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Cronaca

Soft-air illegali importate dalla Polonia, riminese trovato con un arsenale

Operazione “Lethal Weapon" in tutta Italia, i fucili ad aria compressa avevano una potenza superiore ai limiti consentiti dalla legge italiana

E' scattata in tutta Italia l'operazione “Lethal Weapon" della polizia di Stato di Enna che ha scardinato un traffico di armi soft-air illegali dalla Polonia. Il blitz è scattato lo scorso 13 giugno quando, in 78 città della penisola tra cui Rimini, sono scattate le perqusizioni domiciliari nei confronti di altrettante persone. Le accuse sono quelle di acquisto di armi per corrispondenza, nonché per detenzione illegale di armi comuni da sparo/armi clandestine, reati commessi fra il 2016 ed il 2017, allorquando gli indagati acquistavano dalla Polonia armi ad aria compressa con potenza superiore ai limiti consentiti dalla legge italiana per la libera vendita, ovvero superiore a 7,5 Joule, considerate quindi secondo la legislazione vigente, armi da fuoco. Fra gli indagati spicca un riminese sorpreso con 15 fucili ad aria compressa di potenza illegale, tutti dotati di mirino ottico, nonché un vero e proprio poligono privato nel giardino.

Le indagini erano partite nel settembre del 2016 quando, il personale della Squadra Mobile e della Sezione Polizia Postale e delle Telecomunicazioni di Enna, aveva scoperto che un uomo residente nella provincia ennese aveva acquistato svariati prodotti da negozi on-line, fornendo dati di pagamento di carte di credito rivelatesi essere clonate. Pertanto, all’epoca, gli investigatori del capoluogo ereo predisponevano idoneo servizio al fine di intercettare parte della merce provento del delitto di truffa, nella cittadina di Centuripe. Gli agenti, quindi, monitoravano un corriere intento ad effettuare consegne nel centro di Centuripe e nella circostanza sorprendevano un uomo, poi identificato in P. V.,  intento a ritirare, dall’addetto della società di trasporti, il pacco contenente la merce truffata, oggetto della denuncia di un commerciante. L’uomo sottoposto a perquisizione presso la sua abitazione ubicata in quella cittadina, veniva trovato in possesso di altra merce di apparente provenienza illecita, per lo più acquistata on line. Tra la merce rinvenuta, sottoposta a sequestro, vi era un fucile ad aria compressa di fabbricazione turca, cal. 22 (5,5 mm), completo di munizionamento, nonché un cannocchiale di precisione per fucile, il tutto acquistato presso una società avente sede in Polonia. La predetta arma risultava essere di potenza pari a 27 joule, pertanto astrattamente non di libera vendita, nonché clandestina, in quanto mancante dei requisiti di legge circa la sua introduzione del territorio nazionale.

In considerazione delle risultanze acquisite l’uomo all’epoca veniva tratto in arresto poiché colto nella flagranza dei reati di ricettazione di merce provento di truffa, ex art. 648 c.p. nonché di detenzione di arma clandestina, ex art. 23, comma 1, lettera 1), Legge nr. 110 del 1975 ed infine di ricettazione della stessa arma. Si risaliva quindi alla provenienza di tale arma, acquistata online da un sito polacco ed inviata tramite corriere sul territorio nazionale. La Squadra Mobile di Enna, nel prosieguo dell’attività di indagine tesa a risalire alle modalità di introduzione dell’arma nel territorio nazionale, veniva coordinata dalla Procura della Repubblica di Enna, la quale avanzava richiesta, ovvero un European Investigation Order (EIO) – usato per la prima volta nel distretto della Corte d’Appello di Caltanissetta, ed uno dei primi in assoluto emanato nei confronti della Polonia - presso la Autorità Giudiziaria Polacca per accertare chi fossero stati i soggetti residenti in Italia che avevano acquistato per corrispondenza armi vietate dalla legislazione italiana dal 2016 al 2017 presso la ditta estera. Detta Autorità Giudiziaria straniera, a fronte della citata richiesta, forniva al Magistrato che coordinava le indagini n.81 fatture di acquisto di armi da parte di soggetti residenti nel territorio italiano, tutti debitamente identificati dalla Squadra Mobile di Enna, attraverso un complesso e certosino lavoro – svolto anche con la collaborazione delle altre Squadre Mobili coinvolte - di incrocio dei dati ricavabili dalle fatture, con le Banche dati in uso alle forze di Polizia, anche quelle contenenti dati fiscali, e gli Uffici Anagrafe dei Comuni interessati. Per tale motivo la locale Procura della Repubblica emetteva il decreto di perquisizione locale e di sequestro con contestuale Informazione di Garanzia a carico degli 80 acquirenti di armi. Al fine di dare esecuzione ai provvedimenti in questione, venivano delegate le Squadre Mobili secondo la rispettiva competenza territoriale.

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