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Inaugurato il nuovo pastificio Ghigi: grano 100% italiano. Punto di forza l'export

Il nuovo pastificio è stato inaugurato mercoledì mattina dal presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, il presidente di Ghigi, Filippo Tramonti e il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi.

Nel 2007 aveva rischiato di sparire dalle tavole italiane a da quelle di mezzo mondo. Ma dopo il fallimento del dicembre 2007, lo storico pastificio Ghigi fu rilevato da un cordata di consorzi agrari, capeggiata dal consorzio dell’Adriatico (che copre il territorio da Forlì-Cesena ad Ascoli), che nel pieno della recessione mondiale ha deciso di sfidare la crisi puntando su innovazione, qualità e una integrazione di filiera tra agricoltura e industria che non ha precedenti.

Il risultato è stato un piccolo miracolo perché nell’Italia del tasso di disoccupazione a due cifre, il pastificio Ghigi ha salvaguardato il posto di 36 lavoratori della precedente gestione e assumendo 42 nuovi dipendenti, mentre altri 18 verranno assunti nei prossimi due anni. Il nuovo pastificio è stato inaugurato mercoledì mattina dal presidente nazionale di Coldiretti, Sergio Marini, il presidente di Ghigi, Filippo Tramonti e il vescovo di Rimini, monsignor Francesco Lambiasi.

L’idea-guida del nuovo management è stata la realizzazione di una pasta fatta con il 100 per cento di grano italiano. Nel panorama italiano si tratta di un progetto controcorrente, che si avvale del controllo della filiera da parte degli agricoltori, tramite i consorzi agrari coinvolti. E’ nato così un modello di filiera integrato tra agricoltura e industria unico nel suo genere, con gli agricoltori di almeno tre regioni (Emilia Romagna, Toscana, Marche) impegnati a fornire il grano necessario allo stabilimento, con la garanzia di un ritorno economico in base alla qualità del prodotto.

La filiera Ghigi è nata sotto l’egida della green economy, in cui l’utilizzo del grano italiano al 100 per cento consente un drastico abbattimento dei emissioni di CO2 lungo tutto il ciclo produttivo. Il contratto di coltivazione Ghigi assicura la tracciabilità di tutto il grano dal campo alla tavola, con il controllo dal seme al concime, al diserbo, fino allo stoccaggio e insilaggio gestito dai Consorzi Agrari. Lo stesso ritiro del prodotto avviene con macchine certificate no-Ogm. La ripartenza del pastificio è avvenuta con i crismi dell’innovazione.

Dalla tradizionale sede di Morciano, Ghigi si è trasferita a San Clemente di Rimini, dove con un investimento di 29 milioni di euro, è stato realizzato il nuovo stabilimento, su una superficie di 65 mila metri quadrati di cui 14 mila coperti. Il tutto con uno standard tecnologico d’avanguardia, in grado di produrre 430 mila quintali di pasta all’anno, che diventeranno 830 mila entro il 2015.

Punto di forza è l’esportazione. All’estero è infatti destinato l’85 per cento della produzione di cui il 45 per cento in Francia, con il brand leader Price e Ghigi; il 25 per cento in Germania, con il brand Mamma Lucia e Ghigi; il 15% negli Stati Uniti con il brand Ghigi, Arneo, Vesuvio e Delish (biologico); il restante 15% è suddiviso tra Corea, Etiopia, Spagna, Repubblica Ceca, Libia, Malta e Giappone. Particolarmente importante è il brand biologico Delish, in crescita negli Stati Uniti dove viene venduto dalla maggiore catena di farmacie americane, la Walgreens, con 8.000 punti vendita in tutti gli stati federali. In Italia pasta Ghigi viene distribuita per il momento in Emilia Romagna, nord Marche e Lazio, attraverso la grande distribuzione, grossisti, negozi tradizionali, punti vendita del consorzio agrario Adriatico e botteghe di Campagna Amica.

“La presenza dei Consorzi Agricoli – ha detto Filippo Tramonti, presidente del pastificio Ghigi e del consorzio agrario Adriatico – garantisce l’accesso diretto alle materie prime del territorio, soprattutto di quello romagnolo e marchigiano, consentendo un controllo attento dei processi Produttivi. La diretta partecipazione dei soggetti agricoli consente un recupero attento delle tradizionali competenze locali nella produzione pastaia e assicura una adeguata remunerazione ai produttori. Il prodotto, per precisa volontà della nuova proprietà – sottolinea Tramonti – è un prodotto italiano, realizzato da produttori agricoli italiani, con mezzi e know-how italiani. Complessivamente, il progetto intende perciò far rinascere la produzione in un distretto industriale che da più di un secolo ha trovato nell’industria pastaria Ghigi un punto di riferimento fondamentale; un distretto che ha salvaguardato, grazie alla sua intensa attività economica, intere generazioni di operai, tecnici e di piccole aziende coinvolte, in modo indotto, da questa attività”.

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