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Crisi, Rimini si conferma in ripresa: fatturato +12,9%

Rimini si conferma in ripresa, ma denuncia un rallentamento del passo di marcia: dal +21,4% al +12,9%. E' quanto evidenziato dai dati relativi alla prima metà del 2011 rilevati da TrendER

Il mercato fa fatica a riprendersi, soprattutto quello interno che per imprese che operano prevalentemente nei mercati  locali e nazionali significa difficoltà di tenuta. Aumenta il disagio delle micro e piccole imprese, diminuisce la competitività e si aggrava la tenuta finanziaria in termini di sofferenza; uno stato di difficoltà evidenziato dai dati relativi alla prima metà del 2011 rilevati da TrendER, l’Osservatorio congiunturale della micro e piccola impresa (da 1 a 19 addetti).

L'indagine, realizzata da CNA Emilia Romagna e Banche di Credito Cooperativo con la collaborazione scientifica di ISTAT sui bilanci di 5.040 imprese associate in regione, sarà presentata mercoledì mattina nel palazzo della Regione Emilia-Romagna - “Terza Torre”, via della Fiera 6. Ne discuteranno tra gli altri l’economista Ilario Favaretto, Giovanni Dini del Centro studi Sistema di Ancona, Guido Caselli di Unioncamere Emilia Romagna, Morena Diazzi direttore generale attività produttive Regione Emilia-Romagna. Vincenzo Freni dell’Istituto di ricerche Freni Marketing di Firenze presenterà i risultati del sondaggio che ha testato umori e aspettative dei piccoli e medi imprenditori.

L’andamento dei primi sei mesi evidenzia che la ripresina in atto a inizio anno, si sta raffreddando e che il rischio di ricaduta in recessione è dietro l’angolo. Il ritmo di crescita tendenziale del Fatturato mostra un indebolimento semestrale che sottintende un rallentamento sistematico e progressivo a livello trimestrale. Il Fatturato Conto Terzi, che si conferma trainante, è la componente che perde slancio proporzionalmente di più. La Componente Estera, ha finalmente ripreso a tirare anche nelle micro e piccole imprese. Gli Investimenti restano in flessione, mentre la ripresa sembra manifestare vitalità più dal versante produzione ed erogazione servizi che dal lato fatturato. In sostanza, si produce di più senza un proporzionale aumento degli introiti delle vendite. Il tentativo di mantenere quote di  mercato si gioca presumibilmente più sulla riduzione ulteriore dei margini di attività che non sulle innovazioni e i cambiamenti.

Sotto il profilo della Domanda, i risultati semestrali evidenziano che la micro e piccola impresa dell’Emilia Romagna, chiude la prima metà dell’anno in corso segnalando un indebolimento della ripresa partita nel primo semestre 2010. La crescita tendenziale del Fatturato Complessivo si è ridotta, passando dal +4,5% di fine 2010 al +2,5%. Una ripresa non tale da riportare il livello del fatturato totale ai livelli pre-crisi, né il profilo del fatturato complessivo mostra di migliorare in modo tale da consentire previsioni di un rapido recupero. Il raffreddamento di velocità espansiva che si registra nelle vendite in generale, lo si riscontra anche nell’andamento del Fatturato interno e del Fatturato Conto terzi.

In controtendenza, invece, il Fatturato Estero, che anche nella piccola e piccolissima dimensione osservata da TrendER, ha ripreso finalmente a tirare. Si è interrotta la serie negativa delle variazioni tendenziali: dopo un ridimensionamento come quello registrato nei semestri precedenti, la crescita tendenziale di inizio 2011 risulta per forza di cose elevata (+7,5% rispetto al -18,7% del secondo semestre 2010), ma non tale da riportare l’indicatore su valori apprezzabilmente migliori di quelli molto bassi registrati nel 2010. Si tratta di un dato sicuramente positivo, ma non in grado di rialzare le sorti del quadro generale perché le imprese che si rapportano direttamente con l’estero, sono una netta minoranza.

Il Fatturato in conto terzi registra nuovamente un aumento (+3,3%) più marcato rispetto al dato totale, ma il ritmo di crescita rallenta in modo ancora più sensibile del dato complessivo (nel secondo semestre 2010 era stato del +7,3%). La dinamica degli Investimenti si conferma negativa: gli investimenti totali calano del 3,8% rispetto allo stesso semestre del 2010 e il loro livello ristagna rispetto a quello della prima metà dell’anno, ridimensionandosi decisamente (-18,2%) rispetto a quello registrato nello stesso periodo 2010. Calano ancora una volta più decisamente, gli investimenti in immobilizzazioni materiali (-4,4%) e in particolare gli investimenti in macchinari e impianti (-43,2%). Sul piano dei Costi  la spesa per retribuzioni mantiene sostanzialmente il ritmo di incremento (+2,6%), mentre quella per consumi aumenta ulteriormente il già deciso tasso di crescita (+10,8%). Dati che confermano come il fatturato non riprenda al ritmo con cui riprende l’attività produttiva. Ciò potrebbe essere l’effetto della riduzione dei margini adottata dalle imprese per non perdere quote di mercato.

