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Cronaca

Sandra Sabattini, decisa la data per il giorno della beatificazione

Stefano Vitali ricorda il miracolo della giovane. "Ero malato e la sentenza dei medici non mi lasciava scampo. Con don Oreste abbiamo pregato Sandra"

Sandra Sabattini, la santa della porta accanto, come è stata definita più volte e anche in un libro. La giovane donna rimasta uccisa da un'auto sarà beata, come già annunciato. Il Papa ha infatti promulgato il decreto della beatificazione. E adesso c'è anche la data: il 14 giugno. Ad annunciarlo durante una funzione religiosa è stato nei giorni scorsi il vescovo Francesco Lambiasi e a condividere con gioia la notizia è stato Stefano Vitali che lo ha scritto sulla sua pagina facebook, dove ha anche condiviso l'intervista nel promgramma di Tv 2000 "Bel tempo si spera", in cui ha ripercorso la guarigione dalla sua malattia. Un tumore all'intestino. Vitali non aveva alcuna speranza di vivere, ma don Oreste ha pregato insieme a lui e a tutti i fedeli Sandra Sabattini. Un miracolo. E per la scienza un caso senza spiegazioni, tanto da meritare due pubblicazioni scientifiche.

La storia di Sandra Sabattini

A ricordare la figura di Sandra, gli anni accanto a don Benzi e il miracolo è stato appunto in tv Stefano Vitali che ha ripercorso quando a vent'anni è arrivato alla Papa Giovanni. "Ho fatto volontariato in quella che poi è diventata casa mia, e poi per anni sono stato segretario di don Oreste. E' stato un privilegio vivere di fianco a una profezia, vivere insieme a una persona che ti insegna ogni giorno a seguire il Vangelo, il Vangelo semplice. Stare con don Oreste è stato anche difficile,l' ultima telefonata era all'una di notte e la prima alle 4". Rispetto a Sandra, Vitali ricorda come il religioso avesse subito capito quanto la ragazza fosse speciale: "Ne parlava sempre, spesso diceva 'Sandra avrebbe fatto in questo modo'. Sandra aveva capito che bisognava dire sì e buttarsi nella vita, ma soprattutto aveva compreso che bisogna fare parte di un disegno più alto, altrimenti non ha senso".
Vitali torna indietro con le lancette dell'orologio e si ferma ai suoi 40 anni. "A quel tempo lavoravo con don Oreste, avevo quarant'anni ero assessore ai Servizi sociali del Comune. Sono quei momenti in cui ti senti onnipotente, tutto va bene. Nella primavera del 2007 però inizio a dimagrire molto velocemente, troppo. Arrivano i primi dolori forti all'intestino e le cure per il morbo di Chron. I dolori però peggiorano. Devo sottopormi a una colonscopia, ma non ci arriverò perché durante la preparazione mi sento male, mi ricoverano e la tac vede che si tratta di una cosa più seria. Un tumore all'intestino. Ero pieno di linfonodi metastatici in tutto il corpo. Più di 40". Vitali è sposato e ha dei figli e la "sentenza del chirurgo la sente mia moglie. Il medico le dice che non c'è nulla da fare, di non portarmia fare il giro degli ospedali e lasciarmi morire in pace".

Vitali ricorda durante l'intevrista tv che all'inizio sapendo la gravità voleva lasciare come eredità ai suoi figli un padre che moriva col sorriso. "Non ho mai chiesto di guarire - continua - ma tra il primo e secondo ciclo di chemio i miei valori erano aumentati, ho chiesto a don Oreste di venire a casa per pregare e parlare, avevo bisogno di capire il perché. Di essere ancora più in pace e affidarmi. E' stato il momento più bello e intenso. Alla fine lui ha detto preghiamo e mi ha detto che c'era tanta gente disperata per le mie condizioni e tanti non credenti che comunque entravano in chiesa per me. E questo bastava a dare un senso alla mia malattia. Quella sera il don Oreste mi ha detto di avere chiesto a tutta la comunità di rpegare Sandra e che riuscisse nel miracolo. Era il 3 settembre 2007. Il 16 ottobre al terzo ciclo di chemio ero negativo. Le metastasi si erano asciugate, scomparse. Per la scienza ero un caso da studiare, inspiegabile":

Don Benzi: l'iter per il processo di beatificazione

Il 2 novembre del 2007 è morto don Oreste, era già nell'ottica che fossi guarito. Adesso il mio tempo non posso che dedicarlo in funzione degli altri, di chi ha bisogno e per chi non ce l'ha fatta. E' come essere su un treno, qualcuno scende e purtroppo non sale più".
 


 

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