rotate-mobile
Giovedì, 25 Aprile 2024
Cronaca

Mafia, 8.500 commercianti vittime dell'usura

E' quanto emerge dal dossier sulle mafie in Emilia-Romagna ("Mafie senza confini, noi senza paura"), realizzato da Libera Informazione su impulso dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna

Strategia dell’occultamento, dell’inabissamento, del mimetismo: non a caso si continua a parlare di “Mafia invisibile”, al Nord. Ma è ora di prendere atto che non esistono territori immuni e che i tentativi di infiltrazione mafiosa procedono di pari passo con le grandi occasioni di affari. E la criminalità organizzata si è da tempo insediata anche in Emilia-Romagna, indirizzandosi su settori assai redditizi, e più aderenti alle caratteristiche delle nuove generazioni di mafiosi; negli ultimi anni la vocazione imprenditoriale della criminalità organizzata riesce a realizzarsi sul territorio attraverso un tasso di violenza marginale, privilegiando forme di accordo e collaborazione con settori della politica, dell’imprenditoria e della Pubblica amministrazione. 

E' quanto emerge dal dossier sulle mafie in Emilia-Romagna ("Mafie senza confini, noi senza paura"), realizzato da Libera Informazione su impulso dell'Assemblea legislativa dell'Emilia-Romagna e presentato a Bologna in un convegno nella sede dell'Assemblea regionale. 192 pagine che forniscono la mappa completa della presenza delle cosche - 'Ndrangheta, Camorra, Cosa nostra - nelle province (nessun territorio ne è immune) e numeri che dicono tutto: 8.500 commercianti vittime dell'usura, 2 mila di estorsione, 1.250 segnalazioni di operazioni finanziarie sospette arrivate alla banca d'Italia nel primo semetsre del 2011.

Del resto, è più conveniente per le organizzazioni criminali riciclare i grandi profitti ottenuti dal traffico di stupefacenti infiltrandosi nell’economia legale. I campi di attività sono assai diversificati e tendono a dilatarsi: appalti pubblici ed edilizia privata, estorsioni e usura, apertura di attività commerciali, gestione di locali notturni, commercio di alimenti contraffatti, sfruttamento della prostituzione, gioco d’azzardo, servizi alla grande distribuzione, persino l’ingresso in società di calcio… Per il raggiungimento di questi risultati, le organizzazioni mafiose non possono prescindere dall’interazione con la Pubblica amministrazione e la politica.

In Emilia-Romagna la violenza è episodica, ma non sono mancati attentati e gravi intimidazioni. La realizzazione degli obiettivi delle associazioni mafiose non passa necessariamente per l’occupazione del territorio e l’intimidazione; più spesso- sottolinea il dossier di Libera Informazione-, la mimetizzazione avviene tramite la pratica dell’avvicinamento/assoggettamento (a volte consenziente) di soggetti legati in quei luoghi da comunanze di interessi: per esempio, gli imprenditori edili operanti nella zona dove maggiore è l’influenza del gruppo criminale, oppure politici e amministratori pubblici disposti a sottoscrivere patti di connivenza per tornaconto elettorale o economico.

L’attuale fase di crisi economica aumenta gli effetti distorsivi provocati dalle infiltrazioni dell’impresa criminale nel mercato. Si sta assistendo alla progressiva criminalizzazione della economia legale, attraverso l’impiego e la trasformazione di un’enorme quantità di denaro ricavato dai traffici illeciti. Il costante inquinamento dell’economia legale e la progressiva e contestuale finanziarizzazione delle ricchezze mafiose, sono i fattori principali che hanno permesso alla cosche un imprevedibile “balzo nella modernità”. Impressionante paradosso, se si pensa che queste organizzazioni venivano etichettate come fattore dell’arretratezza di alcune regioni marginali, destinate a sparire con il progresso.

