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Cronaca

Le coppie di fatto sfondano quota 2mila: sono il 6,5% delle famiglie riminesi

Dal 2001 ad oggi le famiglie unipersonali crescono del 7,9%, quelle monopersonali con figli del 3,7%, mentre le coppie coniugati scendono del 4,3%, coniugate con figli segnano un -10%

Le convivenze e le libere unioni nel Comune di Rimini superano abbondantemente quota duemila, rappresentando ormai il 6,5% delle famiglie riminesi. Non solo, dal 2001 ad oggi, sono le uniche a crescere, a fronte di un indebolimento di quelle tradizionali. Se diamo una rapida occhiata ai dati sulla provincia di Rimini degli ultimi quindici anni, si nota che dal 2001 ad oggi le famiglie unipersonali crescono del 7,9%, quelle monopersonali con figli del 3,7%, mentre le coppie coniugati scendono del 4,3%, coniugate con figli addirituttura segnano un meno 10%. La coppia cosidetta tradizionale perde dunque in quindici anni circa quindici punti percentuali, pur rimanendo ampiamente quella principale, rappresentando più del 46% sul totale delle famiglie.

Uno spaccato concreto della società odierna che testimonia come vi sia una realtà piuttosto variegata di tipologie famigliari, nelle quali assumono sempre più consistenza forme di convivenza un tempo residuali. Nuove famiglie, dunque, che presentano anche nuovi e per certi versi inediti bisogni, a cui è necessario poter dare una risposta. In questo ambito la legge di riferimento è quella nazionale, dalla quale poi gli enti locali derivano le indicazioni per la regolamentazione dei propri servizi pubblici. Non sempre però i diritti di queste nuove forme famigliari sono tutelati al pari di tutti gli altri,

L'esempio forse oggi più evidente è quello dell'accesso e della permanenza nelle case popolari. Secondo il regolamento della Regione Emilia Romagna, indatti, una coppia non sposata, per fare domanda come nucleo famigliare, deve dimostrare di avere un biennio di convivenza anagrafica alle spalle. Se una famiglia è sposata, invece, non ha alcun vincolo temporale e può fare domanda come nucleo famigliare già il giorno stesso del matrimonio, a prescindere dalla convivenza anagrafica pregresssa. Differenze simili si hanno qualora un assegnatorio di casa popolare si unisca ad un partner sucessivamente all'assegnazione della stessa. In caso di matrimonio, il partner diventa a tutti gli effetti, immediatamente, membro di quel nucleo famigliare e dunque gode degli stessi diritti dell'assegnatario, in caso di convivenza senza matrimonio, per godere gli stessi diritti, devono passare quattro anni. Su altri servizi, dove anche a livello locale vi è maggiore margine di autonomia, le differenze sono meno evidenti, come nell'accesso ai servizi per la scuola di infanzia e ai nidi, dove sostanzialmente non vi sono differenze tra coppie sposate e no.

I dati statistici ci offrono un quadro assai diversificato - commenta Gloria Lisi, Vicesindaco del Comune di Riminidelle famiglie riminesi. Sono famiglie che, come quelle più tradizionali, vengono quotidianamente ai nostri uffici per richiedere i servizi pubblici come quelli della scuola, degli asili, o delle case popolari. A queste persone in carne ed ossa, che già esistono e sono parte integrante della nostra società, vanno date risposte al pari delle altre. Si pone certamente la questione più generale dei diritti, regolamentata a livello nazionale, sulla quale non voglio nemmeno entrare, ma anche una molto più concreta sulla fruizione dei servizi pubblici. Tramite i nostri regolamenti abbiamo cercato di utilizzare parametri in grado di assottigliare fino quasi ad annullare le differenze tra coppie sposate o meno. Su altri i margini di manovra sono più stretti perchè i vincoli della legge nazionale sono più rigidi. Più in generale penso che siano maturi i tempi per una riflessione ampia e condivisa che tenga conto del nuovo spaccato sociale delle famiglie riminesi e, nel rispetto del diritto, possa portare ad una maggiore uniformità nell'esigibilità dei diritti garantiti dalla costituzione”.

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