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Cronaca

Morti sul lavoro, nel 2012 61 decessi in Emilia Romagna

Una strage di vite umane quotidiana quella descritta dall’Osservatorio Sicurezza Sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre in cui sono sempre agricoltura ed edilizia i settori maggiormente coinvolti da Nord a Sud del Paese

Più di 500 morti sul lavoro in un anno. 509 per la precisione. Come se in dodici mesi una grande azienda avesse perso tutti i propri dipendenti. Una strage di vite umane quotidiana quella descritta dall’Osservatorio Sicurezza Sul Lavoro di Vega Engineering di Mestre in cui sono sempre agricoltura ed edilizia i settori maggiormente coinvolti da Nord a Sud del Paese; perché le morti bianche non si possono contraddistinguere geograficamente, non esiste una polarizzazione dell’emergenza.

Tant’è che se le regioni con il maggior numero di vittime sono Lombardia (69 morti nel 2012), Emilia Romagna (61), Toscana e Veneto (42), Sicilia (40) le regioni invece in cui il fattore di rischio - basato sull’incidenza delle morti sul numero degli occupati – è più elevato sono l’Abruzzo (55,2 contro la media nazionale di 22,2), il Trentino Alto Adige (40,3), la Valle D’Aosta (35,2) e la Calabria (32,9). E ancora: le province con il maggior numero di morti bianche sono Modena e Brescia (19), ma sono seguite a stretto giro da Torino (15), da Roma (14), da Salerno e Bergamo (13) e da Bolzano e Verona (11). Intanto le incidenze di mortalità più elevate vengono riscontrate a Grosseto (108,1) ad Oristano (86,7), a Benevento (82,1) a Belluno (75). C’è tutta l’Italia dunque nella narrazione di un dramma che non conosce confini.

E, seppure le elaborazioni statistiche individuino un decremento delle vittime sul lavoro nel 2012 rispetto al 2011 (-8%), i numeri della tragedia rimangono sconvolgenti, soprattutto per coloro che, come gli esperti dell’Osservatorio Sicurezza sul Lavoro Vega Engineering, si trovano quotidianamente innanzi ad una nuova disgrazia. Ancor più sconfortante, poi, è constatare che i settori più coinvolti siano sempre l’agricoltura (in cui si conta il 35,2 per cento di tutti i morti del Paese) e l’edilizia (23,6 per cento). Così come la caduta dall’alto e il ribaltamento di un mezzo o di un veicolo in movimento sono le cause più frequenti di mortalità, rispettivamente nel 24,6 per cento e nel 19,1 per cento dei casi totali.

Come dire che, nonostante la consapevolezza dei pericoli che si nascondono in un vecchio trattore non a norma o di quelli che si affrontano su un’impalcatura senza adeguati ancoraggi, si continua a lavorare e a metter a rischio la propria esistenza. Il dettagliato studio dell’emergenza condotto dagli esperti dell’Osservatorio Vega Engineering (tutti i dati sono disponibili sul sito www.vegaengineering.com) continua quindi con la nazionalità delle vittime. Si scopre così che gli stranieri deceduti sul lavoro nel 2012 sono 57 ovvero l’11,2 per cento del totale. E oltre la metà delle vittime straniere è stato registrato nel Centro del Paese.

I rumeni sono gli stranieri più coinvolti in infortuni mortali. Le donne che hanno perso la vita al lavoro in Italia nel 2012 sono invece 9. La fascia d’età più colpita è quella che va dai 45 ai 54 anni (135 vittime da gennaio a dicembre) e degli ultrasessantacinquenni (108). Rispetto alla popolazione lavorativa l’indice di incidenza più preoccupante è proprio quello degli ‘over 65’ (287,4), segue il 33,3 della fascia 55-64 e il 21,6 dei 45-54.

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