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Cronaca

Guerra sull'acqua, Amir: "Interventi per 17 milioni, ma se il servizio torna pubblico danni per 150 milioni"

La società proprietaria delle infrastrutture lancia l'allarme in caso passi la proposta di legge "Daga" per rendere pubblico il sistema idrico

A "serio rischio" gli investimenti e la materia prima, "in discussione modelli virtuosi" come quello dell'Emilia-Romagna. Unica regione italiana, assieme al Molise, a non essere incorsa in procedure di infrazione europee sulla depurazione. Non piace per nulla la proposta di legge "Daga" di ripubblicizzazione del sistema idrico ad Amir, società proprietaria delle infrastrutture in provincia di Rimini, e a Hera, la multiutility che gestisce il servizio. L'obiettivo della normativa che prende il nome dalla parlamentare del Movimento 5 Stelle prima firmataria, Federica Daga, spiega l'amministratore unico di Amir, Alessandro Rapone, è "stravolgere la governance del sistema idrico integrato": abolendo Arera, l'Autorità di regolazione, sostituita dal ministero dell'Ambiente, ed escludendo dalla gestione pubblica i soggetti privati in nome di Comuni e Aziende speciali. Insomma, un ritorno alle "vecchie municipalizzate responsabili dei ritardi sulle infrastrutture". Fin qui, prosegue Rapone, la proposta ha incontrato "notevoli ostacoli", e la discussione è stata rimandata a fine maggio. Ma la sua approvazione creerebbe "una fase di incertezza e di congelamento degli investimenti", andando ad annullare la gara in corso. Non solo: ci sarebbe anche "un contraccolpo economico di 150 milioni di euro" per la provincia di Rimini e sarebbero messi in discussione "esempi virtuosi" come quello regionale, dove "la divisione dei ruoli ha generato un servizio di qualità a costi sostenibili.

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Il direttore di Acqua Hera, Franco Fogacci, mette in luce "altri punti critici": la dimensione massima territoriale, quella provinciale; tutti gli investimenti finanziati dalla fiscalità generale; mentre un ulteriore ribasso della tariffa "farebbe perdere di vista ai cittadini l'importanza della risorsa", già ampiamente sprecata. Senza dimenticare che anche sull'acqua "l'Italia viaggia due velocità: il Centro Nord è servito, ma mezza Italia non ha il servizio". Insomma, conferma, "cambiare lo schema creerà un problema finanziario enorme, con l'Italia ad accollarsi un debito di 15 miliardi di euro, oltre a cinque-sei di investimenti" e il "blocco generalizzato degli investimenti". Altra controindicazione, infine, della proposta di legge riguarda la dimensione massima territoriale, quella provinciale. Un "rallentamento degli investimenti- conclude Fogacci- non permetterebbe nemmeno di affrontare le sfide del futuro, tra cui quella del cambiamento climatico". E poi, aggiunge Rapone, "l'acqua è giàpubblica, solo il gestore è privato perché serve capacità organizzativa e industriale". 

Investimenti

Sul territorio di Rimini si registra il più alto numero di investimenti nel servizio idrico integrato, 90 euro per abitante, rispetto a una media italiana che si ferma a 30. I due terzi li garantisce Hera e un terzo i soggetti finanziatori locali, nello specifico di Rimini Amir, e per la zona sud Sis. Amir, spiega oggi alla stampa l'amministratore unico Alessandro Rapone, e' "la banca, la finanziaria dei Comuni" per quanto riguarda le infrastrutture dell'acqua. E tra 2015 e 2022 ha messo in cantieri investimenti per 17 milioni di euro. Le due opere principali riguardano la dorsale nord e il potenziamento del depuratore di Santa Giustina per circa sette milioni di euro; il completamento della separazione delle reti fognarie nei bacini Brancona e Viserbella per circa sei milioni di euro. A questi si sommano interventi già conclusi, in corso o in aggiudicazione, sulle reti fognarie di Verrucchio, Morciano, Saludecio, Novafeltria, Bellaria-Igea Marina, Cattolica e Coriano. L'alto numero di investimenti su Rimini, conferma il direttore di Acqua Hera, Franco Fogacci, da un lato dimostra "capacita' di fare", dall'altro è favorito da "un rapporto positivo tra gestore, proprietà degli asset e Romagna Acque". Senza dimenticare il ruolo del Comune di Rimini che "ha fatto tante cose per aiutarci a fare". Dunque Palazzo Garampi ha spinto su autorizzazioni e ordinanze per gli allacci, cosi' "la situazione e' particolarmente positiva". Ora, aggiunge, è appena scattata la gara per il servizio e "se non cambia la normativa ci sono i presupposti per continuare".
Tornando ai numeri, nel 2018 Hera ha investito 33 milioni di euro e rimarrà anche nei prossimi anni su una media simile, mente Amir ne mette 2,5 all'anno sugli oltre 2.000 chilometri di condotte, impianti di sollevamento e di depurazione. Per quanto riguarda le tariffe, nel percorso che va verso quella pro-capite, a Rimini una famiglia di tre persone che consuma 130 metri cubi di acqua all'anno spende circa 315 euro. Una bolletta che si va ad allineare, spiega Fogacci, con quella di Ravenna e che risulta circa del 10% più bassa di quella di Forli'-Cesena. Sul conto, infatti, finiscono gli investimenti, fino agli anni scorsi piu' alti negli altri territori per la costruzione della diga di Ridracoli. Ma ora e' appunto in corso "un riequilibrio". Se poi i consumi superano quota 190 metri cubi, a Rimini una famiglia di tre persone spendera' circa 550 euro all'anno, a Forli'-Cesena e Ravenna circa 590. (Agenzia Dire)

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