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I redditi riminesi confermano i dati Istat: il 17% non supera i 10mila euro

Dai dati diffusi dall’Istat risulta infatti che tra il 2008 e il 2012 sono aumentati i lavoratori autonomi di 190mila unità mentre risultano esserci 350mila lavoratori dipendenti in meno

Dalle dichiarazioni di redditi per il 2012 esce una fotografia allarmante sullo stato dei redditi e dell’occupazione nel Paese. Dai dati diffusi dall’Istat risulta infatti che tra il 2008 e il 2012 sono aumentati i lavoratori autonomi di 190mila unità mentre risultano esserci 350mila lavoratori dipendenti in meno. "È questo il segno evidente della crisi, e di un cambio di comportamenti che visto il massiccio ricorso alla cassa integrazione ed i relativi aumenti dei bacini di disoccupazione, ha portato molti lavoratori dipendenti a reinventarsi una possibilità di reddito aprendo una partita Iva", osserva Massimo Fossati, segretario generale della Cisl Romagna.

"Un segmento che nel territorio riminese è sempre stato molto presente e una conferma della recente indagine della Cisl Romagna che vede un progressivo impoverimento delle fasce dei 30-40enni, a testimonianza di rapporti di lavoro sempre più precari - continua Fossati -. Una tragica conferma arriva anche dal fronte dei redditi dichiarati nel 2013 per l’anno 2012 che indica una media per i lavoratori dipendenti secondo l’Istat che non supera i 20mila euro. Fanalino di coda rimangono i pensionati con 15.780 euro. Nel territorio riminese il 53 per cento dei pensionati non percepisce più di 6mila euro all’anno e solo il 2,10% ha un reddito dai 24mila euro in su".

"Tutto ciò evidenzia le difficoltà che avevamo da tempo denunciato anche nel nostro territorio sia sul versante dei redditi che della occupazione - prosegue il sindacalista -. Analizzando i redditi complessivi medi dei contribuenti nell’anno 2012 che si sono rivolti agli sportelli Caf Cisl in Romagna, si può notare come il reddito complessivo medio dei romagnoli sia appena superiore ai 21mila euro. Nel Riminese il 56% delle denunce analizzate mostra un reddito inferiore a 20mila euro mentre il 17% non supera i 10mila euro".

"La distribuzione dei redditi in funzione dell’età indica che i redditi crescono fino ad arrivare al segmento 55-59 anni in cui l’aumento è massimo (26 mila per la Romagna) - prosegue Fossati -. Mediamente i giovani tra i 34-40 anni hanno un reddito pari al 70% di quello percepito nella fascia d’età compresa tra i 55-60 anni. Sono ovviamente i più giovani a guadagnare meno, ma è fino a 40 anni che il reddito rimane inferiore a quello medio. Tutto ciò assume aspetti preoccupanti per quanto riguarda il lavoro giovanile. Infatti assistiamo dal 2008 a una perdita costante del reddito medio nel nostro territorio, nelle classi di età dai 18 ai 29 anni, con un aggravamento della situazione che oggi vede un progressivo impoverimento della propria capacità di reddito fino alla fascia 30-40 anni (segno di rapporti di lavoro più frammentati e precari)".

"Il perdurare di questa situazione continua a generare una profonda iniquità del sistema fiscale del nostro paese che va assolutamente affrontato come elemento in via prioritaria. Bisogna poi tenere presente che il taglio dei trasferimenti dallo Stato ai Comuni si è trasformato in un ulteriore insostenibile aumento della pressione fiscale locale e delle tariffe. Quindi ben venga che da maggio ci sia un alleggerimento della pressione fiscale per la fascia fino ai 25mila euro, un provvedimento che va reso strutturale e che va esteso ai pensionati - conclude -. È urgente intervenire perché anche nel nostro territorio la povertà si sta allargando e l’evasione fiscale non sta diminuendo".

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