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Airbnb spopola, a Rimini 1.200 alloggi disponibili. "Le famiglie non trovano casa, regole da rivedere"

Trend in costante aumento: da 500 case nel 2019 e quasi 1.200 nel 2023. L'assessore Magrini: "Serve una soluzione per far ripartire gli affitti familiari attraverso agevolazioni e garanzie per i proprietari"

Un trend che non accenna a diminuire. Anzi, chi ha un appartamento in Riviera opta sempre più per metterlo in affitto breve attraverso le piattaforme via Internet. Andando però a stravolgere il mercato immobiliare, con una difficoltà per residenti, lavoratori e studenti a trovare una casa in affitto per lungo tempo. I dati, raccolti da palazzo Garampi, fanno riflettere: erano 50 nel 2017, sono passati a 500 nel 2019 e sono 1.185 nel 2023. E’ questa la fotografia scattata dagli uffici tecnici relativamente al numero di immobili a disposizione per gli affitti brevi turistici in forma non imprenditoriale. Un trend in continua espansione attraverso la piattaforma Airbnb, nato sulla scia della sharing economy e diventato oggi croce e delizia per tante città con vocazione turistica.

La crescita degli affitti a breve termine a sfavore di quelli a lungo termine non conosce crisi e se nel 2019 gli introiti della tassa di soggiorno nel comune di Rimini su questa tipologia di appartamenti sono stati di 119.000 euro (di cui 97.000 euro riversati da Airbnb con tariffa della tassa di soggiorno di 0,70 euro per pernottamento e 4% sul costo della camera per gli affitti su Airbnb), nel 2023 hanno superato i 247.000 euro  (di cui 168.500 euro riversati da Arirbnb con la tariffa della tassa di soggiorno aumentata dal 1 gennaio 2023 a 1,50 euro per pernottamento e 4% sul costo della camera per gli affitti su Airbnb).

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“La logica perseguita dall’amministrazione comunale - commenta l'assessore alle attività economiche, Juri Magrini - è quella della regolamentazione attraverso un insieme di misure pubbliche e private che hanno lo scopo di immettere sul mercato nuovi alloggi per così dire tradizionali e di arginare, per quanto possibile, gli effetti distorsivi degli alloggi turistici che tolgono disponibilità e spazi per le famiglie. Una dinamica questa riscontrata in tutte le città d'Italia, d'Europa e del mondo a forte attrattività turistica”.

Il comune di Rimini sul tema sta avanzando delle contromisure. Come spiega l’assessore: “Coerentemente, come ente comunale, abbiamo aumentato anche per quest’anno l’aliquota dell’imposta di soggiorno per le locazioni a breve termine (con un ulteriore scatto dal 4% al 5% del corrispettivo) e con un innalzamento della tariffa da 0,70-1 a 1,50 sino a 2 euro per i pernottamenti effettuati in unità abitative come B&B, case per ferie, appartamenti vacanze eccetera. Anche il pacchetto Casa Rimini si inserisce proprio in questo percorso che vuole dare una scossa a questa situazione di ‘paralisi’, riaprendo ‘le porte’ agli affitti familiari attraverso una serie di agevolazioni e garanzie per i proprietari che scelgono la strada degli affitti lunghi”.

“Ma serve una stretta coraggiosa – sostiene Magrini -, per questo guardiamo al governo per chiedere di limitare le agevolazioni fiscali della cedolare secca restringendole da tre a un solo appartamento da affittare in regime privatistico, riallineando quindi il beneficio fiscale all'effettiva capacità contributiva. La seconda azione chiama invece in causa la Regione alla quale chiediamo di armonizzare e aggiornare la legge regionale, così come già avviene in altre regioni, relativamente al codice identificativo che viene assegnato alle strutture ricettive anche agli immobili destinati a locazione breve, meccanismo utile per il recupero dell’evasione dell’imposta di soggiorno e dell’Irpef togliendo il divieto, per gli appartamenti ammobiliati a uso turistico, di farsi pubblicità”.
 

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