivere la sorpresa di tutti e soprattutto di quelle persone che toccarono con mano la presunta presenza di Guendalina che poi si manifestò in voce e immagine”.

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