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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca

Ora si sfogano i benzinai. "Non è colpa nostra: l'azione del governo non basta, i prezzi sono impazziti"

L'allarme del presidente dei gestori degli impianti di Rimini Alberto Semprini: "Appena finirà il provvedimento del governo, rischiamo di ritrovarci i prezzi più alti di quelli di metà marzo"

La Figisc-Confcommercio fa suonare nuovamente l’allarme per il caro-carburante. Quella dei prezzi di benzina e gasolio sembrava una sfida vinta grazie alla misura del governo che calmiera i costi alla pompa di 30 centesimi compresa l’Iva tagliando le accise per un mese, invece guardando oltre non c’è da stare tranquilli. A spiegare la situazione è Alberto Semprini, presidente di Figisc-Confcommercio della provincia di Rimini. “Purtroppo la situazione che si è andata a creare in quest’ultimo mese è un danno per tutti gli italiani e anche per noi benzinai – spiega Semprini – perché il carburante alle stelle si trascina dietro aumenti su tutti i fronti: trasporti e logistica sono in grave difficoltà e tutti i prodotti trasportati su gomma hanno avuto rincari dovuti alle spese per le consegne aumentate a dismisura. Il governo ha deciso di calmierare i prezzi alla pompa di 30 centesimi, ma solamente per un tempo limitato. Questo provvedimento è importante, ma sta mascherando il fatto che le compagnie petrolifere continuano ad aumentare ogni giorno i prezzi delle forniture di qualche centesimo e se continuerà di questo passo, appena finirà il provvedimento del governo, rischiamo di ritrovarci i prezzi di diesel e benzina addirittura più alti di quelli di metà marzo, cadendo dalla padella alla brace".

"Tengo a sottolineare che questa situazione non è colpa dei benzinai - prosegue Semprini - noi abbiamo prezzi consigliati di vendita decisi dalle compagnie, da cui non possiamo discostarci. Che la benzina costi 1 euro oppure 2 euro, il nostro guadagno è il medesimo perché non andiamo a percentuale, ma ad aggio fisso. In più, siamo costretti a gestire un ingente flusso di denaro che ci rende più esposti sia a problemi di sicurezza, sia con gli istituti di credito perché le forniture dei carburanti vanno pagate in anticipo e non tutti in questo momento possono permettersi di anticipare cifre molto importanti o di pagare maggiori interessi alle banche in caso di prestiti".

"Non è possibile che si permetta alle compagnie di attuare aumenti che a logica sono senza senso - prosegue la nota - fino agli anni Novanta il Cipe (Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile) metteva un tetto al prezzo dei carburanti. Ora è stato abolito e si dà libertà di fare il prezzo alle compagnie. Così gli aumenti sono diventati spropositati rispetto al prezzo della materia prima e vengono applicati al primo sentore di un problema, ben prima che si palesi. La seconda parte del problema riguarda invece le accise. È assurdo che il carburante si paghi il doppio del prezzo reale perché ancora abbiamo da smaltire tasse dichiarate provvisorie che provengono dalla guerra in Eritrea o dal disastro del Vajont e che invece sono ancora attive. Credo che ora più che mai lo Stato debba smettere di chiedere ai cittadini ulteriori sacrifici".

E conclude: "Così non possiamo andare avanti, anche perché oltre al danno, dobbiamo fare i conti con la beffa, ovvero il discredito da parte dei nostri clienti che, ignari di come stiano realmente le cose, imputano a noi parte del problema, pensando che con questi aumenti ci stiamo arricchendo. I controlli della Guardia di Finanza, intensificati in questi giorni in tutta la nostra provincia, hanno portato solamente ad un’ammenda per un collega reo di non avere trasmesso i prezzi della sua pompa al Mise come da obbligo di legge”.

Figisc Alberto Semprini-2

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