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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Smartworking, l'assessore: "Nel lockdown usato da 800 dipendenti, ma il regolamento va rivisto"

Ad oggi il ricorso allo smartworking è limitato ed è richiesto in via temporanea, per pochi giorni, dai dipendenti in quarantena

Lavoro agile e conciliazione dei tempi di vita e di lavoro dei dipendenti sono stati al centro del dibattito della Commissione consigliare riunitasi da remoto lunedì (7 febbraio). La discussione, nata da una mozione presentata dal consigliere Stefano Murano Brunori, è servita per fare il punto rispetto all’applicazione della modalità di lavoro agile per l’Ente, in previsione delle prossime indicazioni che arriveranno dal legislatore, che porteranno il Comune di Rimini all’adozione di un regolamento aggiornato in materia. “Il lavoro agile – spiega l’assessore alle risorse umane del Comune di Rimini Francesco Bragagni – è una delle misure organizzative che l’ente ha disposizione per gestire il rapporto con il personale. E il legislatore è chiaro a definirne gli obiettivi: in primo luogo deve migliorare la produttività del lavoro e, se possibile, agevolare la conciliazione dei tempi di vita e lavoro del dipendente. Su questi presupposti il Comune di Rimini un anno fa ha approvato un apposito regolamento, che disciplina le condizioni necessarie per accedere al lavoro agile e che perseguono specificatamente quegli obiettivi”.  

Il regolamento – che prossimamente dovrà essere aggiornato sulla base della nuova disciplina annunciata dal Ministro per la Pubblica Amministrazione e oggi in fase di contrattazione a livello nazionale con le organizzazioni sindacali – prevede come condizioni per l’accesso allo smartworking che tale modalità sia compatibile con le esigenze organizzative e gestionali dell’ufficio di assegnazione del dipendente e garantisca livelli di produttività e di efficienza analoghi a quelli che caratterizzano il lavoro in presenza.

“Durante la fase acuta dell’emergenza sanitaria, nella primavera del 2020 l’introduzione dello smartworking è nato da un’esigenza urgente e prioritaria: quella di garantire il distanziamento sociale ed evitare la diffusione della pandemia - ricorda l’assessore Bragagni – Questo ha consentito il lavoro da casa per oltre 800 dipendenti, senza ripercussioni sull’operatività dell’ente in considerazione della drastica riduzione nelle richieste di servizi nel periodo di lockdown. Con l’allentamento delle restrizioni e la ripresa delle attività, si è tornati gradualmente al lavoro in presenza, in grado di poter garantire l’adeguata risposta ai bisogni dei cittadini. Ad oggi il ricorso allo smartworking è limitato ed è richiesto in via temporanea, per pochi giorni, dai dipendenti che per quarantena o per isolamento precauzionale non possono prestare servizio in presenza".

“Gran parte dei servizi ai cittadini che eroga il Comune richiede necessariamente il lavoro in presenza per essere pienamente funzionale – aggiunge l’assessore Bragagni – ma l’Amministrazione sta investendo per l’innovazione digitale e lo sviluppo. Credo che, terminata l’emergenza, non si possa pensare ad un rientro al mondo pre-Covid, ma a modalità più smart di organizzare il lavoro e offrire i servizi, ottimizzando risorse”.

In commissione si è discussa anche della proposta, presentata attraverso una mozione, dal consigliere Matteo Angelini di sottoporre i dipendenti anche vaccinati a tampone molecolare ogni 48 ore a carico dell’ente, come misura di prevenzione da contagio da Covid 19. Rispetto all’esempio portato dal consigliere Angelini sull’attività di screening condotta dall’Amministrazione Comunale di Bellaria Igea Marina, “va evidenziato che Bellaria ha dato la possibilità di fare uno screening mensilmente. Si tratta quindi di una facoltà per i dipendenti e con cadenza mensile e non un obbligo ogni 48 ore come proposto dal consigliere Angelini. Una proposta a carico del Comune che oltre ad essere poco funzionale ci esporrebbe ad un aggravio ingestibile, in termini di costi e di attività degli uffici”. “Il Comune di Rimini – conclude - ha da sempre rispettato tutte le disposizioni legislative in materia di sicurezza degli ambienti di lavoro e la prevenzione dei rischi di contagio. Misure che ci hanno consentito di evitare il verificarsi di focolai all’interno degli uffici, così come abbiamo riscontri che nella stragrande maggioranza dei casi il contagio sia avvenuto in contesti diversi da quello di lavoro”.

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