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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Rivoluzione dei Pronto soccorso, il sindacato dei medici apre ai Cau: "Ma servono gli specialisti"

“I sistemi sanitari pubblici sono in crisi in tutta Europa, tra le cause c’è  la pressione sul sistema emergenza-urgenza della così detta patologia a bassa complessità"

I segretari aziendali Anaao Assomed Romagna, il sindacato di medici e dirigenti sanitari Giacomo Ceroni (Ausl Imola) Francesco Saverio  Sorrentino (Ausl Bologna) e Francesco Feletti (Ausl Romagna) intervengono nel  dibattito sul progetto regionale di riorganizzazione dell’emergenza-urgenza che  prevede l’istituzione del Centri di Assistenza e Urgenza (Cau). 

Spiegano che: “I sistemi sanitari pubblici sono in crisi in tutta Europa, tra le cause c’è  la pressione sul sistema emergenza-urgenza della così detta patologia a bassa  complessità: cioè di tutte quelle condizioni che non richiedono cure troppo  complesse e che dovrebbero essere gestite fuori dall’ospedale.  In Emilia-Romagna su un totale di un milione e 700 mila accessi all’anno in Pronto  Soccorso, circa un milione (63%) sono codici bianchi e verdi che non  richiedono ricovero.  Questi numeri sono la vera causa delle attese interminabili in Pronto soccorso e di molte  problematiche organizzative che contribuiscono alla fuga dei medici degli ospedali.  Infatti, un Pronto soccorso affollato impatta su tutto l’ospedale. Nelle nostre Ausl si è addirittura  ricorsi allo spostamento di professionisti dalle corsie dei reparti al Pronto Soccorso per gestire pazienti che avrebbero dovuto trovare una risposta sul territorio: con  grave disagio dei medici e allungamento delle liste d’attesa per visite ed esami. In Regione abbiamo 155 punti di guardia medica dove sono impiegati l’equivalente di  oltre ottocento medici e che costano circa 46 milioni di euro all’anno. Dopo la  pandemia questo imponente sistema eroga quasi solo consigli telefonici e le visite  sono crollate alla media di una visita ogni 26 ore.  È evidente che per risolvere il problema della medicina del territorio non serve  potenziare questi servizi che i pazienti disertano ma bisogna andare in un’altra  direzione".

"Sorrentino vede nel progetto regionale l’opportunità per integrare i servizi e  offrire un’assistenza territoriale più capillare ai cittadini per la patologia urgente a  bassa complessità “Il progetto regionale ci sembra corretto anche perché prevede  l’Unità di Continuità Assistenziale (Uca) per le urgenze domiciliari a bassa intensità  e una centrale operativa per orientare e supportare il cittadino nell’accesso ai servizi  sanitari.”  “La congiuntura è favorevole- sottolinea Cieroni - da un lato l’impianto legislativo  del DM 77 del 2022 prevede l'identificazione di équipe multiprofessionali territoriali,  dall’altro gli investimenti del Pnrr possono permettere la realizzazione  infrastrutturale e tecnologica dei Cau. Siamo invece preoccupati che  “aggiustamenti” in corso d’opera non sfigurino una riforma necessaria quanto  urgente, che contribuirebbe a decongestionare gli ospedali".

Feletti precisa che l’Ausl Romagna ha già presentato ai sindacati un dettagliato  piano aziendale di riordino dell’emergenza-urgenza che prevede di istituire 3 Uca e 9 Cau entro fine anno, mentre entro il 2025 le Uca saranno 12 e i Cau diventeranno 21, alcuni solo diurni mentre altri aperti h24.  Abbiamo fatto notare che i Cau posti in prossimità dei Dea dovrebbero essere aperti h24 proprio per ridurre il carico sui pronto soccorso".  Ma i rappresentanti dei medici ospedalieri sottolineano anche qualche criticità: “La nostra principale critica è che nei Cau non sia stata esplicitamente prevista l’attività  specialistica. Non basta infatti la dotazione tecnologica finanziata dal Pnrr,  serviranno gli specialisti con il know how e l’esperienza necessari. Attualmente le graduatorie per l’accesso alla specialistica ambulatoriale non danno  garanzie in tal senso, perché non attribuiscono alcun valore alla esperienza e  competenza maturata in ospedale. Esperienza e competenza che saranno la chiave  per costruire una struttura credibile agli occhi del cittadino, capace di reggere il  confronto con l’ospedale e diventare progressivamente un riferimento per assolvere ai bisogni urgenti, ma a bassa complessità, della popolazione.” 

“Devo però riconoscere - aggiunge Feletti - che in Romagna abbiamo registrato  apertura da parte dell’Azienda alla nostra proposta di sviluppare la presenza  specialistica nei Cau. Si tratta anche di recuperare medici esperti che a causa dell’età o della impossibilità  di conciliare lavoro e vita privata non reggevano i ritmi ospedalieri scanditi da  guardie e pronte disponibilità. I rappresentanti dei professionisti concordano che “i Cau debbano realizzare quel  punto di integrazione tra ospedale e territorio che manca al sistema. Serve superare  barriere culturali e anacronistiche istanze corporative, valorizzando invece il lavoro e  l’esperienza dei professionisti".

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