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Cronaca

Morte di Nicky Hayden, l'automobilista rinviato a giudizio per omicidio stradale

Il pilota statunitense investito mentre pedalava sulla sua bicicletta da corsa lungo le strade di Misano Adriatico

E' stato rinviato a giudizio con l'accusa di omicidio stradale, e sarà processato con rito abbreviato il prossimo 10 ottobre il 31enne di Morciano, difeso dagli avvocati Pierluigi Autunno e Francesco Pisciotti, che, il 17 maggio del 2017, investì e uccise il pilota di moto statunitense Nicky Hayden. Nella mattinata di mercoledì si è tenuta l'udienza davanti al Gip che, oltre al rinvio a giudizio, vedeva i legali scegliere il rito del processo. Una scelta, quella dell'abbreviato, che non ha trovato d'accordo la sorella di Hayden, presentatasi come parte civile, esclusa quindi dal procedimento penale ma che potrà rivalersi in sede civile.

Il processo, che per la scelta del rito vedrà il 30enne beneficiare subito dello sconto di un terzo della pena, si baserà su quanto ricostruito da parte dei tre periti. Un pool di esperti che vede, per i famigliari di Hayden l'ingegner Francesco Del Cesca; per la Procura di Rimini il perito industriale Orlando Omicini, ex agente della polizia Stradale ed esperto nella ricostruzione dei sinistri; per la difesa l'ingegner Alfonso Micucci, docente all'Università di Bologna. Da quello che emerge dalle carte, il ragazzo alla guida della vettura stava procedendo lungo via Tavoleto in direzione mare a una velocità di poco superiore ai 70 chilometri all'ora, in un tratto della strada dove vige il limite dei 50 chilometri orari.

Secondo quanto emerso fin dalle prime indagini, Hayden si trovava in sella alla sua bicicletta da corsa e, non rispettando un segnale di stop, venne falciato da una Renault all'incrocio tra via Ca' Fabbri e la via Tavoleto. Un impatto tremendo per il 36enne che, in condizioni disperate, venne trasportato al "Bufalini" di Cesena e, dopo un'agonia durata 5 giorni, i medici hanno staccato le macchine che lo tenenvano in vita non prima, per volere della famiglia e in un estremo gesto di generosità, di espiantare i suoi organi e donare una speranza ad altre persone in difficoltà.

Hayden, che era in sella alla sua bicicletta da corsa, avrebbe letteralmente "bruciato" lo stop di via Ca' Fabbri procedendo a una velocità di circa 20 chilometri all'ora. Per il pilota statunitense, quindi, ci sarebbe un concorso di responsabilità nell'incidente tanto che, l'automobilista, avrebbe il 30% della responsabilità nel sinistro mortale. Secondo il perito del pubblico ministero, inoltre, se l'auto avesse rispettato i limiti di 50 chilometri orari "sia reagendo e frenando, sia continuando a velocità costante, l'incidente sarebbe stato interamente evitato" e Nicky Hayden non avrebbe perso la vita. 

La tragedia di Nicky Hayden

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