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Venerdì, 29 Marzo 2024
Cronaca

Progetto "Rifugiato a casa mia" di Caritas e Ufficio diocesano

Prevede l'accoglienza da parte della comunità parrocchiale di un piccolo numero di profughi

Da qualche mese diverse parrocchie stanno riflettendo su come realizzare il progetto “Parrocchia accogliente”, proposto dal Vescovo come una delle “Opere Segno” per l'anno della Misericordia e della Missione. Il progetto prevede l'accoglienza da parte della comunità parrocchiale di un piccolo numero di profughi. La Caritas Diocesana di Rimini, in collaborazione con l’Ufficio diocesano per la Pastorale della Famiglia, accogliendo la proposta di Caritas Italiana, lancia un nuovo progetto che non sostituisce ma si affianca al primo. Si tratta di un progetto dal titolo esplicativo: "Protetto. Rifugiato a casa mia". Si propone, infatti, l’accoglienza di un profugo beneficiario di protezione internazionale all’interno di una famiglia. La Caritas cerca sei famiglie disponibili ad aprire la propria casa a sei ragazzi profughi (uno per famiglia) e a sperimentarsi nell’accoglienza di persone provenienti da contesti e culture diverse.

Coloro che vengono proposti per l’accoglienza sono già stati accolti e seguiti dalla Caritas e ora sono al terminedel loro progetto; per aiutarli maggiormente nel loro cammino di integrazione e di raggiungimento di una maggiore autonomia, si è pensato che l’esperienza di crescita più efficace fosse quella all’interno di un contesto familiare, luogo privilegiato di relazione e di crescita. Il progetto prevede un periodo di accoglienza di 6 mesi (eventualmente prorogabile), durante il quale la Caritas accompagnerà la famiglia nell’attività di accoglienza con momenti di verifica e supporto continui. Si tratta di un progetto ambizioso, riassumibile in due parole chiave: “accoglienza diffusa” e “integrazione”; “Protetto. Rifugiato a casa mia” mette insieme rifugiati e famiglie che avranno l’opportunità di sperimentarsi nell’accoglienza. Non si tratta, quindi, di offrire solo una soluzione a problema del vitto e dell’alloggio, ma di accompagnare le persone accolte in casa a diventare autonome e a inserirsi gradualmente nel contesto sociale. Contemporaneamente, la casa che accoglie diventa segno tangibile di integrazioni possibili e a misura di ogni persona.

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