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Agricoltori romagnoli a Bruxelles, Confagricoltura: "Hanno diritto ad un reddito equo, semplificare la burocrazia"

“È stato importante far sentire qui, dove si prendono le decisioni, la voce degli agricoltori romagnoli, che ancora stanno facendo i conti con le ferite dell’alluvione" sostiene Carli

Una delegazione di Confagricoltura Forlì-Cesena e Rimini - guidata dal presidente Carlo Carli, dal vice Alberto Mazzoni e dal direttore Luca Gasparini - ha partecipato all’assemblea straordinaria di Confagricoltura, che quest’anno si è svolta a Bruxelles.

“È stato importante far sentire qui, dove si prendono le decisioni, la voce degli agricoltori romagnoli, che ancora stanno facendo i conti con le ferite dell’alluvione - sostiene Carli – i nostri associati hanno subito danni gravissimi ai terreni e alle attrezzature e, nel momento di maggior bisogno, si vedono caricati di ulteriori obblighi dalla nuova PAC. Questo meccanismo così non può funzionare: molti dei nostri soci hanno preferito rinunciare ai contributi di cui avrebbero bisogno a causa del carico normativo eccessivo”.

Confagricoltura era a Bruxelles per far sentire idealmente la voce dei coltivatori italiani, alle prese con una situazione difficile, tra costi di produzione in costante aumento e le sempre più gravose normative europee in materia di ambiente. Una morsa ancora più stringente per le province di Forlì-Cesena e Rimini, reduci dalla disastrosa alluvione dello scorso maggio.

“Il messaggio che noi agricoltori mandiamo all’Europa è chiaro - afferma il presidente Carli – senza provvedimenti urgenti l’agricoltura rischia di morire. La Farm to Fork e il Green Deal vanno immediatamente riformati per assicurare il giusto equilibrio tra sostenibilità ambientale ed ecologica”. 

Gli agricoltori, spiega Carli, hanno a cuore l’ambiente ma la sostenibilità ambientale deve accompagnarsi a quella economica: “L’imprenditore agricolo è il primo difensore dell’ecosistema, perché ama profondamente la sua terra e i suoi animali - rimarca - ma dobbiamo metterlo in condizione di fare reddito in campagna. Solo così possono esserci le risorse per vincere le sfide che oggi ci pongono il clima, i patogeni e un mercato sempre più complesso”.

Mercato che, secondo Carli, oggi è distorto dalle regole comunitarie. “Mentre si chiede ai nostri agricoltori di rinunciare ad agrofarmaci vitali per salvare le colture dai parassiti si permette l’importazione dai paesi extra-UE di frutta, verdura, carne e cereali con residui che qui sarebbero fuorilegge. Una concorrenza sleale che sta distruggendo l’agricoltura europea, mettendo a rischio la sovranità alimentare della UE. Ci sono comparti, come quello della pera romagnola, che rischiano di sparire per sempre se non interveniamo subito”.

La ricetta, secondo il presidente, “è semplificare innanzitutto la burocrazia. Gli agricoltori oggi sono in un dedalo normativo che scoraggia la richiesta dei contributi. C’è poi il capitolo della difesa della redditività delle nostre imprese: l’obbligo di lasciare incolti parte dei terreni riduce il già precario equilibrio economico delle aziende agricole, mentre il divieto di utilizzo di numerosi agrofarmaci ci lascia indifesi di fronte all’attacco dei patogeni. Noi crediamo nel mercato ma solo se le regole sono uguali per tutti” conclude Carli.

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