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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Tagli all'università, ora Uni.Rimini trema. Il Comune: "La Fondazione Carim ci ripensi e servono più soci"

La Fondazione Carim annuncia dal 2024 una riduzione di impegno. Il Comune: "I tempi non sono maturi, la componente privata che fin qui è stata ai margini deve fare dei passi in avanti"

Tagli all’Università. L’ateneo non nasconde forti preoccupazioni e il Comune chiede a chi vuole diminuire il proprio impegno un “ripensamento”. E’ il quadro che è emerso in queste ultime ore, a fronte di una comunicazione giunta dalla Fondazione Carim direttamente a Uni.Rimini. La Fondazione, attraverso una missiva, informa che è sua intenzione un ridimensionamento all’interno dell’ateneo: in soldoni si tratta di un passaggio da una quota pari al 13,5% (per un impegno di oltre 211 mila euro) a uno stanziamento per il 2024 che non dovrebbe andare oltre al 5%, per una quota di 78 mila euro. La Fondazione Carim è il secondo socio per azioni all’interno di Uni.Rimini, alle spalle solamente del Comune di Rimini che detiene una quota del 25,48%, per un numero di azioni pari a 400 mila.

L’annuncio, già nell’aria da qualche tempo, giunto dalla Fondazione ha subito messo sull’attenti il sindaco Jamil Sadegholvaad e la sua vice, assessora all’Istruzione, Chiara Bellini, che chiedono di rivedere le carte in tavola. La Fondazione, nel corso degli anni, è stata un motore trainante nella costruzione dell’ateneo e questo viene riconosciuto da amministratori e territorio. “Condividiamo la preoccupazione del presidente di Uni.Rimini, Simone Badioli, circa l'annuncio da parte di Fondazione Carim di un progressivo disimpegno a partire dal 2024 dalla compagine societaria del consorzio per lo sviluppo dell'Università nel riminese – è la dichiarazione di sindaco e vice -. La riflessione è duplice. Da una parte è doveroso ringraziare Fondazione cassa di risparmio di Rimini per essere stata per molti anni, e sino alla crisi dell'istituto di credito, il vero motore dello sviluppo dell'ateneo nella nostra città. Fortemente voluto all'alba degli anni Novanta, poi alimentato nella crescita e nelle ambizioni da un consistente apporto economico senza il quale, inutile girarci attorno, l'università a Rimini non solo non sarebbe cresciuta ai numeri attuali (oltre 5mila studenti, con un'altissima percentuale di internazionalizzazione) ma forse non sarebbe neanche stata generata. Detto ciò, questo che è un grazie in realtà vuole essere anche la spinta a un possibile ripensamento, proprio per il ruolo da protagonista che Fondazione ha costantemente interpretato in quasi 30 anni sul fronte dello sviluppo della formazione universitaria”.

Uni.Rimini, e in generale l'Università a Rimini, nonostante i numeri in crescita presentano ancora, probabilmente a causa della loro giovane età, diverse criticità per quanto riguarda il contributo del tessuto istituzionale, sociale ed economico locale alla vita e alle prospettive dell'educazione accademica. Detto in soldoni, non si è completata la fusione tra le sorti del territorio e quelle dell'ateneo. L'Università è nata su un patto in cui la componente privata e quella pubblica convergevano sulla strategicità dell'altissima formazione come motore di un salto di qualità complessivo del sistema territoriale.

In ragione di tutto questo, sindaco Sadegholvaad e assessora Chiara Bellini ribadiscono: “Auspichiamo ancora in un ripensamento da parte di Fondazione Cassa di Risparmio, contando sulla sensibilità e sulla generosità dimostrata sinora e di cui l'intero territorio è grato. D'altro canto Uni.Rimini deve da subito fare i conti con questa possibilità, a quanto pare già formalmente comunicata, i cui effetti simbolici e meramente economici non sarebbero lievi. Di fondo c'è da mettere in evidenza se e in che modo la comunità, il sistema Rimini nella sua interezza, individui nell'Università uno dei pilastri irrinunciabili a cui agganciare il proprio presente e il futuro. L'amministrazione comunale, gli enti e le associazioni presenti oggi nella compagine societaria di Uni.Rimini danno risposta positiva a questa domanda ma serve oggi più che mai allargare il panel dei soci, chiedendo soprattutto alla componente privata che finora se ne è stata ai margini, se non addirittura fuori, una nuova e convinta partecipazione".

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