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Cronaca

Tassazione sulle piattaforme marine, Rimini potrebbe incassare 450mila euro

Il sindaco Gnassi: "Realisticamente si parla di un’entrata che non si concretizzerà prima della fine del 2020"

Nell’ultima bozza del decreto fiscale salta lo “sconto” sull’Imu per le piattaforme petrolifere offshore che era stato concesso ai gruppi dell’oil&gas. Il valore su cui si applicherà l’aliquota del 10,6 per mille non sarà ridotto dell’80% come prevedeva la prima versione della norma: la base imponibile del nuovo prelievo, battezzato Imposta immobiliare sulle piattaforme marine (Impi), sarà l’intero valore contabile. Con il risultato che – al netto della deducibilità di una parte del tributo – l’incasso previsto sale da 6 milioni di euro a 30 milioni. E i Comuni, che avevano giudicato una beffa la formulazione della prima bozza, riceveranno circa 8,5 milioni contro gli 1,7 milioni stimati in precedenza. La cifra resta bassa rispetto ai 100-200 milioni annui rivendicati dagli enti locali al largo delle cui coste sono piazzate le circa 120 piattaforme italiane. 

“Per il momento - commenta il sindaco di Rimini, Andrea Gnassi - sembra essersi conclusa positivamente la battaglia fatta dai Comuni contro l’approvazione della norma prevista all’interno del Decreto Fiscale, che così come inizialmente formulata avrebbe portato ad una riduzione enorme e non accettabile della tassazione sulle piattaforme marine. L’art. 38 del Decreto Fiscale appena pubblicato istituisce, a decorrere dal 2020, una nuova imposta immobiliare sulle piattaforme marine (denominata IMPi) in sostituzione di ogni altra imposizione immobiliare locale ordinaria sugli stessi manufatti. Il nuovo tributo dovrà essere versato sulla base dei valori contabili, in maniera del tutto analoga a quanto doveva accadere con la precedente IMU e senza la riduzione, prevista nelle prime bozze del decreto, che avrebbe portato all’abbattimento dell’80% della base imponibile. Ai comuni spetteranno le attività di accertamento e riscossione, ma non avranno possibilità di manovra sull’imposta, che dovrà essere obbligatoriamente calcolata ad aliquota 10,6 per mille, con lo Stato che si riserva oltre il 70% del gettito conseguente (pari all’aliquota del 7,6%), lasciando ai comuni la quota fissa del 3 per mille. Per il primo anno di applicazione, inoltre, sarà lo Stato a ricevere l’intero pagamento entro il 16 dicembre 2020 e solo dopo provvederà all’attribuzione del gettito di spettanza di ciascun comune. Prima, però, un apposito decreto del ministero dell’economia e delle finanze dovrà individuare gli enti locali ai quali fanno capo le piattaforme stesse, superando in questo modo il problema della mancanza di confini comunali in mare certi a cui fare riferimento".

"Realisticamente - conclude il sindaco di Rimini - si parla di un’entrata che non si concretizzerà prima della fine del 2020, ma fino ad allora i comuni non potranno di certo abbassare la guardia in sede parlamentare su questa partita. Per il Comune di Rimini la partita può valere, in futuro, fino a 450.000 mila euro all’anno. Ci si augura ora di poter ottenere maggiore tutela anche in sede di contenzioso: visto che l’IMPi nasce in sostituzione di ogni altra imposizione immobiliare, giustifica a maggior ragione la pretesa finora avuta dall’Ente nei confronti del concessionario ENI S.p.A., titolare delle piattaforme antistanti la costa riminese.”

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