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Cronaca Riccione

Morto nel canale durante la Notte Rosa, oggi l'autopsia di Vadim

I carabinieri di Riccione sono tornati lunedì mattina al Marano, vicino al canale del fiume dove domenica mattina all'alba è stato trovato il corpo senza vita di Vadim Piccione

I carabinieri di Riccione sono tornati lunedì mattina al Marano, vicino al canale del fiume dove domenica mattina all'alba è stato trovato il corpo senza vita di Vadim Piccione, 22enne di Ravenna, originario della Bielorussia adottato da una famiglia italiana. Un sopralluogo su un tratto di arenile calpestato tra venerdì e sabato da migliaia di persone arrivate a Riccione per il lungo week end della Notte Rosa.

Ma si sta tentando lo stesso di trovare un particolare, un elemento utile a ricostruire quello che è accaduto venerdì notte tra l'una e le 2.20, quando si sono perse le tracce di Vadim in mezzo ad un mare di folla. Resta impossibile pensare che tra migliaia di persone, venerdì nei locali sulla spiaggia per la Notte Rosa, nessuno abbia visto Vadim sentirsi male e cadere. Un appello è stato lanciato dagli uomini dell'Arma a chiunque abbia qualche informazione per ricostruire gli ultimi minuti di vita del 22enne.

Per ora i carabinieri possono contare sulle dichiarazioni degli amici, 6 ragazzi di Ravenna, che erano partiti col 22enne da Ravenna in treno per Riccione, intenzionati a ritornare a casa dopo alle 5. Vadim all'appuntamento in stazione con gli amici non si è mai presentato. Il malore è l'ipotesi più accreditata. Ma per una conferma bisognerà aspettare l'autopsia prevista per martedì pomeriggio ed affidata alla dottoressa Donatella Fedeli di Bologna. Allora si saprà se la prima impressione, che Vadim non sia morto annegato, se sarà confermata.

Gli inquirenti comunque fin da subito hanno escluso un'aggressione a scopo di rapina, perché il ragazzo quando è stato recuperato dal canale del Marano aveva ancora con sé il cellulare e il portafoglio. "Gli amici di mio figlio - ha detto il padre di Vadim, Giuseppe Piccione originario di Siracusa - sono tutti bravi ragazzi. Si conoscevano da tempo". Giuseppe aveva salutato Vadim venerdì sera dicendogli di stare attento "come farebbe ogni padre". Abbandonato in un orfanotrofio dalla mamma naturale, Vadim era uno dei tanti bambini di Chernobyl che due volte l'anno arrivava in Italia per le cure sanitarie. "Ricordava la sua vita in istituto - dice il padre - una vitaccia. Il mio povero ragazzo sfortunato fin dalla nascita".

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