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Cronaca

Dona un rene al nipote e gli salva la vita: "Mi hanno definito un eroe, ma non lo sono, è solo amore"

Il 60enne Sergio Lotti ha donato un rene al nipote 35enne. "Prima dell'intervento siamo stati sottoposti a tampone per il Covid19, ma per fortuna è stato negativo"

"Grazie zio, il tuo rene va come una Ferrari". Sergio Lotti, 60 anni, ex guardia giurata, di Ardenne (Sondrio), ma originario di Borghi, racconta con voce rotta dall’emozione la grande felicità per le parole di suo nipote, un ragazzo riminese pieno di vita, sportivo ma che è stato bloccato, dieci anni fa, da una insufficienza renale cronica e che da oggi grazie a suo zio può tornare ad una vita normale.

E così in piena emergenza Coronavirus all'ospedale 'Borgo Trento' di Verona Sergio ha fatto l’atto d’amore più importante della sua vita donare un rene a suo nipote Marco, 35 anni riminese. "Mi hanno definito eroe, ma io non mi sento eroe - spiega Sergio  - Voglio solo bene alla mia famiglia e poi voglio dire che di Marco ce ne sono centinaia, di Sergio ce ne sono pochi". Un gesto d’amore e di estrema generosità, che sottende un messaggio ancora più importante sull’importanza della donazione di organi. "Ci sono molte persone che hanno bisogno di organi come una donna di Rimini, anche lei in dialisi, un uomo di Bologna, mio compagno di stanza per qualche giorno e un altro signore di Perugia che ha ricevuto la prima donazione da sua madre, il secondo da una persona che aveva perso la vita".

In Italia, infatti, la lista d’attesa per un trapianto di rene è lunga, bisogna aspettare più di 3 anni. Troppi anni per chi soffre. Troppo tempo per continuare a veder peggiorare le condizioni di salute di chi si ama, così Sergio Lotti ha deciso: "Bene, il rene te lo regalo io, da vivo”. Il percorso non è stato semplice. È stato lungo e un susseguirsi di esami medici negli ospedali di Rimini e Verona, colloqui con psicologi e incontri con magistrati e alla fine Sergio ha potuto regalare una nuova vita a suo nipote. 

“Prima dell'intervento siamo stati sottoposti al tampone del Coronavirus per accertare che non fossimo stati contagiati dal Covid 19". Una volta verificato che fosse tutto a posto i due sono stati operati dall'equipe del professor Luigino Boschiero, nella serata del 6 marzo. Zio e nipote ricoverati nei reparti di Chirurgia e Trapianti, a poche giorni dal duplice intervento, stanno bene. “Anche se sabato sera – aggiunge Sergio - ho avuto un febbrone. Ora è tutto sotto controllo. Sto bene. Anche mio nipote si sente bene. È contento. Io sono ancora più contento. È stata una grande soddisfazione avere aiutato mio nipote, a dargli una speranza di vita".
 

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