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Cronaca Riccione

Cocoricò: si scatena una accesa battaglia tra innocentisti e colpevolisti

Il caso della discoteca riccionese sta sollevando un polverone in tutta Italia. Direttiva del Viminale per combattere spaccio e abusi: chiusura immediata in caso di irregolarità, più controlli antidroga dentro i locali

La linea tracciata dai vertici del Viminale è quella adottata a Rimini: di fronte a irregolarità dovrà scattare immediata la chiusura. Niente rinvii o ripensamenti perché in gioco c’è la vita dei giovani e dunque bisognerà agire con il massimo rigore. La direttiva era stata imposta già alla fine di maggio, proprio in vista dell’estate, quando il capo della polizia Alessandro Pansa si era confrontato con i questori e aveva concordato con loro sulla necessità di intensificare i controlli in tutte quelle «piazze» del divertimento che troppo spesso si trasformano in luoghi di morte. Discoteche, ma anche luoghi dove si organizzano rave party, punti di ritrovo che troppo spesso vengono governati da spacciatori italiani e stranieri. E sulla decisione del Questore di Rimini, Maurizio Improta, continuano a levarsi commenti pro o contro la chiusura della piramide per 4 mesi.

"Non si può criminalizzare solo la discoteca: noi ci assumiamo la nostra parte di responsabilità come abbiamo sempre fatto, ma non si possono far ricadere tutte le colpe sui locali - afferma Maurizio Pasca, presidente Silb, Associazione italiana locali da ballo. Sono anni che come associazione chiediamo maggiori controlli nei locali e nelle discoteche controlli nei confronti ad esempio di chi svolge la nostra attività abusivamente, che organizza feste occasionali, rave party e quant'altro senza alcuna autorizzazione. I controlli e le sanzioni devono esserci per tutti, per chi organizza feste illegalmente e anche per quei locali che pur essendo autorizzati comunque, al loro interno, violano delle leggi".

"Secondo me il problema non è dentro i locali. I problemi si dovrebbero risolvere a monte e credo che la chiusura del Cocoricò sia mettere la polvere sotto il tappeto - ha dichiarato Dj Ralf, che lavora dal 1991 al Cocoricò.Io credo che la sicurezza all'interno della struttura è al massimo di quello che la legge consente. Ho sempre visto una grande attenzione da parte dei gestori della discoteca affinchè non avvengano certi meccanismi. L'abuso, a partire dall'alcol, fino alle droghe nelle discoteche, è un problema mondiale. Credo che dovremmo seguire l'esempio dell'Inghilterra o della Germania che fanno un lavoro di educazione tra i giovani, e non solo, su cosa siano le sostanze e cosa producano. E' inutile scandalizzarsi e criminalizzare l'industria del divertimento".

Il Cocoricò e Riccione non sono il centro dello spaccio, dello sballo e del porno, come si sostiene oggi sul Corriere della Sera e su altri giornali - tuona l'onorevole Sergio Pizzolante, deputato riccionese e Vice Presidente dei deputati del Gruppo Area Popolare (Ncd-Udc).E mi dispiace molto che il sindaco di Riccione non colga l'enorme danno di immagine per la città. Sostengo il Cocoricò perché mi sono informato. Perché so che ha sempre collaborato con le forze dell'ordine, so che li c'è un sistema di sicurezza autogestito, come in nessun altro luogo, so che ha avviato una campagna contro la droga in collaborazione con San Patrignano. Esprimo opinioni documentate ed argomentate, contro corrente rispetto a tutte le altre forze politiche e le istituzioni locali e nazionali, compreso il Viminale. Per questo non mi si può dire, come fa Fabrizio Roncone, che lo faccio per tornaconto personale. Penso che faccia di più il Cocoricò per evitare altri eventi drammatici come quello che ha colpito un ragazzo di 16 anni e la sua famiglia, che tanti Soloni che parlano a vanvera e distruggono la reputazione di persone per bene, aziende sane e intere città”.

Per il senatore di Ap-Ncd Carlo Giovanardi "non soltanto l'attuale presidenza del Consiglio ha abbandonato ogni politica di prevenzione e di recupero dalle tossicodipendenze vanificando anni di lavoro del Dipartimento nazionale per le politiche antidroga, ma gli unici segnali forti che provengono dal Governo, tramite il sottosegretario Dalla Vedova sono quelli di una legalizzazione della diffusione della cannabis. La decisione di chiudere il locale è giustissima, ma uomini di Governo, parlamentari e opinionisti devono smetterla di diffondere messaggi ai giovani che sballo, alcol e sostanze sono una specie di diritto mentre drogarsi costituisce comunque un illecito che comporta sanzioni amministrative, come il ritiro della patente e lo spaccio è un crimine che comporta giustamente il carcere per i venditori di morte che se tossicodipendenti devono essere curati nelle Comunità di recupero".