Relativamente ai macrosettori, gli indicatori mostrano come nel manifatturiero la ripresa sia ancora in atto mentre sembra già in esaurimento nel terziario. Nelle costruzioni, non si è nemmeno affacciata. Il manifatturiero ha proseguito anche nel primo semestre 2011 il processo di ripresa del fatturato, anche se a ritmo meno deciso rispetto al semestre precedente 2010 (da +13,6% nel secondo sem. 2010 a +10,2% nel primo sem. 2011). I ritmi di crescita tendenziale sono ancora sostenuti, ma ciò è dovuto al livello molto basso cui era giunto il fatturato del manifatturiero alla fine del 2009, pari a 72,4 fatto 100 l’inizio del 2008. Così, nonostante la crescita tendenziale sostenuta, ma decrescente, i livelli di fatturato del 2008 risultano ancora lontani.

Nei servizi, la dinamica tendenziale del fatturato (+2,2%), mostra come la ripresa sia in questo caso, meno sostenuta del manifatturiero (ma il ridimensionamento dei livelli di fatturato del terziario è stato meno marcato oltre che successivo, avendo toccato il punto più basso a inizio 2010) e come anch’essa stia scemando (era +3,7% nel semestre precedente). Per le costruzioni, invece che di ripresa, si deve parlare di aggravamento della recessione poiché si registra un deciso accentuarsi della diminuzione di fatturato (-6,3% nel primo sem. 2011; era -2,7% nel semestre precedente).

Tra le attività di produzione, tutte in recupero, solo meccanica e sistema moda registrano tassi di crescita del fatturato rilevanti e livelli di vendita sistematicamente in crescita. Questi continuano invece ad oscillare con tassi di incremento modesti nel legno mobile e soprattutto, nelle trasformazioni alimentari. Nel primo semestre 2011, la meccanica è il settore dove più forte è la crescita tendenziale del fatturato (+12,6%) e gli alimentari, il settore in cui il fatturato cresce meno (+1,9%). Notevole ed in accentuazione, risulta la crescita del sistema moda (+8,8%) mentre ancora modesta è la ripresa del fatturato nel legno mobile (+2,7%). L’andamento del fatturato per le attività terziarie è in ripresa (+3,6%) solo per i trasporti; stabile, se non stagnante, risulta la dinamica del fatturato dei servizi alle famiglie e alle persone e delle riparazioni veicoli (-06%).

Così come per i settori, anche a livello territoriale, le dinamiche del primo semestre sono particolarmente differenziate. Le province sono state colpite dalla recessione pressoché tutte in contemporanea. Nel secondo semestre 2008, quando la crisi si è presentata in Emilia Romagna, ne sono state immediatamente coinvolte 8 su 9; solo Piacenza in un primo momento è stata graziata. Dalla crisi però, le province stanno uscendo con tempi e modi diversi che risentono delle differenze territoriali di specializzazione produttiva. Nel primo semestre 2010, quando ha iniziato a profilarsi la ripresa, sono tornate a crescere 3 province: Parma, Forlì-Cesena e Bologna. Nella seconda metà dello scorso anno, a questo gruppo si sono aggiunte Rimini e Ferrara, portando così i territori tornati in espansione a quota 5 su 9. Nei primi sei mesi 2011, le province che condividono la ripresa sono diventate 6 su 9, ma Parma, Bologna e Forlì-Cesena, che per prime erano entrate nel versante espansivo, al momento, ne risultano uscite.

La debacle maggiore si registra a Forlì-Cesena, dove il fatturato del primo semestre 2011 cala del 15% rispetto allo stesso semestre dell’anno precedente; seguono Bologna (-2,6%) e Parma (-1,8%). Gli esiti negativi del fatturato complessivo sembrano legati alla flessione o quantomeno indebolimento del conto terzi (a Forlì-Cesena passa dal +10,9% del secondo semestre 2010 al -10,3% dei primi sei mesi 2011; a Bologna dal +13,5% al -2,8% e a Parma si scende dal +2,6% al +0,8%.) Ferrara e Rimini restano entrambe confermate in ripresa, ma denunciano un rallentamento del passo di marcia: Ferrara (+3,5% rispetto al precedente +3,6%) e Rimini (+12,9% dal +21,4%).

