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Economia

E’ tempo di regali: i consigli di Federmoda per gli acquisti di abbigliamento e calzature

A dirlo è Giammaria Zanzini di Federmoda – Confcommercio della provincia di Rimini

"La globalizzazione ha prodotto anche alcuni risvolti deleteri, soprattutto a causa della delocalizzazione sfrenata delle grandi multinazionali che sono andate a produrre ove vi è manodopera a basso costo, che spesso comporta lo sfruttamento del lavoro anche minorile, ove non vengono rispettate le basilari norme di sicurezza sul lavoro e vi è una concorrenza fiscale incontrollabile. Questa premessa ci fa entrare nell’ampio mondo dell’abbigliamento e delle calzature". A dirlo è Giammaria Zanzini di Federmoda-Confcommercio della provincia di Rimini. "La filiera spesso è molto lunga - evidenzia -. Le pelli delle concerie e i tessuti per l’abbigliamento vengono trattati, impregnati, imbevuti, vaporizzati con i più svariati prodotti chimici". "A ridosso del Natale e dei tradizionali regali, come Federmoda – Confcommercio vogliamo sensibilizzare ad acquisti consapevoli e soprattutto sicuri per la salute - continua -. In attesa che vengano chiuse le porte all’importazione di veleni, facciamo chiarezza su cosa può essere nocivo. L’elenco delle sostanze chimiche è lungo e in questo contesto ne indicheremo solo alcune evidenziandone gli aspetti compromettenti per la salute di tutti noi".

"Federmoda Confcommercio si è battuta in questi anni ottenendo che i regolamenti come il Reach (che prevede il divieto di produzione nei Paesi UE di capi tessili contenenti sostanze chimiche pericolose e indica quelle che non si possono usare) abbia maglie ancora più strette e vada ad interessare anche i manufatti importati - continua Zanzini -. Un’altra nostra conquista è stata l’entrata in vigore il 4 gennaio 2018 della legge sulla disciplina sanzionatoria sull’etichettatura che prevede, in estrema sintesi, che l’etichetta sui prodotti tessili sia in lingua italiana (es. “100% cotone” e non “100 % cotton”); contenga la composizione fibrosa con la denominazione della fibra scritta per esteso (“100% cotone” e non “100 CO”) e la percentuale del peso indicata in ordine decrescente (es. “90% cotone 10% seta”); trovi corrispondenza con quanto scritto nei documenti commerciali (es. nelle fatture ci deve essere il riferimento alla stessa percentuale di composizione fibrosa indicata in etichetta); sia saldamente fissata al prodotto messo in vendita; indichi nome, ragione sociale o marchio e anche sede legale del produttore/importatore (estremi del produttore ex art. 104 decreto legisolativo 206/2005 – Codice del Consumo); preveda l’indicazione “Contiene parti non tessili di origine animale” (ad esempio per piumini, maglioni con toppe o inserti in pelle, bottoni in madreperla o corno naturale). Mentre sui prodotti calzaturieri ci si rifà, oltre al decreto legislativo 190/2017, anche ai alla Direttiva 94/11/CE, recepita in Italia dal D.M. 11/04/96, che prevede l’obbligo dell’etichetta con gli appositi simboli su almeno una delle calzature; gli estremi del produttore sulla scatola (ex D.Lgs. 206/2005); e l’esposizione di un cartello in negozio contenente le informazioni sui componenti delle calzature (con i simboli delle parti che devono essere etichettate e quelli dei materiali che compongono le differenti parti delle calzature)".

"Ciò che vogliamo trasmettere al consumatore finale è innanzitutto l’importanza di leggere le etichette e valutare attentamente la qualità dei prodotti acquistati, soprattutto quando il prezzo risulta essere molto basso. Ci sentiamo di raccomandare all’acquirente di riservare un’attenzione particolare al Made in Italy, sinonimo di garanzia, qualità, competenza e passione che tutti gli Stati al mondo ci invidiano e a cui mirano. Nei piccoli negozi di vicinato sarete tutelati dalla professionalità e dalla competenza del commerciante di fiducia, che garantisce un filtro serio e concreto per la qualità del prodotto che vi consiglierà nell’acquisto”, conclude.

Il vademecum

Carrier alogenati - Sostanze che vengono utilizzate per consentire la tintura a bassa temperatura del poliestere e delle sue misture. Sospettati di essere cancerogeni per l’uomo.

Metalli pesanti - Possono accumularsi nel corpo per molto tempo e sono altamente tossici, con effetti irreversibili, inclusi danni al sistema nervoso (per la presenza di piombo e mercurio) o al fegato (cadmio, anche noto per provocare il cancro).

Solventi clorurati -  Tricloroetano (TCE) è una sostanza dannosa per l’ozono che può persistere nell’ambiente. È anche conosciuto per gli effetti su sistema nervoso, fegato e reni.
Formaldeide - Gas incolore dall’odore penetrante che viene rilasciato nell’aria, provocando irritazioni e bruciori a occhi, naso e gola, cefalee e malessere generale. È solubile nell’acqua, perciò i lavaggi ne riducono la concentrazione fino alla totale scomparsa.

Coloranti azoici - Presentano colori brillanti e requisiti tintoriali favorevoli anche se, rispetto ad altri coloranti, sono meno stabili alla luce, al lavaggio e al candeggio. Sono però poco costosi per cui sono largamente impiegati. L’UE ne ha vietato l’uso dal 2002 (Direttiva 2002/61), perché possono rilasciare ammine aromatiche potenzialmente cancerogene.

Famiglia dei Ftalati - Sostanze chimiche organiche che derivano dal petrolio. "Si tratta dei plastificanti più diffusi al mondo: aggiunti alle materie plastiche migliorano flessibilità e morbidezza, ma possono facilmente migrare e depositarsi sulla pelle, essere inalati o ingeriti - spiega Zanzini -. Si sospetta che alcuni di essi creino scompensi ormonali e danneggino lo sviluppo dei nascituri. In campo tessile sono usati per le stampe di scritte o disegni applicate a magliette, pigiamini, specie nell’abbigliamento dei più piccoli. Se la stampa si screpola vuol dire che contiene pochi ftalati, viceversa una stampa che resta sempre morbida e inalterata ne contiene molti (consigliamo in questo caso di gettare il capo). L’Unione Europea ha classificato due tipi di ftalati (il Deph e il Dpb) come “tossici per la riproduzione” perché dai test condotti su animali emerge che riducono la fertilità maschile. Tutti gli articoli destinati all’infanzia, indumenti compresi, i residui non devono superare lo 0,001%. Ma questo divieto vale solo per i prodotti realizzati in Europa: In Cina, Pakistan e Bangladesh questi additivi vengono utilizzati per trattare la pelle artificiale e le stampe colorate".

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