"Auspico che la chiusura della discoteca Cocoricò di Riccione - dichiara la deputata del Pd e responsabile nazionale del partito per l'infanzia e l'adolescenza, Vanna Iori - sia l'occasione per fermarsi a riflettere sulla necessità di mettere in campo strumenti adeguati per contrastare il consumo di droghe da parte dei minori: ci troviamo di fronte a un quadro allarmante, con un numero crescente di giovani che nel nostro Paese abusano di sostanze stupefacenti per colmare il vuoto esistenziale. Spiace constatare che il dibattito sia oggi focalizzato sul fatto se sia stato giusto o no chiudere il Cocoricò perchè così si frena l'attività imprenditoriale in Italia: non è certo chiudendo una discoteca che si risolve il problema, ma ritengo che il tema vero sia la morte di un 16enne per overdose di ecstasy, che si aggiunge alle troppe precedenti e analoghe tragedie. Trovo inquietante l'universo che questo episodio ci pone di fronte, in larga parte nascosto e sconosciuto, su cui sembra ultimamente affievolita l'attenzione mediatica: occorre invece fare chiarezza per tutelare i minori da pericoli che dal disagio psicologico e sociale inascoltato possono condurre fino al rischio di perdere la vita. Quello che è avvenuto al Cocoricò deve portare la politica a mettere in campo uno sforzo senza precedenti: dalla lotta al narcotraffico all'intensificazione dei controlli, dalla prevenzione all'educazione, potenziando le reti sociali che oggi fanno fatica a proteggere i minori. Non possiamo voltare lo sguardo altrove: la lotta alle droghe pesanti, che deve procedere senza sosta, deve accompagnarsi a un maggior sostegno, a livello psicologico, dei ragazzi e degli adolescenti più fragili".

Ricorso d'urgenza al Tar e richiesta di un incontro con il ministro dell'Interno Angelino Alfano: sono queste le prossime mosse del Silb, il sindacato italiani locali da ballo. "Chiederemo al Tar che venga data la possibilità alla discoteca Cocoricò di riaprire, chiederemo ad Alfano di cambiare l'articolo 100 del Testo Unico delle Leggi di Pubblica Sicurezza - annuncia Gianni Indino, presidente del Silb Emilia-Romagna. - Quattro mesi di chiusura è una misura senza cognizione, l'impressione è che si sia voluto punire la discoteca dopo avere calcolato la somma degli avvenimenti accaduti negli ultimi anni, avvenimenti per cui, invece, il Cocoricò era già stato punito, a colpi di multe e sospensioni della licenza. Che senso può avere?".

"Riteniamo che questo drammatico episodio - aggiunge il sindacato Ugl delle province di Rimini e Forlì-Cesenalegato ad un'assunzione di droga esterna al locale, debba innescare una riflessione condivisa tra gestori di locali pubblici, forze politiche , organizzazioni sociali e giovanili ed anche con le famiglie, primo baluardo educativo per i giovani, per capire quale sia il punto di rottura della socializzazione dei nostri giorni. Come sia contenibile il problema della diffusione delle droghe che vengono spacciate ovunque: in strada, a scuola, nei luoghi pubblici più disparati per avviare finalmente un'auto analisi delle parti sociali ed economiche ed elevare gli anticorpi così da evitare queste tragedie. Senza entrare nel merito del provvedimento del questore e perfettamente consapevoli che la discoteca era entrata anche nel mirino della Guardia di Finanza di Rimini che ha avviato un’indagine per evasione fiscale, vorremmo chiederci quale sarà il futuro lavorativo per i prossimi 4 mesi delle 250 persone che a vario titolo collaborano con questa struttura. Ci chiediamo se non si sia penalizzato oltremodo il personale che vive soltanto di questa attività. E ci chiediamo anche, accertata l’entità comunque considerevole della sanzione adottata per il locale riccionese, mentre in episodi simili la chiusura era inferiore ai due mesi, se questa tempesta mediatica che ha visto l'intera città di Riccione esposta sommariamente ad un lungo linciaggio sui media nazionali non produrrà un ulteriore danno ad un settore come quello turistico trainante per l'economia locale: Riccione è una città tranquilla , meta di vacanze a misura di famiglia e luogo di turismo accogliente ed ospitale per ogni cittadino del mondo. A questo gioco al massacro, come forza sindacale responsabile e legata al territorio, non aderiremo mai”. 

"Opportuna e coraggiosa", invece, definisce la decisione di chiudere il Cocoricò l'Osservatore Romano. "E' un quadro davvero allarmante quello che emerge dalla relazione del Questore - sottolinea il quotidiano della Santa Sede. - La chiusura della discoteca rispecchia le nuove linee guida dettate dal Viminale per combattere lo spaccio di droga e gli abusi nelle piazze del divertimento".

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