Piacenza, Reggio Emilia, Modena e Ravenna, le province in crescita, hanno tutte in comune un rafforzamento del conto terzi. In termini di fatturato complessivo, l’exploit più evidente si verifica  a Piacenza col +20,4% seguita da Reggio Emilia (+10,4%) in netta ripresa dopo due anni di fase recessiva e Modena (+7,5%). I dati segnalano dinamica in calo per gli investimenti pressoché ovunque. Le flessioni più intense si registrano a Forlì-Cesena (-36,5%), Parma (-23,4%), Bologna (-20,8%) e Reggio Emilia (-21,1%). Le tre eccezioni alla ulteriore compressione dell’attività di immobilizzo sono Ravenna (+22,7%) che replica la crescita del semestre precedente, Ferrara che dopo 5 semestri all’insegna della flessione, segna un +19,5% e Modena che registra una positiva intermittenza (+5,2% dal -9,3% della seconda parte del 2010 e a fronte del +39,7%) del corrispondente periodo dello scorso anno.

Pressoché azzerate nel semestre primavera-estate le prospettive di ripresa che avevano preso timidamente forma negli ultimi mesi del 2010. Le prospettive si sono profondamente deteriorate e le attese sono tutte di segno negativo. Lo rivela il sondaggio effettuato dall’Istituto di ricerche sociali e marketing Freni di Firenze su di un panel di Pmi associate della regione (da 5 a oltre 100 addetti). L’indagine ha rilevato a inizio ottobre 2011 il livello di fiducia rispetto alle manovre finanziarie di luglio e agosto, gli umori e le aspettative per il futuro espresse dai piccoli e medi imprenditori.

Di fronte all’aggravarsi della crisi e alla nuova tempesta finanziaria il sentiment dei piccoli e medi imprenditori dell’Emilia Romagna, è ormai intensamente depresso.  Che si possa riavviare la crescita e raggiungere nel 2013 il pareggio di bilancio, non lo crede quasi nessuno. I provvedimenti assunti sono ritenuti inadeguati, inefficaci, non in grado di portare il Paese fuori dalla crisi: “così non si raggiungono gli obiettivi e si rischia di peggiorare”. Lo pensa l’82% degli intervistati. Il momento è drammatico; servono provvedimenti innovativi e forti. Sotto accusa le scelte del governo che non hanno risposto all’esigenza di ridare slancio all’economia; anzi, a detta degli intervistati il provvedimento sull’aumento dell’Iva, ha ulteriormente indebolito i consumi.

L’87% degli imprenditori evidenzia inoltre come non ci sia stato nessun taglio di rilievo ai costi della politica, nessuna indicazione per andare rapidamente ad un ridisegno dell’assetto istituzionale (accorpamento piccoli Comuni e riduzione Province). Il giudizio verso la politica è pesante: per l’84% non c’è stata “nessuna riforma ma solo la preoccupazione di non ledere gli interessi del proprio elettorato”. Un altro elemento di forte preoccupazione è quello finanziario. La percezione di forti restrizioni nell’accesso al credito è elevata: l’80% degli intervistati ha avvertito un giro di vite nell’atteggiamento delle banche verso le imprese. Un 30% ha rilevato un aumento nel costo del denaro ed un 36% un aumento del costo dei servizi bancari.

Tra i più convinti di un peggioramento della situazione creditizia, gli imprenditori ferraresi (57%), quelli modenesi (54%) e quelli riminesi (45%). La dimensione della crisi in atto è tale che anche le peculiarità di questa regione non riescono più a fare la differenza. Emerge tra gli imprenditori la consapevolezza che anche il così detto modello emiliano romagnolo si trovi di fronte a difficoltà che ne impongono una profonda riorganizzazione.

“Le nostre imprese devono avere la capacità di adattarsi al nuovo, di reinventarsi, mantenendo al massimo la volontà di resistere ed andare comunque oltre la crisi – afferma Paolo Govoni Presidente regionale CNA – così come forte deve essere la capacità di collaborare con altre imprese per superare i propri limiti e sviluppare le necessarie sinergie”. Vanno in questo senso alcune precise richieste espresse dagli imprenditori alla Regione: riduzione dei costi della politica, snellimento della burocrazia e semplificazione amministrativa, finanziamenti ed incentivi a chi occupa e innova; interventi per favorire l’accesso al credito, strumenti e politiche per affrontare al meglio i mercati internazionali.

“La situazione economico e finanziaria – spiega Gabriele Morelli, segretario CNA Emilia Romagna – è drammatica e l’emergenza reale. Le nostre imprese ce la stanno mettendo tutta ma sono consapevoli che se non ripartono investimenti e lavoro, da sole non possono farcela. Sappiamo che non avremo risorse da destinare allo sviluppo se non si mettono in campo misure efficaci. Auspichiamo che il presidente incaricato ponga sul tavolo riforme importanti, a partire da quella fiscale e alla lotta all’evasione. La sfida che il nuovo governo si trova davanti è quella di coniugare rigore, sviluppo ed equità. Auspichiamo che la politica sia in grado di pensare al futuro e all’interesse del Paese e non si perda altro tempo, non ce lo possiamo permettere”.

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