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Cronaca

Sconto in Appello per l'assassino di Anna Maria "Luna" Stellato

Zakaria Ismaini si era guadagnato l'appellativo di serial killer dai giudici della Corte d'Assise di Rimini

Condannato a 30 anni per la morte di Anna Maria Stellato, la 24enne ligure il cui cadavere fu trovato nelle acque di Torre Pedrera, all'ergastolo per l'omicidio di Cosimo Mastrogiovanni, 63 anni pensionato di Latiano bruciato vivo il 10 novembre 2014, e reo confesso per l'omicidio della 50enne Letizia Consoli, una vedova uccisa a Catania il 7 febbraio 2015 colpita alla testa e gettata in mare, Zakaria Ismaini si è guadagnato l'appellativo di serial killer dai giudici della Corte d'Assise di Rimini. Il processo d'Appello per lo straniero ha confermato la sentenza di primo grado dei magistrati riminesi scontando, però, un anno all'assassino e condannandolo a 29 anni di reclusione. Nel 34enne marocchino, come si legge nelle motivazioni della sentenza dei giudici riminese, "va evidenziata la peculiarità del caso di specie, commesso da un assassinio seriale". Il nordafricano viene definito, nel suo comportamento, compatibile con la definizione in scienza criminologica dell'assassino seriale per "la ritualità del delitto, quella sorta di celebrazione di una cerimonia orrida ed oscura". 

L'omicidio di "Luna" Stellato

C'è un dato importante, secondo la Corte "la vulnerabilità accomuna poi tutte le vittime di Ismaini - si legge nelle motivazioni - Letizia Consoli era una vedova cinquantenne, che aveva l'abitudine di vagabondare per le strade di Catania. Cosimo Mastrogiovanni viveva solo da tempo e cercava una compagnia, indifferentemente maschile o femminile e Ismaini si era recato a casa della vittima molto verosimilmente per fornirgli prestazioni di tipo sessuale, a seguito di un contatto su di un sito internet dedicato agli incontri. Infine Anna Maria Stellato era una giovane donna dalla corporatura assai esile, con problemi di tossicodipendenza risalenti nel tempo". Nella sentenza emerge la figura di un uomo conosciuto dalle forze dell'ordine italiane già nel 2008, anno del suo primo arresto a Rimini per resistenza e danneggiamento. Nel 2012 viene interrogato e sospettato dai carabinieri proprio in seguito alla morte della Stellato. Ismaini ricompare a Catania dove nel 2013 si prende una denuncia per aggressione e un anno dopo, nel 2013 uccide Mastrogiovanni a Latiano. In tutti e tre i casi di omicidio, Ismaini fatalmente commette un errore, quello di impossessarsi del telefonino delle vittime e chiamarle nei giorni successivi, quando erano già morte. Chiamate che secondo la sentenza non sono "frutto di un errore bensì di un modus procedendi abituale dell'imputato" che freddamente tenta di crearsi un alibi.

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