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Cronaca

Le "notti bianche" della Rimini bene, scagionato il titolare del VickyCristina

L'inchiesta aveva rivelato di incontri e regali di 'piste' di cocaina nei bagni del locale a belle donne

Si è concluso l'incubo giudiziario per Matteo Curzi, 33enne titolare del ristorante Vichycristina di Rimini difeso dall'avvocato Fiorenzo Alessi, completamente scagionato dall'inchiesta che lo scorso autunno si era abbattuta sul locale aveva fatto emergere un vasto giro di cessioni di cocaina nelle toilette. L’operazione, chiamata “Whitesnow”, era partita nel novembre dello scorso anno quando, alcuni residenti di Borgo Marina, si erano lamentati per la musica troppo alta proveniente da un locale della zona e avevano presentato un esposto. Gli inquirenti, dopo aver svolto un controllo di natura amministrativa all’interno del locale, avevano raccolto alcune voci su continui episodi di spaccio di stupefacenti che avvenivano tra i tavoli. E’ a questo punto che la sezione di pg della Procura, coordinata dal pm Paolo Gengarelli, aveva aperto il fascicolo e iniziato a sviluppare l’indagine conclusasi con 20 provvedimenti, alcuni di natura coercitiva e altri di perquisizioni domiciliare e personale, nei confronti di altrettante persone residenti a Rimini, Ravenna, Treviso.

Tra questi, accusato in concorso, c'era anche Curzi il quale però è stato scagionato tanto che il pm ha richiesto la sua archiviazione che è stata accolta dal Gip Vinicio Cantarini. "Che ne locale girasse cocaina - spiega il titolare - io l'ho scoperto dai giornali in quanto la gestione era stata affidata ad altri. Nonostante frequentassi il Vichycristina come cliente, non aveva mai visto degli strani movimenti. La mia società, infatti, si era affidata a una 49enne e a sua figlia 31enne che ricoprivano la figura di direttrici del ristorante. Quando abbiamo aperto, ero contento del lavoro che stavano svolgendo perchè la clientela che portavano era di fascia alta e, allo stesso tempo, nella zona di Borgo Marina non abbiamo mai avuto problemi legati alla sicurezza e alla criminalità. Solo qualche screzio, coi vicini di casa, infastiditi dal rumore ma nulla di più".

"Nel secondo anno di attività - prosegue l'imprenditore - avevo iniziato a nutrire dubbi sulla serietà delle gestrici e questo è avvenuto prima che iniziasse l'inchiesta. Le perplessità erano dovute al fatto che, nonostante il locale fosse sempre pieno e ci fosse una lista d'attesa di almeno 3 settimane per un tavolo, a fine mese i conti non tornavano tanto che, ad aprile 2018 quando abbiamo chiuso, avevamo già intenzione di cambiare strategia in occasione della riapertura invernale che poi non c'è stata a causa dell'indagine e del provvedimento del Questore che ha applicato l'articolo 100 del Tulps per sospendere la licenza per 3 mesi".

Con la richiesta di archiviazione nei confronti di Matteo Curzi, accolta dal Gip che ha evidenziato come "non sussistano elementi idonei a sostenere l'accusa in giudizio, rimangono indagati nell'inchiesta “Whitesnow” la 49enne, la 31enne e altre persone sospettate a vario titolo di cessioni di stupefacenti.

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