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Cronaca

SanPa, ricerca sulla Cannabis Light: "Facile estrarre il Thc per ottenere un effetto alterante"

Da 20-30 grammi di prodotto acquistabile nei cannabis shop è possibile estrarre un quantitativo pari a quello di una canna

Una cannabis light che così leggera non è. E’ stata presentata oggi a San Patrignano, all’interno dei WeFree Days, evento della comunità dedicato alla prevenzione, la ricerca “Cannabis light extraction” che ha sottolineato come dalla cannabis light, attraverso strumenti specifici, si possa estrarre e concentrare il Thc, ottenendo così  una sostanza alterante dannosa per la salute. Ad effettuare e presentare la ricerca Giovanni Serpelloni, direttore dell’UOC Dipendenze di Verona e attivo anche presso il DP Institute dell’Università della Florida che ha coordinato la sperimentazione effettuata nei tre Istituti di Medicina Legale delle università di Verona, Parma e Ferrara. “Il Consiglio Superiore di Sanità si era espresso in merito alla pericolosità di queste sostanze, rimanendo inascoltato - ha spiegato il dottor Serpelloni – Io ho cercato di capire se anche utilizzando la cannabis light fosse possibile estrarre e concentrare il principio attivo Thc in dosi sufficienti per ottenere l’effetto stupefacente”.

Dopo aver studiato le pratiche che i giovani utilizzano per estrarre e concentrare i principi attivi dalle foglie e dalle inflorescenze di cannabis, il dottor Serpelloni, seguendo le indicazioni di un sito internet, ha costruito un estrattore domestico con gas butano (quello per gli accendini o per i fornelletti da campo) di Thc. “Abbiamo sottoposto al procedimento diversi tipi di Cannabis Light. Partendo da dosi di materiale grezzo che oscillavano dagli 8 ai 15 grammi, siamo giunti a estrarre un prodotto con concentrazioni superiori allo 0,6%, limite della legalità. Da calcoli successivi siamo arrivati alla conclusione che con 20-30 grammi di prodotto grezzo si può arrivare ad estrarre un concentrato resinoso di circa  25 milligrammi di principio attivo, dimostrando che effettivamente non servono chili di cannabis light per ottenere un effetto psicoattivo. Un principio attivo che può essere fumato con tabacco, ingerito o diluito in glicole e quindi fumato con le sigarette elettroniche, come sta avvenendo da anni negli Stati Uniti, ma anche qui in Italia da qualche tempo – continua Serpelloni - L’esperimento dimostra che esiste una pericolosità e una possibilità di concentrazione in grado di creare una sostanza farmacologicamente attiva e utilizzabile per fini voluttuari provocando alterazioni neuropsichiche. Tutte le ricerche sia in ambito preventivo che tossicologico mostrano che queste sostanze e questi negozi sono pericolosi per la salute pubblica soprattutto per i giovanissimi – ha concluso Serpelloni - Siamo convinti che sarebbe buona cosa impedire la diffusione di questi negozi e la vendita di queste sostanze senza esitazioni e ritardi da parte delle istituzioni competenti”.

Al suo fianco anche Antonio Tinelli, responsabile della prevenzione di San Patrignano, che ha sottolineato l’importanza della ricerca: “Chi semina cannabis raccoglie eroina. Questi negozi di cannabis light stanno sempre più abbassando la percezione del rischio e non a caso sono sempre più giovani i ragazzi che ci chiedono aiuto, con un aumento del 70% dei minori negli ultimi cinque anni. Purtroppo vediamo come il 98% dei ragazzi entrati a San Patrignano abbia fatto uso di cannabis e se è vero che non tutti coloro che usano cannabis arrivano all’eroina, è altrettanto vero il contrario, e noi dobbiamo stare dalla parte di tutti quei ragazzi che vivono situazioni difficili e che quindi sono a rischio”.

Avendo presentato la ricerca all’interno dei WeFree Days, a portare il punto di vista di un professore che tocca con mano ogni giorno il problema giovani e dipendenze è stato Paolo Ippoliti, del “Cassata Gattapone” di Gubbio: “Siamo sotto assedio e la cannabis light è il perfetto cavallo di Troia per diminuire ancor più nei giovani la percezione del rischio di un problema di cui non immaginano la pericolosità. Ai ragazzi interessa davvero poco il contenuto di Thc, loro vogliono lo sballo e sono sempre più convinti che la cannabis non faccia male. E’ invece indispensabile continuare a fare informazione, fargli sapere a quali rischi vanno incontro e progetti di prevenzione come il WeFree sono davvero essenziali per noi professori”.

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