Basta osservare l’andamento delle segnalazioni di operazioni sospette registrate dall’Unità di informazione finanziaria (Uif) istituita dalla Banca d’Italia; si tratta di segnalazioni fornite da banche, Poste, intermediari: “Le segnalazioni di operazioni sospette sono passate da circa 1.000 nel 2008 a più di 3.000 nel 2010, ragguagliandosi all’8,6% del dato nazionale. Per quel che riguarda il primo semestre del 2011 si registrano 1.250 segnalazioni sospette”. L’andamento delle segnalazioni rispetto alle province di provenienza delle stesse, nel 2010 vede al primo posto Bologna (21%), poi Rimini (17%), Modena (15%), Reggio Emilia (14%), Parma (10%), Forlì-Cesena (8%), Ferrara (6%), Ravenna (5%), e infine Piacenza (4%).

Il Cnel (Consiglio nazionale dell’economia e del lavoro), in un suo recente rapporto sulle infiltrazioni mafiose nel nord-Italia, fa capire che si è conclusa una fase di transizione: in passato, l’Emilia-Romagna era per le cosche mafiose una terra di passaggio, un territorio lungo il quale transitare senza dare nell’occhio, per non attirare troppo l’attenzione delle istituzioni preposte al controllo di legalità. Oggi, la realtà con la quale occorre misurarsi è ben diversa: una delle regioni più importanti per l’economia del Paese è al centro delle attenzioni di mafia, camorra e ‘ndrangheta. Il tessuto di piccole e medie imprese e la vocazione turistica e alberghiera sono le calamite che hanno attirato gli uomini delle cosche.

Intervenendo lo scorso 11 marzo all’Università Statale di Milano a un seminario promosso dall’associazione Libera, l’ex Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi, ha così sottolineato i rischi connessi al sempre crescente peso dell’economia illegale sull’economia legale: “In una economia infiltrata dalle mafie la concorrenza viene distorta, per molte vie: un commerciante vittima del racket può finire con il considerare il pizzo come il compenso per un servizio di protezione contro la concorrenza… il riciclaggio nell’economia legale di proventi criminali impone uno svantaggio competitivo alle imprese che non usufruiscono di questa fonte di denaro a basso costo; i legami corruttivi tra associazioni criminali e pubblica amministrazione condizionano la fornitura di beni e servizi pubblici”.

Il presidente dell’Assemblea legislativa, Matteo Richetti, ha detto che da questo appuntamento, senza creare allarmismi, è giusto lanciare un segnale di forte preoccupazione. Sia per la situazione concreta che viene rappresentata dagli atti della magistratura e dalle inchieste giornalistiche, che per l’insufficiente consapevolezza nella società e nelle istituzioni sulle conseguenze innescate dalla continua trasformazione della presenza mafiosa. La sua capacità di mimetismo può essere contrastata efficacemente solo se si parte dalla conoscenza concreta del territorio. Un territorio, quello emiliano-romagnoli, che con tutta evidenza rappresenta una grandissima opportunità per le organizzazioni criminali, ancora più allettante e pericolosa in una fase di acuta crisi economica. Qui la mafia si presenta come fattore di dinamismo economico, potendo immettere grandi capitali. Perciò non basta “alzare la guardia”, è necessario che le istituzioni svolgano un ruolo attivo non limitandosi a difendersi dall’ondata di piena, ma contrastandola e sconfiggendola. Strumenti utili possono essere rappresentati dalla nuova Legge regionale (3/2011) e dal Centro di documentazione che è stato previsto.

Di Roberto Morrione, il Dossier Emilia-Romagna riprende una frase: “Negli ultimi tempi Libera Informazione è salita anche nel Centro-Nord, senza tralasciare gli impegni nel Meridione. Come la simbolica palma, che Leonardo Sciascia metaforicamente descriveva protesa verso Nord, anche le mafie hanno invaso in veste apparentemente legale tutte le regioni della penisola. E’ dunque urgente dare loro battaglia svegliando l’opinione pubblica, informandola sui reali pericoli di un’economia e di una vita sociale già in parte pervase da interessi e presenze criminali, con l’aiuto dei governi regionali più consapevoli e di strutture informative finora troppo disattente”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Mafia, 8.500 commercianti vittime dell'usura

RiminiToday è in caricamento