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Cronaca Novafeltria

Ospedale di Novafeltria, il Comitato preoccupato sul futuro. "Vogliamo garanzie e non fasi sperimentali"

I sindaci della Valmarecchia vorrebbero fosse inserito come "ospedale in zona particolarmente disagiata"

Lo scorso 17 gennaio, il teatro di Novafeltria ha ospitato un incontro pubblico con l’assessore regionale alle politiche per la salute, Raffaele Donini, dove si sono affrontati i progetti relativi al futuro dell’ospedale. Al centro del confronto organizzato dai sindaci dell’Unione Comuni Valmarecchia, la richiesta, esplicitata dal sindaco di Novafeltria e assessore alle politiche socio-sanitarie dell’Unione, Stefano Zanchini, di riconoscere il Sacra Famiglia di Novafeltria come ospedale in zona particolarmente disagiata, in modo da ottenere un reparto di medicina, una chirurgia e un Pronto soccorso.

Per il momento l’ospedale di Novafeltria non dovrebbe perdere il Punto di primo intervento (Ppi) che sembrava dovesse trasformarsi in Centro di assistenza urgenza (Cau), come avvenuto in altri nosocomi ad esempio Cattolica. Il Centro di assistenza urgenza, piuttosto, si affiancherà al Punto di Primo Intervento.

A confermarlo, il comitato “Giù le mani dall’ospedale S. Famiglia”, secondo il quale Donini aveva dichiarato, durante l’assemblea, che il Punto di primo intervento non chiuderà, aggiungendo che il Centro di assistenza urgenza verrà inaugurato “in via sperimentale” il prossimo 29 gennaio nella Casa della comunità.

Il Comitato sottolinea come il termine “sperimentale”, in passato, non abbia portato fortuna al nosocomio di Novafeltria. Circostanza che non lascia dormire sonni tranquilli nemmeno in questa circostanza. Tanto più che il Comitato segnala una comunicazione, inviata dall’Ausl Romagna al Servizio sanitario regionale, in cui viene richiesta una deroga per il mantenimento del Punto di primo intervento all’ospedale Sacra Famiglia di Novafeltria, precisando anche che la richiesta di deroga “non modifica quanto già previsto nel piano di riordino della rete emergenza – urgenza, né inficia la sostenibilità organizzativa e finanziaria attualmente assicurata”. Questo perché a Novafeltria “i Ppi sono garantiti dal personale medico operante presso i mezzi di soccorso avanzato che rispondono alle chiamate territoriali con una frequenza inferiore a 1/24 h, personale che, diversamente da quanto avvenuto presso altri punti caratterizzati da un numero di chiamate significativamente superiori, ha volontariamente aderito al cosiddetto “doppio mandato” ovvero presta servizio sia sul mezzo di soccorso avanzato, sia presso il punto di primo intervento”.

La richiesta di deroga, secondo il Comitato, sarebbe legata al fatto che il “Decreto Balduzzi impone la trasformazione da postazione ospedaliera (Ppi come lo conosciamo ora) in mezzo avanzato di soccorso 118. (autoambulanza), sotto i 6000 accessi (che si realizzeranno dopo l’attivazione del Cau)”.Il futuro del nosocomio di Novafeltria appare dunque in evoluzione. Il Comitato non nasconde la propria preoccupazione ed esprime la propria contrarietà a “ridurre un ospedale inserito nella rete di emergenza/urgenza ad una Casa della Salute con annesso un cronicario (Ospedale di comunità)”.

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